FEDEZ, il sostegno ai lavoratori dello spettacolo e l'appello ai BIG: "Più fatti e meno parole"
Fedez durante una performance al Lucca Summer Festival.
Fedez durante una performance al Lucca Summer Festival.

FEDEZ, il sostegno ai lavoratori dello spettacolo e l’appello ai BIG: “Più fatti e meno parole”

Fedez è tornato a parlare dei lavoratori dello spettacolo e della dura crisi che ha colpito il settore dopo questa emergenza sanitaria. Un settore, quello degli addetti ai lavori, che sta attraversando un periodo difficile e che dopo tutti gli appelli degli artisti sembra essere arrivato all’attenzione della politica ma, ancora, con scarsi risultati.

Milano, la protesta scende in piazza

Dopo la manifestazione in Piazza del Duomo a Milano, quando la piazza è stata riempita da centinaia di bauli vuoti a protesta contro le misure inadeguate del governo, la situazione è ancora immobile e il settore non può più permettersi una situazione del genere. Fedez ritorna così a gamba tesa sull’argomento, rilanciando una proposta che già aveva condiviso lo scorso giugno:

«Io non sono per gli appelli politici, ho una visione totalmente disincantata del mondo e credo che non servano a un cazzo, fondamentalmente. Quindi io metto sul tavolo una soluzione che avevo già proposto negli scorsi mesi, ma probabilmente non è stata vista. Utilizzo i miei spazi social per proporre una soluzione pragmatica che noi artisti possiamo adottare e che le stesse agenzie di booking possono mettere in atto»

Il rapper da molto tempo sostiene la necessità e l’urgenza di istituire un fondo per la salvaguardia dei lavoratori dello spettacolo; tutte quelle persone che pur non salendo direttamente sul palco rendono possibile ogni sera lo spettacolo che tutti noi vorremmo tornare al più presto a vedere. E ancora sui canali social di Fedez:

«Gli artisti di un certo calibro che fanno i palazzetti hanno nei loro contratti una cosa chiamata anticipo minimo garantito. E tutti gli artisti che hanno rimandato le rispettive tournée in qualche modo hanno percepito una somma di denaro importante. Io stesso, che devo discutere il mio contratto di booking, metto a disposizione il 100% del mio anticipo. Se tutti gli artisti mettessero a disposizione una parte del loro anticipo per istituire un fondo porteremo avanti un po’ meno parole e un po’ più di concretezza»

E ancora, “passando la palla” alle agenzie di booking:

«Io sono qui a disposizione e mi sento di dire alle stesse agenzie di booking che non hanno rimborsato i biglietti dei tour che sono stati rimandati che i soldini ce li hanno, in cassa. Sarebbe bello che partecipassero anche loro, perché mi sto un po’ mordendo la lingua»

“Heroes”, un’occasione sprecata?

Fedez ha poi parlato di “Heroes”, il grande concerto in streaming organizzato all’Arena di Verona da F&P, Vivo e Live Nation per far ripartire il mondo della musica live. L’evento, a cui hanno partecipato moltissimi nomi noti della scena italiana, non avrebbe raggiunto le aspettative degli organizzatori, guadagnando “appena” 297 mila euro. Comunque una bella somma ma molto al di sotto delle stime di organizzatori e partecipanti.

«L’evento che è stato fatto all’Arena di Verona purtroppo non ha portato i risultati che ci si aspettava, quindi potremmo unire le forze tutti insieme, secondo me è una bella cosa. A me non me ne frega una beata minchia di mettere il cappello su questa cosa. Ci sono grandi artisti italiani che hanno portato avanti questa causa e ne hanno lungamente dibattuto in TV. Se questi artisti vogliono prendere in mano le redini di questa cosa, a me non interessa prendermi i meriti di nulla. Questa cosa assume un senso solo se siamo un po’ di artisti e si raccolgono milioni di euro»

Come abbiamo già detto più volte i lavoratori del mondo dello spettacolo sono le colonne portanti degli eventi a cui assistiamo; vederli in difficoltà senza poter fare nulla è forse una delle prove più dure a cui ci ha sottoposto questa pandemia ancora in corso. L’appello alla politica e ai cosiddetti Big del settore non deve cadere nel vuoto perché l’ultima cosa che possiamo permettere è che l’arte venga meno, soprattutto dopo questi mesi di assordante silenzio.