Benvenuta Rosa Zumpano, in arte Edi Este, su Music.it. Ci piace iniziare le nostre interviste chiedendo un aneddoto legato alla musica particolarmente significativo ma anche… imbarazzante! Allora il tuo qual è?
Ciao! E soprattutto grazie! Di momento significativo, ma soprattutto imbarazzante, ne ricordo solo uno. Stavamo suonando al Primo Maggio di Ponzano Romano, con i Lateral Blast. Sapevano che io soffro di perdita istantanea di memoria per i testi. Quel giorno eravamo in diretta streaming e poco prima di iniziare a cantare il pezzo “Come nuvole” Leonardo mi disse: “Rosa per favore. Stai attenta”. Un secondo dopo c’ero io, che iniziavo a cantare direttamente dalla seconda strofa. Non sarebbe stato troppo tragico, se non fosse che la cosa mi mise un’ansia terribile e scordai tutte le altre strofe, iniziando ad improvvisare in italiano. La migliore frase fu: “io ti amo perché non ci sei più”. Grazie a quell’episodio, ho iniziato a vivere il palco con una spensieratezza fuori dal comune!
Cosa significa il nome che hai scelto per rappresentarti? Cosa vuole comunicare “Edi Este”?
Un mio caro amico dai tempi del liceo, Svevo Susa, anche lui cantautore, mi ha fatto questo bel regalo. Un giorno ha tirato fuori il nome Edi Este, descrivendolo come delicato, bonario. Come un abbraccio. Di delicato probabilmente nella vita di tutti i giorni non ho molto, ma emotivamente sì. E non inteso come debolezza, più che altro per quanto riguarda la natura delle mie emozioni. Il modo in cui tento di avvicinarmi agli altri, in cui cerco di “abbracciarli” e farli sentire a casa. Dove quello che provi non è visto in modo strano, ma è condiviso. Ed è questo che vorrei fare con la mia musica.
La tua carriera inizia con i Lateral Blast con i quali hai all’attivo due album e numerosi live degni di nota. Da dove è nata la volontà e magari il bisogno di un progetto solista?
In realtà è successo indipendentemente dai Lateral Blast. Ero in Portogallo per lavoro e ho iniziato a scrivere, ininterrottamente. Alla fine del periodo avevo tra le mani un mucchio di canzoni, voce e accordi. Percepivo che la loro destinazione fosse un’altra, che non fossero scritte per i Lateral Blast, ma più per me stessa. E così mi sono decisa a dar vita ad Edi Este.
Lo scorso 15 gennaio è uscito il tuo primo singolo “Platone”, un’anticipazione del tuo progetto solista che risalta il tuo lato più intimo e poetico. Ci parli di amore ma da un punto di vista filosofico appunto. Spiegaci meglio qual è il punto di partenza di questa canzone.
Ho trovato il mito di Aristofane una perfetta metafora di quello che accade attualmente. Secondo Platone, un tempo eravamo esseri potentissimi costituiti da due braccia, due gambe, due teste. Quando tentarono la scalata dell’Olimpo, Zeus lì punì tagliandoli in due parti. Eros non esisteva ancora e le varie parti impazzirono per il senso di incompletezza che avvertivano. Iniziarono a buttarsi gli uni sugli altri, non ritrovando le metà originarie, stringendosi così fortemente con quelle sbagliate da scordare di mangiare e bere. Iniziarono a morire.
È la nostra ricerca dell’anima gemella. Un’avventura difficile!
Ora come ora, capita di non soffermarsi a riflettere davvero su cosa ci manchi e in che modo. Spesso andiamo per tentativi, magari per solitudine, ci buttiamo in relazioni improbabili. Alla fine si presentano sempre due scenari. Il primo è quell’intensa passione irrazionale, bellissima quanto breve. L’altro è quella storia che durerà un paio d’anni e nella quale semplicemente ci si adagia. Si sta bene e si sta male e quando si sta male si cerca di cambiare l’altro finché ci si stufa e ci si lascia. Uno dei due finisce sempre per portare rancore. È anche peggio del primo scenario, perché non si capisce neanche troppo bene il perché tutto sia accaduto.
E allora Eros?
Quando Zeus creò Eros, l’Amore, per dare alle metà impazzite un senso nella ricerca della metà originaria, tutto cambiò. Ed è quello che, ad un certo punto della nostra vita, dovrebbe accadere a noi. Dopo tante esperienze irrazionali, immotivate, dovremmo capire cosa o chi stiamo cercando. Ammettere ciò di cui abbiamo bisogno, senza vergognarci se infine capiamo che Amore significa due o tre cose molto semplici. Perché la verità è che deve essere semplice. E bello. Col rischio di non trovarlo mai. O di incontrarlo in fila alla posta. Dovremmo dare un taglio ai tentativi ciechi e alle frasi “non so cosa voglio”, “ho paura di restare solo”. Essere soli è molto diverso da non trovare la propria metà. Io non ho trovato l’amore, ma mi piace credere che esista. Anche se non lo troverò mai. Nonostante questo, sono la persona meno sola al mondo e sono felice! Cerchiamo di non essere ciechi. Teniamoci stretta la nostra felicità.
