DOMENICO CERASANI: “La musica vive nel momento, in ogni sua interpretazione”
Domenico Cerasani, Maestro di liuto e chitarra.
Domenico Cerasani, Maestro di liuto e chitarra.

DOMENICO CERASANI: “La musica vive nel momento, in ogni sua interpretazione”

Diamo il benvenuto a Domenico Cerasani su Music.it! Le tradizioni vanno sempre rispettate. Domanda di rito anche per te. Inizia raccontandoci un aneddoto che riguardi la tua biografia di artista.

Va bene, allora vi svelo un segreto: ho suonato molti concerti senza scarpe, facendo passare la cosa come una piccola mania, un vezzo un po’ new age. Beh, in realtà mi capita spesso di dimenticare a casa le scarpe da concerto!

Qual è stato il primo approccio di Domenico Cerasani alla musica? Soprattutto, come è approdato al liuto? Come si sono trovati? Mi piace immaginare sia un po’ come la “è la bacchetta che sceglie il mago”.

Ho iniziato a suonare la chitarra da piccolo perché lo faceva un amico più grande di me, lo copiavo in tutto. Poi da adolescente ho provato a fare una cover band dei The Beatles, un’esperienza che mi ha legato per sempre ad alcuni amici. Il liuto è arrivato più tardi, è stato lui a cercarmi con le sue sonorità e il suo repertorio straordinario. Per anni è stato un corteggiamento reciproco poi un’unione stabile. E felice!.

Con che tipo di allievi entri in contatto di solito? C’è qualcosa in particolare che hai imparato da loro?

Ho avuto allievi di ogni genere, sia con la chitarra che con il liuto. Alcuni arrivano con le idee molto chiare su cosa vogliono fare, con altri è un lavoro di scoperta che si fa assieme. Di sicuro mi hanno insegnato ad avere pazienza! Scherzi a parte, credo di aver imparato dall’esperienza didattica come solo un atteggiamento empatico possa portare la condivisione del sapere.

Perché hai deciso di incidere proprio “The Raimondo Manuscript: Libro de Sonate Diverse”?

Perché dentro c’è musica bellissima! E per lo più dimenticata, un vero peccato.

Il modo di ascoltare la musica nel barocco era sicuramente molto diverso dal nostro. Come si potrebbe rendere accattivante “The Raimondo Manuscript: Libro de Sonate Diverse” senza snaturarlo?

È vero che i modi della fruizione musicale sono radicalmente cambiati nei secoli, ciò nonostante finché la musica di epoche passate riuscirà a colpire dal punto di vista emotivo l’ascoltatore odierno allora ne avremo bisogno. La musica vive nel momento. Tutte le interpretazioni sono quindi, per me, un modo di rendere contemporanea la musica del passato.

Domanda tecnicamente banale: come si svolge la registrazione vera e propria, e il missaggio, di strumenti che non nascono per essere amplificati?

Nelle registrazioni ci si avvale oggi di strumentazioni fantastiche, si può lavorare sugli strumenti antichi cercando davvero il suono che si ha in mente. È un lavoro che il musicista deve condividere con il fonico, la riuscita dipende dall’intesa.

Credo che il XVI e il XVII siano i secoli della musica, delle arti visive e performative, più che della prosa e della poesia. Hai mai pensato di rendere la musica il punto di fuga per un’opera d’arte totale, facendovi convergere altre forme di espressione artistica?

Sicuramente è un’idea che ho avuto più volte, alcune collaborazioni in questo senso sono state molto stimolanti. Al momento la mia attività è più concentrata su concerti di stampo classico, in futuro spero ci possano essere altre collaborazioni di questo tipo.

Siamo perlopiù abituati a considerare la musica classica come qualcosa di necessariamente bello, intoccabile, irraggiungibile. Cosa non suoneresti mai, neanche se ti pagassero a peso d’oro?

Credo che sia un falso mito. Ho sempre considerato la musica classica qualcosa di innanzitutto vivo. Non c’è un genere che non suonerei. Mi fermerei qualora vedessi che i miei mezzi artistici non sono quelli giusti per rispettare la musica.

C’è qualcosa che bolle in pentola? Stai lavorando a qualcosa di nuovo?

Sì, due progetti legati a strumenti diversi della famiglia del liuto. Per i dettagli dovrete aspettare!

Spero vivamente ci sia una prossima volta. Le ultime righe sono tue: sbizzarrisciti!

Vi ringrazio davvero per l’occasione di quest’intervista. Parlare di liuto non è semplice, sembra sempre una cosa un po’ esoterica. Spero che questa chiacchierata possa invogliare il pubblico ad avvicinarsi senza preconcetti a un genere musicale che ancora oggi ha molto da offrire.