Ciao Gomena! Qua su Music.it chiediamo sempre agli artisti un ricordo legato alla musica, magari qualcosa di poco noto al pubblico. Qual è il tuo?
Il mio ricordo legato alla musica è un ricordo molto caro. Avevo 17 anni, e da poco avevo perso mia madre. Ero caduto in una profonda depressione. Era successo tutto così all’improvviso ed io non riuscivo a rientrare nel presente. Mi arrivò un giorno in regalo una tastiera, quelle con cui si potevano registrare le canzoni, le mie prime composizioni. E da quel giorno son tornato al mondo delle emozioni, dei sentimenti, alla vita. Non ho più lasciato la musica e la composizione.
Gomena è un progetto recente, eppure hai mosso i primi passi nel mondo musicale da un po’ di tempo. Perché hai deciso di uscire solo adesso? Cosa ti hanno lasciato le esperienze e le importanti collaborazioni del passato?
Era in progetto da qualche anno la preparazione di un album, ne parlavo spesso con i ragazzi della band.
Certo, uscire oggi vuol dire essere consapevole delle scelte, maturate dalla lunga gavetta nei locali, da infinite ore in studio dove ho suonato e ho avuto la fortuna di conoscere musicisti eccezionali. In questi anni sono stato impegnato come arrangiatore e autore per altri artisti; come chitarrista, dividevo il tempo per continuare a scrivere per il mio progetto, appena mi era possibile.
Le esperienze passate mi hanno molto influenzato: parlavo spesso con direttori artistici, manager e musicisti, da loro tutti ho imparato qualcosa e oggi ancora ho sete di sapere, confrontarmi, crescere.
Il tuo modo di scrivere mi ha colpito molto: i tuoi testi ricordano quelli di un cantautorato che non c’è più, che faceva della semplicità la propria forza. Stai andando decisamente controcorrente rispetto ai tuoi colleghi di oggi, che spesso nascondono dietro pesanti sovrastrutture i propri limiti. Ti senti un pesce fuor d’acqua?
Credo che ogni cantante o cantautore si esprima con quello che sente. Sì, noto spesso nelle canzoni che mi capita di ascoltare, a volte, molte parole piuttosto ricercate da una parte, altre molto semplici e dirette per alcuni emergenti. Oggi, secondo il mio punto di vista, è un momento particolare nella musica italiana. Non ci sono cantautori di riferimento come in passato, ma allo stesso tempo trovo che alcuni artisti abbiano ritrovato la voglia di tornare a scrivere le canzoni. Certo, sono di questi tempi, di transizione credo, e non esulano dal momento storico che viviamo.
Quali autori porti nel cuore? Chi ha segnato il tuo modo di suonare?
Ho amato e seguito molto Pino Daniele, Lucio Dalla, Ron, Stadio, Edoardo Bennato, Fabio Concato, Lucio Battisti per citarne alcuni e molta musica internazionale da Al Jerrau, Earth, Wind & Fire, The Police, Tears for Fears fino a George Duke o gli Yellowjackets, per citarne altri. Mi piacciono molte cose anche diverse tra loro.
È appena uscito il tuo nuovo singolo “Cosa mi hai fatto Rosa”. Parlaci un po’ del brano e, già che ci siamo, raccontaci della Rosa che ti ha ispirato. Quanto è importante per te mettere in musica le tue esperienze?
“Cosa mi hai fatto Rosa” è una storia che ho attinto da esperienze di vita vissuta, un modo ironico di reagire alla delusione di un amore. Non è una persona in particolare, l’ho scritta alcuni anni fa e rileggendo la oggi , posso ricostruire il puzzle, una sorta di autoanalisi. Scrivere è una bellissima forma di espressione, necessaria per tirar fuori le emozioni che si muovono dentro.
Cosa c’è nel futuro di Gomena? Dove possiamo ascoltare te e i musicisti che ti accompagnano nei live?
Stiamo portando dal vivo il disco,siamo una band emergente e abbiamo tanta strada da fare, ci muoviamo a piccoli passi, questo sì proprio controcorrente. Crediamo nel percorso, nel viaggio.