Gregorio Rega, cantante partenopeo vincitore della prima edizione di All Together Now
Greg Rega, cantante partenopeo vincitore della prima edizione di All Together Now

GREG REGA: “Spero di non finire nel dimenticatoio come già successo a molti altri”

Greg Rega è su Music.it! Grazie per la partecipazione. Innanzitutto, auguri per la vittoria a All Together Now. Per iniziare, invece, è nostra consuetudine chiedere un aneddoto bizzarro e particolare legato alla carriera musicale dell’artista. Più è imbarazzante e meglio è!

Ciao Matteo, grazie! Ah, imbarazzante… beh, forse proprio a un festival dove io partecipavo come concorrente. Prima di entrare sono inciampato e sono caduto a terra, non è stato proprio il massimo (ride). Tra l’altro la stessa sera avevo una camicia tipo sul giallino, e c’erano tutti i moscerini che ci si poggiavano sopra. È stata una serata bruttissima proprio, indimenticabile (ride). Mettici pure che non ho neppure fatto una buona esibizione, e possiamo dire che è stato proprio il coronamento di un sogno. È una cosa che non ho mai detto a nessuno perché ero solo con degli amici, quindi lo sanno in pochi.

Ci penso io a farlo sapere a tutti, non preoccuparti! Vediamo invece, quando hai iniziato a muovere i primi passi nella musica? E perché proprio la musica come mezzo d’espressione?

Ho iniziato che avevo 20 anni, un po’ tardino. Non sono uno di quelli che ha iniziato da bambino con il sogno di diventare cantante. La musica è tuttavia sempre stata dentro di me, mi è sempre piaciuto andare ai concerti. Mio padre e mio fratello sono anche molto appassionati di musica, nessuno è musicista ma amiamo ascoltare tanto. Ho iniziato per caso, facendo una corrida di paese, una sorta di mini-concorso che vinsi con un pezzo di Al Bano. Da lì ho pensato, istintivamente, che sarebbe stata la strada giusta. Sono poi andato da un insegnante di canto e dopo 4/5 mesi già facevo 3 tre serate a settimana.

Beh, penso tu ci abbia preso!

Sì sì, l’ho vista subito sia come una passione che come un lavoro. Siccome mi faceva guadagnare tanto ho ritenuto giusto perseguire su questa strada.

Ora cercherò di dirlo bene, non uccidermi. “Dint’ all’Anema” è il tuo singolo. C’è jazz, elettronica, atmosfere cupe in contrasto alla tua calda voce soul che smorza il tutto. Cosa volevi infondere in questo pezzo, e cosa vuoi che arrivi all’ascoltatore?

Sì dai, più meno ci siamo dai (ride)! Io ho cercato di interpretarlo musicalmente, vocalmente e come scrittura. Diciamo che, come ho già spiegato in una precedente intervista sul pezzo, di me è sempre uscita una parte molto solare. Però sai, tutte le persone che sono sempre sorridenti e tranquille, hanno un lato nascosto. Che poi è quel lato che hai paura di mostrare alle persone. Questo pezzo l’ho scritto in un momento particolare, con la perdita di una persona. Non era un amico, ma una persona che mi è stata amica un po’ di tempo fa e che non sentivo da parecchio e per sbaglio ho scoperto non fosse più tra noi. Istintivamente mi è venuto da scrivere questa canzone. Con la melodia, la musica e il testo voglio trasmettere la stessa emozione e intensità che ho provato io nello scriverle e nel cantarlo.

Cosa non deve mancare allora in un brano di Greg Rega per soddisfarti appieno?

Secondo me il brano deve essere credibile. A me! Deve essere vero. Perché se inizio a pensarlo o girarci troppo intorno non riesco più a entusiasmarmi. Preferirei che il brano mi uscisse di getto. Poi certo, bisogna lavorarci sopra. È normale che noi musicisti suoniamo e lavoriamo per la gente. Io voglio arrivare a più persone possibili, non voglio essere né di nicchia, né per pochi. Voglio arrivare a tutti. Però voglio arrivarci vero, non cercando di creare una hit per far felici le persone o il produttore. Se io faccio la hit è perché mi esce da dentro, Non perché la devo architettare. Quindi è questa la cosa che prediligo di più: essere vero e sempre credibile in ogni cosa che vado a fare.

