I bolognesi Cremisi, dopo tre anni di lavoro, hanno rilasciato la loro opera d’esordio, “Dawn of a New Era”. Si tratta di un concept album curato e godibile, nel quale massicce sonorità progressive metal si sposano a un sontuoso impianto orchestrale. Una formula epica che non potrà non suonare familiare ai fan dei Symphony X. Se l’ispirazione sonora viene da lontano, cioè dalla scena metal americana, l’argomento è tutto nostrano. La tematica portante dell’opera è infatti il Rinascimento, di cui vengono ritratti momenti gloriosi e oscuri. L’album si apre con “Dark Winds”, preludio strumentale in cui vento e pioggia battente accompagnano un crescendo malinconico, che sfocia nella robusta doppia cassa di “The Black Death”. La peste nera che sconvolge l’Europa alla fine del Medioevo viene raccontata con solenne trasporto dalla voce di Davide Tomazzoni e dall’orchestrazione di Federico Palmucci.
“Dawn of a New Era” dei Cremisi è un concept album in cui sonorità progressive metal si sposano a un sontuoso impianto orchestrale
Dalle ceneri della terribile epidemia è però destinata a emergere la “Nuova Era” che dà il nome all’album. La title track ne è forse la canzone più riuscita e memorabile. Una ritmica orecchiabile ed energica è accompagnata da un testo particolarmente felice, in un connubio che riesce a far respirare l’atmosfera luminosa del Rinascimento in modo convincente e coinvolgente. La successiva “Captain’s Log”, dedicata alla scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo, segue queste premesse. L’assenso della Regina di Spagna all’ambiziosa avventura per mare è celebrata da una riuscita marcia di chitarra e batteria. Questo dittico sulle scoperte e le innovazioni dell’epoca lascia poi spazio all’altra faccia della medaglia, quella delle persecuzioni e delle guerre religiose.
I Cremisi hanno saputo creare un efficace mix di sinfonia, tecnica e ruvidezza sonora, potente ma sempre raffinato
“Confession” rallenta i toni, affidando il ritratto delle vittime dell’Inquisizione a una canzone appropriatamente cupa, punteggiata dalle incursioni del pianoforte e della chitarra acustica. La batteria di Rolando Ferro commenta con eleganza, per poi affondare il colpo durante i ritornelli e sul finale. “In the Name of the Lord”, ispirata forse dalla guerra di religione anglo spagnola, rappresenta forse un momento di stanca dell’album, sia a livello di musica che di testo. Fortunatamente il tapping di Federico Palmucci da un certo movimento al corpo della canzone. Le onde del mare e un reprise di “Dark Winds” aprono la strada a “The Battle of Lepanto”, brano scelto dai Cremisi per il video musicale di anteprima. È una traccia robustamente metal, che si apre al symphonic nel trascinante ritornello, quasi da metal opera.
Se l’ispirazione sonora dei Cremisi viene dalla scena metal americana, l’argomento di “Dawn of a New Era” è tutto nostrano
In “The Hanged Man” la ormai collaudata formula prog symphonic viene interrotta da un “Eterno Riposo” cantato in latino, per raccomandare a Dio l’anima di un congiurato. “Dawn of a New Era” si conclude con “On the Moon”, ispirata al celebre episodio dell’Orlando Furioso. L’atmosfera poetica e meravigliosa di quest’ultima canzone segna uno stacco inaspettato con il resto delle tracce, ma particolarmente riuscito. In conclusione, i Cremisi hanno saputo creare un efficace mix di sinfonia, tecnica e ruvidezza sonora, potente ma sempre raffinato, dalle ispirazioni musicali evidenti, ma rinfrescate da una chiave storica intelligente e decisamente suggestiva.