Un clavicembalo che suona nello spazio siderale, è questa la prima immagine che il nuovo disco di Sabina Sciubba mi ha trasmesso. Sembra quasi che abbia composto le sue canzoni in una dimensione temporale sfasata, una sorta di universo parallelo simile a quello del film “Krull”. Ma nulla è impossibile per una artista dalle mille facce. Non è forse proprio questo il fine ultimo e velato della musica? Rendere l’illusione realtà e la realtà illusione, creare nuovi mondi, nuove possibilità, rendere all’esperienza la sua natura plastica. L’artista ci dona i suoi occhi e per un momento ci permette di vedere il mondo come lo vede lei, una “eterna lotta tra luce e ombra, tra bene e male“.
“Force Majeure”, è questo il nome dell’ultimo disco della poliedrica artista italo-tedesca Sabina Sciubba. Un disco, questo, che parla da solo, una ricetta musicale ricca e capace di lasciare l’ascoltatore a bocca aperta. Un canone barocco, che si muove sulle dolci note di una spinetta, si incrocia con il caldo ed avvolgente timbro di un pad elettronico. Un gioco contrappuntistico di voci scorre sul ritmo regolare di un kick anni ottanta. Ogni suono trova il suo posto nell’ensemble, ed il risultato finale è una commistione timbrica e stilistica perfettamente bilanciata.
“Force Majeure” è un viaggio in dimensioni alternativa del suono, nel barocco synthpop di Sabina Sciubba
Il disco, in uscita il 21 marzo 2020, rappresenta un importante passo per l’eccentrica artista fondatrice della band di culto Brazilian Girl. La band, col loro album “New York City”, è stata nominata ad un Grammy Award nel 2008. Sabina Sciubba ha inoltre interpretato il ruolo di Penelope nella premiata serie televisiva “Baskets”. Insomma, una carriera artistica a 360 gradi. Ora, con l’uscita del suo terzo album da solista, vuole lasciare il segno con una produzione che la rappresenti. “Force Majeure” vede la collaborazione del produttore inglese Alistair Chant, insieme al chitarrista Riccardo Onori e del pianista italo francese Fabrizio Rat.
“Force Majeure” ci appare come un tutto che sfugge alle etichette convenzionali con cui siamo abituati ad ordinare il mondo della musica. A tratti possiamo definirlo un synthpop di matrice tedesca, come sembra ascoltando il brano di apertura “Wolkentanz”. I suoni, le linee vocali, la room sulla voce, i sinth ostinati, tutto ci rimanda ad un disco Kraftwerk. E subito Sabina Sciubba ci riporta ai giochi canonici di matrice barocca, come nel brano “Love”. Un duo di voci a cappella che creano dei disegni melodici volteggianti. Tutto questo e ancora molto altro è presente nelle 12 tracce di cui il disco è composto, insomma, non vi resta altro che ascoltarlo!