GALLARO: "La vita è un pendolo che oscilla tra Pablo Neruda e Sabrina Salerno"
Gallaro in una foto promozionale.
Gallaro in una foto promozionale.

GALLARO: “La vita è un pendolo che oscilla tra Pablo Neruda e Sabrina Salerno”

Gallaro, benvenuto sul nostro portale! Inizia col raccontare ai lettori di Music.it una curiosità su di te!

Ho un unico tatuaggio sul costato sinistro: il cappello di paglia di Rufy. Adoro “One Piece”.

Da cosa deriva lo pseudonimo che hai scelto?

In realtà non è uno pseudonimo ma un “cognome d’arte”. Mi piaceva l’idea di poter conservare una parte di me, tutto qui.

Chi ti ha trasmesso l’amore per la scrittura e per il mestiere che fai?

Se devo essere sincero, non ho avuto nessuno che mi trasmettesse questo amore per la scrittura e per la musica, se non la musica stessa. Però c’è stato chi ha creduto in me. Ricordo ancora quando mio nonno mi regalò la prima chitarra all’età di dieci anni.

Due settimane fa è uscito il tuo singolo “Batistuta”. Parlaci di come è nato questo lavoro.

Batistuta nasce dalla mia difficoltà nello scrivere canzoni che non parlino d’amore. Quindi, questa canzone, è un pretesto per racchiudere tutto ciò che mi ha ispirato. Insomma per dirla in poche parole: vorrei scrivere una canzone sulla politica estera, ma non ci riesco. Per me la vita è un pendolo che oscilla tra Pablo Neruda e Sabrina Salerno.

Nello scrivere canzoni, riporti spesso esperienze personali? Cosa ti piace trasmettere a chi ti segue?

Nella vita ho commesso molti errori. Davvero tanti, fidatevi! Uno di questi è stato quello di nascondermi da ciò che realmente ero. Per questo ora racconto di me, di quello che sono e che faccio. Nelle mie canzoni mi piace trasmettere immagini, sensazioni. Chi ascolta può chiudere gli occhi e vedere tutto quello che dico e da quel momento in poi, le canzoni non sono più realmente mie.

Il tuo è un cantautorato con varie influenze, soprattutto indie. In quale genere ti riconosci meglio? Quali sono gli autori che ti hanno formato dal punto di vista artistico?

Potremmo parlare per ore ed ore su cosa significa essere indie oggi. Risalendo all’etimologia – ogni tanto un parolone ci vuole – del termine indie, diciamo che potrei definirmi un cantautore indipendente. Bhè, le influenze musicali sono moltissime. Lucio Dalla, Vasco Rossi e Pino Daniele su tutti. Però ci sono molti artisti più contemporanei che amo: Giovanni Truppi, Colapesce, Riccardo Sinigallia, Niccolò Fabi, Daniele Silvestri. Sarebbe bello riuscire a trovare un buon compromesso tra l’indie e il cantautorato. Poi c’è il cinema, c’è Massimo Troisi, ci sono le poesie di Pablo Neruda, ci sono i goal di Francesco Totti, c’è Ilenia.

«La musica mi ha salvato», è una strofa della tua ultima traccia. Come pensi possa salvare la musica?

Ho sempre sostenuto che la musica fosse la più democratica delle arti. Può essere un sottofondo, una colonna sonora, un pugno nello stomaco, una sveglia, un ricordo, un veicolo per trasmettere le proprie emozioni. La musica è tutto, per questo salva. Ti senti parte del tutto, più completo,vivo. Io la vedo così.

Gallaro, purtroppo la nostra intervista volge al termine. Le ultime righe le lascio a te. Usale come vuoi. Ciao!

Viva l’amore e forza Benevento!