Diamo il benvenuto a Marta Melis degli Exempla su Music.it! Facciamo divertire i lettori. Racconta un episodio strano. Il più bizzarro che vi sia mai capitato durante la vostra carriera musicale!
Vogliamo proprio far divertire i lettori? Allora, ti racconto questo fatto. Dovevamo esibirci in una città che ricordo benissimo, ma di cui non dico il nome per rispetto. Quando arrivammo sul posto per fare il sound-check, sui muri della città vedemmo affissi i manifesti che annunciavano il Live, ma la cosa incredibile è che gli organizzatori avevano affisso i manifesti dimenticando di indicare la location, la data e l’orario del concerto. Allora dovettero rimediare con un annuncio di fortuna. Mi chiederai come finì la serata? Suonammo lo stesso, ma non con il numero di partecipanti previsti.
Dove è quando è nato il progetto Exempla?
Gli Exempla sono nati dalla volontà di sperimentare, creare ed emozionare. Il nostro tempo è inondato da fiumi di parole, mentre l’anima della creatività musicale è andata completamente smarrita. Si preferisce lasciare il pubblico in uno stato di sonno creativo. Così che tutti seguono il personaggio televisivo più della musica. Così il marchio di fabbrica è assicurato. E tutto è facile e banale. Gli Exempla sono nati per non accettare questo sonno fisiologico della musica.
A quali grandi artisti vi siete ispirati?
Tutti abbiamo dei maestri. Noi li abbiamo nel jazz e nel rock progressive. Gli artisti che più hanno dato spunti alla nostra creatività sono: Weather Report, Herbie Hancock, Mike Stern, John Scofield, i Genesis, i Pink Floyd, i Depeche Mode, i Porcupine Tree, i Brand X, che pochissimi conoscono. I Brand X sono i pionieri del rock sperimentale. Musicisti sovranamente liberi. Phil Collins alla batteria, Percy Jones al basso, John Goodsall alla chitarra, Robin Lumley alla tastiera rappresentavano il modello del rock più sperimentale che si potesse immaginare. La loro musica, i loro suoni non erano ingabbiati e neppure convenzionali, ma totalmente aperti a molteplici influenze.
Vi siete lasciati influenzare voi stessi da quei liberi pensatori?
Noi facciamo rivivere qualcosa del passato nel presente, mentre prepariamo il futuro. E’ difficile trovare artisti liberi. Le major riducono l’arte a merce omologata. L’uniformità musicale va a danno della creatività e dell’evoluzione creativa. Dev’essere frustrante dare in mano degli altri la gestione creativa della propria arte. È evidente che la preoccupazione del successo può rischiare di mortificare la libertà creatività.
Il vostro ultimo album è “Precious”. Perché lo definite «Un concept raffinato di puro rock tridimensionale»?
Il rock, in Italia, ha subito un cedimento all’immaginario oscuro e occulto. Voglio dire che nell’immaginario collettivo il rock è rappresentato unicamente dalle sonorità cupe, estreme e aggressive. Noi rappresentiamo certamente un rock vigoroso ed energico, ma più aperto, solare e raffinato. Quando suoniamo, non abbiamo l’istinto delle catene, non trasciniamo l’ascoltatore dentro gabbie oscure. Non lasciamo alla mente la sensazione di qualcosa di opprimente, soffocante e chiuso. La nostra musica non manda la gente in sanatorio. Preferiamo i suoni potenti che aprono la mente e abbattono le sbarre. Le sbarre che milioni di uomini hanno in testa. Noi abbiamo la mentalità di uomini liberi dentro. Per questo chiamiamo il nostro rock “sognante” e “tridimensionale”, perché amiamo dare ai suoni la dimensione prospettica e spaziale. Ogni strumento deve emergere rispettando una propria collocazione aerea. Un orecchio attento, ascoltando la nostra musica, sente valorizzare e suonare ogni strumento.
Credi che al giorno d’oggi questa concezione di musica stia andando svanendo?
