Francesco Galiotto, in arte Famoso Postumo, noi di Music.it siamo lieti di averti sulle nostre pagine! Allora, per iniziare l’intervista, raccontaci un aneddoto imbarazzante sulla tua carriera artistica. Se inedito, ancora meglio!
Grazie a voi per avermi invitato, mando un saluto ai vostri lettori ti rispondo subito alla prima domanda. Probabilmente l’episodio più imbarazzante riguarda una serata a cui ho partecipato a Roma, all’Alcazar. Era la mia seconda esibizione in assoluto e ad un certo punto, per l’emozione, ho sbagliato il testo di un mio stesso pezzo. Ho provato ad andare avanti ma sono la classica persona che quando fa una gaffe diventa viola in faccia e ripensa solo allo sbaglio appena fatto.
Francesco, in arte sei “Famoso Postumo”. Come mai hai scelto questo pseudonimo? C’è una storia particolare dietro?
Diciamo che più che una storia vi è dietro un duplice concetto. Da un lato mi ha sempre trasmesso profonda tristezza il fatto che, dopo la morte, molti artisti ( Lil Peep, Xxx, Juice Wrld, Mac per citare i piu recenti) vengano riconosciuti e celebrati più di quanto non fossero in vita. Dall’altro lato c’è il mio personale modo di essere e di conseguenza la mia scrittura. La malinconia nei miei testi è il riflesso delle mie sensazioni. Questo nome potrebbe sembrare un po’ macabro ma in realtà lo definirei quasi scaramantico.
Hai intrapreso la tua carriera artistica da poco, in concomitanza con gli studi di economia prima, di marketing dopo. Quale pensi sarà la tua strada un domani?
È vero che ho iniziato a pubblicare i miei lavori da meno di un anno ma scrivere è qualcosa che faccio da quando sono ragazzino. Per me scrivere è un’esigenza, uno sfogo ed è qualcosa che continuerò sempre a fare a prescindere dalla pubblicazione. Ora sto finendo l’università e continuerò il mio percorso in entrambe le direzioni. Ovviamente il sogno sarebbe ricevere una chiamata importante e di fare di questa mia passione il mio lavoro.
È appena uscito il tuo ultimo lavoro, “Basta Che Senti”. Parlami di questo progetto, in cosa si differenzia rispetto a quelli passati?
Sicuramente è un lavoro diverso dalle ultime uscite “Chiodi”, “Strisce Blu” e “Amaca” che sono brani molto in linea con la musica che si sente e che oggi va per la maggiore. “Basta Che Senti” si riallaccia a “Coco Pops & Latte” come suono, come atmosfera. È un pezzo difficile, su una base loft e senza ritornello cantato. È nato dalla collaborazione con Gemp, mio amico e produttore svizzero con cui sto continuando a lavorare. Possiamo dire che è stato un esperimento, mi piace mettermi alla prova con stili diversi e spaziare. Se ad esempio sento di riuscire a esprimere meglio un concetto con un pezzo rap, faccio rap, se penso di arrivare meglio col pop, faccio pop. Non mi importa dare un nome al genere che faccio. Mi importa creare uno stile mio ed è quello che sto cercando di fare.
C’è stato un incontro decisivo nella tua vita da un punto di vista professionale? Qualcuno che ti abbia ispirato o aiutato in modo particolare.
L’incontro più importante è stato sicuramente col mio amico Yucatan, a cui voglio molto bene e con cui sono felice di aver prodotto e realizzato due brani (Amaca e Strisce Blu) cui sono particolarmente legato. E ancora Gemp, il mio amico e manager Paolo e infine Niagara, produttore fortissimo che ha seguito il mix e master degli ultimi tre pezzi e a cui cerco sempre di chiedere qualche consiglio.
Domanda a bruciapelo: cosa pensi dei talent? Credi possano aiutare?
Penso siano un ottimo strumento per raggiungere più gente nel modo più veloce possibile. Ad oggi è davvero difficile riuscire ad emergere ad un certo livello senza agganci o conoscenze. Probabilmente non mi troverei a mio agio in TV. Alla fine la gavetta ha il suo fascino. Per ora mi piace ancora cantare nei locali della mia città.
Se dovessi collaborare con uno dei big del mondo della musica, chi sceglieresti?
Troppo difficile sceglierne soltanto uno, perciò te ne dico due in Italia e due stranieri. Qua da noi Franco126 o Gli Psicologi, con i quali potrebbe uscire fuori un bel progetto. Nel mondo invece, sarebbe un sogno poter fare un brano con Post Malone, artista che reputo tra i più forti della scena attuale. Oppure con i Red Hot Chili Peppers, il primo concerto dal vivo che ho visto nel 2007 a Udine, e che non mi stancherò mai di ascoltare.
In passato hai scritto anche testi in inglese, credi che ti vedremo ancora cantare in una lingua diversa dall’italiano?
Bella domanda. La scrittura in inglese è tutta un’altra cosa rispetto a quella in Italiano. Sono lingue diversissime: l’italiano è molto più articolato, l’inglese ti rende la vita più semplice. Ma ora che sto trovando la mia dimensione, non penso di tornare all’inglese nel prossimo futuro. Però chissà, mai dire mai…
Bene Francesco, anzi Famoso Postumo, la nostra intervista termina qui. Ti lascio le ultime righe, riempile come vuoi!
A presto! Grazie Marzia, è stato un piacere essere vostro ospite. Un saluto ai lettori di Music.it. A presto… con nuova musica.