In un periodo in cui la musica viene sempre commercializzata di più, Mauràs decide di riscrivere a modo suo le regole del gioco. Un gioo in cui “Dico Sempre La Verità” sbarca sul mercato musicale, privo di preconcetti e libero da ogni catena. Un disco che riprende il rap dell’autore, ma con vene reggae e grunge. Slegato da ogni etichetta e proforma, destinato all’ascoltatore inteso come tale, a chi ha voglia di sentire ancora delle storie e aprire gli occhi su un mercato che non sa più cosa vendere. Prodotto dallo storico produttore degli Assalti Frontali, Bonnot, e che vede anche la partecipazione di amici come Willie Peyote e Inoki Ness. Una qualità indiscutibile nei suoni e nei temi, che rapisce già dal primo ascolto.
Non solo rap, ma reggae, grunge e rock in un sound definito
Già la prima traccia infatti include tutto quello di cui ha bisogno questo album, Testo incisivo, base tirata e orchestrata in maniera perfetta e il titolo giusto: “Capitalunedì”. Segue “Facile” che con il suo ritornello si butta sul genere disco ’80. Rimane comunque decisamente moderna, con un giro di basso invidiabile e bridge che non lasciano il respiro. La traccia omonima del disco “Dico Sempre La Verità” si muove sulle perfette corde per Mauràs, che da bravo beat maker si destreggia sulla base, portando infine un assolo di chitarra funk. Infondo “la musica di merda fatta bene è semrpre meglio di quella bella fatta male”.
“Alibi” invece riprende un suono più urban. È a dir poco chiaro che la contaminazione all’interno di questo disco è assolutamente fuori standard. Ogni nota è curata nei minimi dettagli e ogni strofa richiama pezzi storici di musica. Magari anche non volendo, Mauràs è riuscito in questo album ad amalgamare una mistura di tempi e generi, in un unico sound che lo veste come un abito su misura. “Majorana” incede a passo leggero, reggae, e quasi mi sembra di essere tornato tra i banchi di scuola. La critica sociale è pungente ma mai esagerata e le parole come le metafore sono sempre ben bilanciate in questo lavoro. E come se tutto quello scritto fin’ora avesse bisogno di una testimonianza concreta arriva “Air Bnb” con Frank Sativa. Un pezzo che si butta su una base quasi smooth jazz (ndr. Pronunciato Giazz, perchè Gias fa troppo fighetto).
Tra gli anni ’80 e la musica moderna con testi incisivi e mai banali
“Sì, ma questo album è troppo ancorato agli anni 90, a noi giovani questo sound non è familiare”. Nessun problema, “Balenciaga” è tutta per voi. E Mauràs pensa anche a chi non ha ancora avuto l’orecchio abbastanza acuto da trovare il rock nelle note delle tracce precedenti con “I’ll sleep when i die”. L’album si chiude con “In confusione”, il perfetto epilogo di tutto il lavoro di Mauràs e Bonnot che ci mettono dentro davvero tutto. In conclusione non c’è nulla che non abbia cuore e anima in questo lavoro, e anche chi non è vicino al genere non potrà negare la qualità della produzione e l’impegno tangibile nei testi.