Oggi il prodotto musicale è appiattito e ogni strumento è spalmato su un unico piano dimensionale. È inevitabile che l’originalità ne risulti soffocata e il conformismo musicale domini incontrastato. La differenza è vista, erroneamente, come un rischio economico e, perciò, lo stampo mercantile delle major tende ad annullare la varietà e l’originalità. Bisogna convincersi dell’urgenza di ridare al volto della musica e in particolare del rock l’originaria creatività. Crediamo che sotto molta cenere ci sia ancora del fuoco.
“Precious” è il singolo estratto. È il brano che più si avvicina al vostro concetto di musica dal volto umano?
“Precious” è la title-track dell’album omonimo. E’ un brano che mette in evidenza due correnti: quella che scende sempre più in basso e quella che risale la sorgente. Risalire la sorgente significa ritrovare la libertà e il rispetto contro ogni violenza e sopruso. Nessuno deve permettersi di entrare nella casa di un altro uomo e portargli via le cose o, peggio, distruggere la vita delle persone che ama. Molti vantano il pensiero che l’istinto di appropriarsi delle cose degli altri è naturale. Siamo, dunque, liberi di rubare? Altri dicono che l’istinto di aggredire un altro uomo è naturale. Quindi, ognuno può pretendere di aggredire liberamente un altro uomo? Chi ama la libertà la favorisce negli altri. Anche se libertà non significa libertinaggio. Non si deve confondere la democrazia con l’anarchia. Oltre gli argini, si sconfina nella vita della giungla. Non bisogna ingannare la gente su questo punto.
Cosa dovrebbe fare l’uomo per migliorarsi?
Quando le strutture umane sono marce, i puntelli non servono più. Bisogna ricostruire. C’è il mondo che attende un soffio di aria pura. In “Precious”, senza gli orpelli di un vuoto romanticismo, canto che l’uomo è prezioso. E solo l’amore divino che rende più umani è la condizione per ogni progresso. Non mi piacciono i parassiti della libertà.
Come è essere l’unica donna del gruppo?
Nel gruppo ho una mentalità positiva. Sono me stessa. Con la mia personalità femminile e la mia creatività. Non mimetizzo la mia natura, perché non credo la donna intesa come sottospecie dell’uomo. Per questo motivo, non mi schiero per l’emancipazione della donna. È una mania credere di emanciparsi, per imitare in tutto l’uomo. Perciò, colgo l’occasione per screditare l’idea della donna emancipata. Il bisogno di emancipazione distrugge la propria femminilità. Facendo così, la donna si aliena, si snatura. Credo che il segreto della personalità non consista nel copiare un altro, ma nel portare a perfezione la propria natura. Non trovo intelligente una donna ridotta a diventare una fotocopia dell’uomo. Lo trovo un programma per donne frustrate e patologicamente complessate. Penso di essere stata chiara. Sono me stessa nel gruppo. Questo concetto lo canto in “Rain from the sky”, un vero inno alla donna.
Altri progetti in ballo? Un nuovo singolo, o magari nuovo materiale?
Prima di altri progetti, sceglieremo dall’album “Precious” un altro pezzo e lavoreremo un nuovo videoclip. Intanto, siamo agli ultimi ritocchi del nuovo materiale per un prossimo Album. Un assaggio, quest’anno, lo daremo con un singolo travolgente intitolato “At Day Break”.
Qualche parola ancora sull’attuale scena musicale. Cosa bisognerebbe fare per migliorarla?
Ci sono diverse realtà musicali importanti, ma moltissime assai scadenti. Le major fanno emergere troppi menestrelli, che ti rompono la testa con fiumi di parole, ma la sostanza creativa sul piano musicale è carente. Il disorientamento è provocato dalla cultura affaristica della musica. La creatività non dovrebbe mai adagiarsi al sistema. Occorre risalire il filone originale della buona musica e, da qui, arricchire la musica di numerosi apporti creativi. Non è una ricetta miracolistica, ma alla fine ciò che è nuovo e inedito troverà il suo inserimento.
Ringrazio Marta Melis degli Exempla per essere stata qui con me. Le ultime righe sono per te. Saluta i lettori con qualcosa di “prezioso”. A presto!
Ti ringrazio a nome di tutta la band per questa meravigliosa intervista e saluto tutti i lettori e gli amici di Music.it! Vi lascio questo pensiero: non indietreggiate mai, siate esempi positivi. Ricordate che siete preziosi! Ciao.