FUGUE: "Con la nostra musica vogliamo trasformare l'energia negativa in positiva"
Il trio grunge-rock Fugue.
Il trio grunge-rock Fugue.

FUGUE: “Con la nostra musica vogliamo trasformare l’energia negativa in positiva”

Benvenuti Fugue su Music.it!

Grazie! È un piacere chiacchierare con voi!

Il vostro progetto è nato da poco, ma non possiamo esimerci dalle nostre più nobili tradizioni. Raccontateci come nascono i Fugue!

Luke Corso: Il nostro percorso di diventare un gruppo è stato breve ma intenso. Io ho conosciuto Anna a un live a Roma dove stava suonando quella sera e ho proposto a lei di fare parte di un video per il nostro primo singolo, “Smoketrails”. Da lì ci siamo conosciuti meglio e abbiamo deciso di suonare insieme. Però c’era un problema: il progetto non aveva un batterista fisso. A quel punto Anna ha proposto Renato, ci siamo messi in sala e abbiamo capito dopo la prima prova che un nuovo gruppo era nato. È molto difficile trovare persone con cui poi andare d’accordo sia musicalmente e personalmente. Noi l’abbiamo sentito subito e siamo molto fortunati per questo.

Qual è il significato di Fugue? Che relazione c’è col cognome di Anna (Bach)?

Sì, vediamo il collegamento, ma In realtà il nome Fugue è stato scelto prima della formazione del gruppo. Era un soprannome per la collettiva delle canzoni sul disco, e significa ‘una fuga musicale dalla realtà’.

È chiaramente udibile che nessuno di voi sia nuovo al mondo della musica. Qual è stato l’ascolto che spinse ciascuno di voi a dire ‘da grande farò il musicista’? Insomma, narratemi il vostro ‘battesimo’ artistico.

Anna Bach: Nell’adolescenza ero innamorata della chitarra e poi per motivi vari ho smesso di suonare. Ho ripreso da non molto il basso e suono con una cover band dei Bauhaus, unica cover band in Italia, e i Fugue. Il vero battessimo è stato circa un anno fa in un noto locale a roma.

 L: Per me è stato quando ho visto per la prima volta i Silverchair (gruppo rock australiano) a 12 anni. Loro ne avevano 18 e sono rimasto impressionato. Suonavo la chitarra da pochi mesi, però in quel momento ho capito che volevo fare il musicista.

Renato: Mia sorella di 8 anni più grande, quando avevo 12/13 anni, mi portava ai concerti rock del suo fidanzato di allora, che suonava la chitarra e cantava. Io mi incantavo a sentire quella musica fatta di cover classiche del rock e pezzi inediti. Soprattutto mi fissavo con la batteria, che era suonata da un ragazzo bravissimo. Divenne infatti il mio primo maestro. Subito dopo mia sorella e il ragazzo mi hanno fatto ritrovare a casa la mia prima batteria e da lì non mi sono più fermato nel suonarla!

Un grunge che non risparmia sonorità cupe. È una sintonia che nasce in sala prove quella che vi unisce sotto la bandiera dei Fugue? Come nasce un vostro pezzo?

Sì, è un’energia negativa trasformata in una cosa positiva tramite musica, I pezzi iniziano come un scheletro che mano mano prende peso e forma.

Se dovesse scegliere una canzone di “The Spoils of War”, che valga anche per tutte le altre, quale scegliereste? Perché?

Al livello di completezza “The Shroud”. Per il fatto che copre molti generi, risulta il più complesso tra i brani.

Quali sono i dischi che non potrebbero mancare nel lettore cd che permetterebbe ai Fugue di affrontare un lungo viaggio in macchina?

A: Da oggi che ho il mio disco, non possono mancare i Bauhaus, Jimi Hendrix, BB King, Deep Purple, Nirvana, Placebo, Depeche Mode, Led Zeppelin.

L: Per me tutti i dischi di Queens of the Stone Age e Alice In Chains sono perfetti per un viaggio lungo.

R: Il primo degli Iron Maiden, il primo dei Rage Against The Machine, “Back in Black” degli AC/DC, “Moving pictures” dei Rush e “Blood sugar sex magik” dei Red Hot Chili Peppers!

A un mese dall’uscita di “The Spoils of War”, siete soddisfatti dei primi responsi? Dove potrebbero si potrebbe venire ad ascoltarvi dal vivo?

Sì, abbiamo ricevuto tantissimi feedback positivi. Non sono mancate neanche le critiche costruttive, che servono a fare sempre meglio. Siamo pianificando dei live a Roma. Per ora abbiamo presentato il disco al Let it beer a Roma, il 27 ottobre.

Arriva sempre il momento dei saluti. Vi ringrazio del tempo passato insieme. E vi chiedo di riempire quest’ultimo spazio a piacere: un consiglio, un saluto, un motto, un augurio oppure un avvertimento. A presto!

Grazie a voi! Ringraziamo tutte le persone coinvolte nella creazione del disco e della sponsorizzazione, in particolare Gianmarco e Raffaele, e le nostra comunità di amanti della musica e musicisti!