A una settimana dalla fine dell’Eurovision Song Contest, il silenzio mediatico sulla vittoria dell’olandese Duncan Laurence è carico di amarezza per una vittoria mancata per un soffio (qui c’è la classifica finale). Il palco di Tel Aviv è stato popolato per tre giorni da stravaganze, inserendosi nella migliore tradizione del festival che ha come modello Sanremo. L’eccentricità di molte esibizioni ha fatto sorridere. C’è ambivalenza nel valutare il vuoto immenso lasciato nella conduzione dall’insostituibile Claudio Baglioni e le sue pretese di duettare con ogni singolo concorrente. Non sono poche le eliminazioni a non essere digerite: di alcune si lamenta il voto del pubblico da casa, di altre della giuria artistica. Persino a una settimana dalla disfatta si fa fatica a verbalizzare la verità celata dietro la seconda posizione di Mahmood. Perché si sa, il mondo si ricorda delle vittorie dei primi.
Arrivare secondo per Mahmood, è stato un po’ come arrivare Ultimo. Ah ah.
Già l’estate sta tardando ad arrivare e sento di aver fatto calare l’ennesima ondata di gelo. In ogni caso, immagino che tutti abbiamo ascoltato a ripetizione “Arcade” di Duncan Laurence. Si è riscontrato un giudizio pressoché uniforme sulla canzone vincitrice: passano i secondi e non vedi l’ora che finisca. Almeno Ultimo con “I tuoi particolari” presta coraggiosamente il fianco a chi non lo apprezza, permettendogli di lamentarsi per il fastidio dei suoi acuti. Che perlomeno hanno una vitalità e un’identità inconfondibile. La freschezza di “Soldi” di Mahmood ha fatto raggiungere all’Italia risultati che non vantava da tempo immemore. Forse sperare in un primo posto dopo 4 anni di nulla sarebbe stato troppo.
Duncan Laurence vince su Mahmood davvero per una manciata di voti. Appena 30.
Perché il torpore di “Arcade” è riuscito ad avere la meglio sul contagioso clap clap di “Soldi”? Facciamo le pulci alle prime due classificate di Sanremo e Eurovision Song Contest. Forse la canzone dell’olandese sintetizza bene il gusto tragicamente melenso del pop europeo? Saranno quei due accordi strimpellati al pianoforte missati con sprazzi di elettronica lamentosa? Ne “I tuoi particolari” di Ultimo, invece, si apprezza il sapore di analogico e un pizzico di virtuosismo vocale. È un coinvolgimento malinconico quello di Ultimo e di Duncan Laurence, che si aggiudicano sicuramente il podio per gli spleen blu che restituiscono al pubblico. Grazie infinite, ne sentivamo davvero il bisogno.
Ironia della sorte, non è solo il ministro Matteo Salvini a preferire Ultimo a Mahmood, ma anche l’Europa.
Lasciarsi guidare dalle onde ritmiche di Mahmood è, invece, un’esperienza molto diversa. “Soldi” è stata prodotta in collaborazione con personalità esperte del calibro di Durdust e Charlie Charles. Non è che il materiale fornito dal cantautore milanese fosse poco. Una canzone ermetica, che lascia all’ascoltatore l’arbitrio di decidere se ignorare il duro e profondo significato delle parole scelte per lasciarsi guidare dai coinvolgenti beat. Il risultato è ambivalente. “Soldi” è la hit che riscalda l’inverno grazie al timbro caldo di Alessandro Mahmoud. Al contempo riesce far rabbrividire, con tanto di pelle d’oca, persino nei torridi 35° delle estati più umide. Ma non possiamo fare altro che rassegnarci alla rivincita morale di Ultimo su Mahmood. Persino l’Europa preferisce quel genere di composizione, come il ministro Matteo Salvini. E «se lo dice l’Europa»…