Benvenuti sulle nostre pagine ai Freschi Lazzi & Spilli. Ragazzi, leggendo la vostra biografia mi sono fatto un’idea di quelle che sono state le vostre esperienze. Visto che siete così disinibiti, avete qualcosa da raccontarci che ancora non sia di pubblico dominio?
Noi siamo tutt’altro che disinibiti, siamo pieni di problemi. Le cose che non sono di dominio pubblico non lo sono per una questione di dignità personale e collettiva, oltre che per conservare il nostro confortevole status di incensurati. Una piccola curiosità per fare contenti i nostri fan: Freschi canta dal vivo, ma balla in playback.
Ho letto che avete collaborato con il cinema non troppo tempo fa, scrivendo anche il pezzo omonimo al film “Abbraccialo per me”. Cosa ha lasciato in voi questa esperienza e come vi ha cambiato sotto il punto di vista artistico?
Ci ha lasciato una bella storia da raccontare. Fa sempre effetto dire nel mezzo di un discorso, distrattamente: “ho fatto del cinema”. Funziona tantissimo con alcune ragazze, con altre invece non funziona per niente. Questo ci rende tristi, e da qui la nostra evoluzione sotto il punto di vista artistico.
Il vostro non è un genere ben definito, si va dal pop rock al blues. Quali sono le icone musicali alle quali ognuno di voi si ispira per scrivere i brani?
Rifiutiamo in generale l’idea di icona musicale se non riferita a noi stessi. Scherzi a parte, ci hanno fatto spesso notare il nostro legame artistico con Cochi e Renato, ed è un riferimento che non ci dispiace.
Ascoltando i vostri pezzi devo ammettere di aver notato una certa somiglianza con lo stile dei Kutso, band recentemente emersa, e uscita dall’underground. Sbaglio a fare questa similitudine? Cosa pensate del del panorama musicale contemporaneo?
Certamente, ci può stare, e i Kutso in particolare sono indiscutibilmente una band di tutto pregio. Li abbiamo sentiti anche dal vivo e fanno benissimo il loro sporco lavoro. Forse a differenza nostra loro sono più costantemente taglienti, acidi. Noi siamo un po’ più umorali, cambiamo tono, giochiamo molto sulla variazione di registro all’interno della scaletta, e a volte anche di uno stesso brano. Ovviamente una scelta del genere comporta vantaggi e svantaggi: si riesce più facilmente a dare varietà allo spettacolo, ma si fatica di più a essere immediatamente riconoscibili. A ciascuno la sua croce. Riguardo il panorama musicale contemporaneo, non abbiamo mai avuto una linea condivisa, tipo il PD. Anzi sull’argomento ci scanniamo di continuo, ed è bene così.
Veniamo finalmente al vostro ultimo lavoro: “Bambini con la barba”. Siete voi i bambini in questione o la si può considerare come una provocazione rivolta ai giovani della generazione attuale?
Noi, siamo noi, non abbiamo intenzione di provocare nessuno, anche perché abbiamo paura delle botte.
I brani del vostro album sono freschi, frizzanti, e sicuramente non privi di ironia. Raccontateci come nascono, qual è il percorso creativo in sala?
Ogni brano del disco, si può dire, ha avuto un percorso diverso. Alcuni sono stati scritti molto tempo prima, per poi essere modificati, altri sono nati in venti minuti di prove, altri ancora sono nati giocando con Garage Band. Siamo molto poco metodici in questo genere di cose, tranne Federico, che è pazzo.
Dateci qualche anticipazione sul vostro futuro. Ci sono collaborazioni in corso o state già scrivendo qualcosa di nuovo?
Piacerebbe moltissimo anche a noi avere anticipazioni sul nostro futuro, ma non ci è dato saperlo. Da parte nostra, continueremo a suonare, è il motivo per cui stiamo insieme, e a dire distrattamente che abbiamo fatto anche del cinema.
Vi ringraziamo per aver collaborato con noi e speriamo di non avervi annoiato troppo. Vi lascio spazio per conquistarvi qualche altro fan, fatelo in maniera singolare.
Grazie a voi per l’intervista, ci mancherebbe. Tuttavia, lo spazio libero che ci lasci è un colpo basso che non ci aspettavamo, e a dire il vero, una cosa che ci delude molto. Credevamo che tu fossi diverso, Emanuele. (È tutto un fatto psicologico, alla gente piacciono gli artisti antipatici che trattano male gli intervistatori, l’abbiamo letto su internet, grazie ancora). Ciao.