Il sound di “Platone” invece è un mix interessante di atmosfere psichedeliche e scale più classiche del rock in un insieme contemporaneo e avvolgente. Ci sono stati dei riferimenti musicali che ti hanno ispirato e spinto su questa strada?
Il sound di “Platone” credo sia dovuto ai generi musicali che più amo: trip-hop, cantautorato italiano, blues, jazz e folk rock. Tra gli artisti più famosi che mi hanno coccolato, e continuano a farlo, ci sono Portishead, Massive Attack, Little Dragon, Hooverphonic, Moloko, Fabrizio De André, Giorgio Gaber, Lucio Battisti, Billie Holiday, Etta James, Sarah Vaughan, Ella Fitzgerald, Chet Baker, Miles Davis, Bob Dylan, Joan Baez, Joni Mitchell, Syd Barrett nel suo breve periodo solista. Platone è assolutamente niente a confronto e non vuole essere una riproduzione di qualcosa in particolare. Ma questi importanti pilastri musicali sicuramente mi hanno donato l’amore per determinate sonorità.
“Platone” e in generale tutto il progetto di Edi Este nasce e cresce con l’appoggio di Leonardo Angelucci che ne ha curato l’arrangiamento e la produzione artistica. Raccontaci come si è trasformato in musica questo di questo rapporto di amicizia e di collaborazione.
Ci siamo conosciuti nel 2009 e io, diciannovenne, avevo iniziato a seguire la sua band del tempo, i Black Butterfly. Il fatto è che loro non erano solo una band, non avevo idea che sarei entrata a far parte di un’enorme famiglia. L’arte nei paesi e cittadine fuori Roma è magica. O forse più semplicemente quello che dovrebbe essere. Vera, inclusiva, felice, consolatoria, amica. Col tempo riconobbi uno schema nella mia vita. Ogni qualvolta stessi male intensificavo fortemente le mie fughe verso Montelibretti, Palombara. Partecipavo alle riunioni nella sala parrocchiale di Montelibretti, per il Free Club, che ho visto nascere e crescere da un desiderio di amore, arte e creatività di Leonardo e Matteo. Eravamo poco più che ventenni, il Free Club ha visto amori, amicizie, eventi artistici enormi come Castello di C’Arte divenire normalità. Non ho mai visto tanta felicità per le cose semplici come in questo caso.
E nel 2013 arrivano anche i Lateral Blast.
Sì, nel 2013 mi chiesero di entrare a far parte della band. Ed è arrivato il 2021. Siamo ancora qui, incapaci di immaginare una vita senza tutto questo. Incapaci di vederci lontani. Ho collaborato con altri senza il minimo problema. Ma se devo realizzare qualcosa di musicalmente importante per me, non posso andare altrove. Vado verso la mia anima. Vado da Leo.
Sei riuscita a trovare, grazie alla musica in generale, quella metà che ti manca, e manca a tutti noi, e che Platone ci racconta?
La metà che mi manca è insostituibile. Ci hanno tagliati in due, giusto? Chissà dove è la mia! Ma sicuramente la musica ha reso e rende ogni giorno la mia vita molto felice, piena, bella. L’arte è una salvezza, è condivisione, è conoscenza, allegria, tristezza. Per tutti noi .
Quali sono i progetti futuri? Cosa dobbiamo aspettarci dalle prossime mosse di Edi Este?
Fra un paio di mesi uscirà un secondo singolo, che avrà un’anima un po’ diversa da quella di “Platone”. Direi più inquieta. Dopodiché vorrei presentare direttamente il progetto completo. Sinceramente non vedo l’ora!
Siamo arrivati alla fine della nostra chiacchierata. Ti ringraziamo Edi Este per essere stata con noi e averci tenuto compagnia. Concludiamo come abbiamo inziato, con una tradizione. Ti lasciamo quest’ultimo spazio vuoto da riempire con quello che desideri! A presto!
Ragazzi, parlerei per ore, ma se mi date uno spazio tutto mio mi sento persa! Quello che posso dire è: forza! Il momento che stiamo vivendo è difficile. È riduttivo definirlo tale. Ma siamo più resistenti di così. Anche se ci sembra di aver terminato ogni singola parvenza di energia. Niente ci può distruggere, la vita è un dono. E lo si percepisce specialmente quando tutto è nero. Perché appena ci rialziamo, la sensazione di potenza e felicità è indescrivibile. Tenete duro. Sempre. In attesa di quando il cielo sarà più sereno. Fatevi forza a vicenda. Amatevi. È l’unica cosa che conta.