FRAMMENTI: "Siamo accomunati dal terrore di quel che sarà, ma non vediamo l’ora di vederlo"
La band Frammenti in uno scatto promozionale.
La band Frammenti in uno scatto promozionale.

FRAMMENTI: “Siamo accomunati dal terrore di quel che sarà, ma non vediamo l’ora di vederlo”

Ciao Frammenti, benvenuti su Music.it! Diamo inizio a questa intervista con un ricordo: svelate ai lettori un aneddoto goliardico successo durante la vostra carriera musicale!

Era il lontano 2018, e la sfortuna sembrava essere dalla nostra parte. Quell’estate era segnata da un temporale ogni qualvolta Frammenti si fosse dovut* esibire. Fino alla fatidica festa della pannocchia (così nominata per il suo svolgersi in un’oasi circondata da campi di grano). Concerto esorbitante, pubblico che invade il palco, un gran baccanale alla metà del quale Gintoni perde la coscienza e si adagia sul volante della sua automobile.

L’aneddoto si fa molto interessante…

Alla ripresa dei sensi, avvenuta qualche minuto dopo vede Serafino e Paradiso seduti sul bagagliaio; l’illuminazione. Accende la macchina e accelera, alla prima curva Paradiso scende indenne, mentre Serafino, aggrappato come in un rodeo con una mano (nell’altra il telefono da cui proveniva la voce della sua ragazza) resiste di più, una, due, tre curve, fino alla derapata finale che lo fa volare dal tettuccio in mezzo al granturco. Si rialza, toglie un sasso da una ferita nel braccio, conclude la telefonata e va a bere un buon cocktail esclamando: “figata!”.

Come si sono conosciuti i Frammenti e quanto ha influito nella vostra identità musicale la vostra città/luogo d’origine?

L’embrione è del liceo, dove Flebokid incontra Gintoni formando una band chiamata Freaks. Da lì si è passati al bar in cui i due furono schockati vedendo bere una tequila sale e limone alla Serafino (sale dal naso, tequila giù in gola e limone sugli occhi). Infine mancava un elemento di equilibrio: Paradiso, trovato sul treno per Venezia. Il luogo d’origine come vedete ha fatto tutto (o quasi), ci ha celebrolesi. Però ci ha anche fatto venire voglia di viaggiare e, il modo migliore, è sempre la musica.

“Rumore” è il titolo del vostro nuovo singolo. Raccontateci come nasce questo brano: quale è la cosa che più vi manca dell’estate ormai passata?

Il Rumore è proprio quello che ci manca. Il rumore del mare e del camper in cui abbiamo viaggiato e suonato. Il brano nasce sulla spiaggia, due amici e una chitarra con delle parole ispirate dal vento. Viene arrangiato in barca, dove c’è un po’ di strumentazione e infine prodotto nel nostro studio, in quell’atmosfera di nostalgia portata dall’avvicinarsi dell’autunno.

Quanto siete spaventati dall’impetuosità e dalla velocità del mutamento della vita?

Più che spaventati ne siam attratti. Siamo accomunati dal terrore di quel che sarà, ma non vediamo l’ora di vederlo. Sembra assurdo ma è così, saper vivere l’attimo che fugge vuol dire questo: fuggire contro di lui.

Quali sono gli ingredienti fondamentali che non possono mai mancare nelle vostre canzoni?

La realtà: sonorità analogiche, imperfezione, messaggi di ampio respiro e ritmi che si possano ballare.

Cosa fanno i Frammenti prima di salire sul palco? Avete un rito in particolare?

Fumiamo tutti e quattro la stessa sigaretta.

Quali saranno i vostri prossimi obiettivi? Singoli in arrivo?

Come primo obiettivo vorremmo suonare tanto fuori, vicino e lontane dalle nostre case, ovunque ci sia concesso portarci. Di singoli ne abbiamo abbastanza, stiamo allargando le vedute.

Frammenti, l’intervista è giunta al termine ed io vi ringrazio per essere stati con noi. L’ultima parola va a voi: salutate i lettori con una citazione o con una frase tratta dalle vostre canzoni! Ciao!!!

Grazie a te Giulia! La citazione è: «Lo specchio mi guarda e non si conosce».