Questo brano è in dialetto napoletano. Non è più difficile arrivare ai più, con questa scelta stilistica?

No, è vero è vero. Però molti l’hanno capito, proprio perché ho cercato di essere più chiaro possibile (ride).

Diciamo che hai comunque scelto una via più difficile per arrivare al tuo obiettivo, il che è molto bello.

Sì, e c’è anche un altro brano in uscita che penso uscirà intono al 10/15 luglio, ed è un brano nuovamente in napoletano (ride). Nonostante abbia vinto il programma televisivo e sia stato un passaggio nazionale importante, io ho deciso di fare comunque un brano in napoletano.

Se non sbaglio anche “Paura d’o mare” lo era?

Sì, il brano è stato un featuring con dei ragazzi del posto, che sono i Profugy. In più c’era Giulia Olivieri, colei che sarebbe diventata la mia ragazza.

La musica ti sta dando tutto, è fantastico! Tornando al 2015, hai partecipato a The Voice of Italy nel team di Noemi. È stato l’inizio televisivo vero e proprio per te?

Sì, devo essere sincero. Dopo The Voice ho iniziato una collaborazione artistica con Noemi, sono stato suo back vocalist per un po’ di anni. Questo mi ha permesso di girare l’Italia, salire su palchi importantissimi come quello del Primo Maggio, Musicultura. Sono tutti palchi dove magari riesci solo a sognare di sogni solo di andarci, mentre io potevo farlo così facilmente. Era tutto molto bello! È stata la mia esperienza formativa che mi ha aiutato ad affrontare molto più facilmente, con molta più tranquillità e consapevolezza, quella di All Together Now. Ho capito anche quali sono le cose che effettivamente possono essere funzionali, perché in TV non c’è solo musica, anche il programma deve essere portato avanti. Devi padroneggiare entrambe le cose a un certo punto.

A proposito dell’esperienza di All Together Now, tu sei il vincitore della prima edizione. Te lo saresti mai aspettato?

Sarò sincero: no. Non me lo sarei aspettato non perché pensavo di non farcela, ma più che altro è la domanda che un po’ tutti ci facciamo: «Può mai capitare veramente?» Io che davvero vengo dal rione di un pese che già è piccolo da sé. Ho pensato: «È impossibile che fanno venire me e mi fanno vincere», però alla fine è successo veramente. Quindi pensi ci sia ancora speranza per tutti.

Dai, non dire così. Te la sei meritata la vittoria!

No no no, io penso di aver dato il massimo. Però vincere è sempre una probabilità minima. Il programma, tra l’altro, era pieno di talenti! Anche la persona che stava con me in finale, Veronica, era fantastica. Le ragazze che ho sfidato in precedenza, Alessandra e Martina, anche. Il programma era di un livello altissimo, e questo mi rende ancora più orgoglioso.

E fai bene! Come sei entrato a far parte del programma? Ci sono state delle audizioni?

Sì, abbiamo fatto una selezione prima e dei provini. Un paio di appuntamenti e sono entrato a far parte del programma dopo essere stato scelto.

I brani che hai portato nelle diverse manche, come li hai scelti?

Quel che devi fare è fornire una lista con dei brani che rientrano nelle tue preferenze, e poi verranno scelti quelli da portare in gara. Ovviamente tra le mie ho inserito Pino Daniele, Eduardo De Crescenzo e i Queen che sono per me dei veri e propri punti di riferimento. Lo so che sono diversi tra loro, tipo Freddie Mercury, ma penso che per un cantante sia impossibile non ascoltarli. Specialmente per un cantante napoletano come me artisti come Pino Daniele ed Eduardo De Crescenzo penso siano dei saldi punti di riferimento in assoluto. Devo dire la verità: ho avuto la possibilità di esprimermi al massimo delle mie potenzialità.

Il muro dei 100 giudici, invece, sicuramente sortisce un effetto differente da casa. Tanti colori e molto bello da vedere, ma com ‘è stare lì sotto? hai avuto paura che non si sarebbero alzati?

La prima volta ti senti un pochino spaesato e ti vien da chiederti: «ma che è?», poi li vedi e ti tranquillizzi. La maggior parte sono persone tranquille come noi. Certo tra quei 100 ci sono anche persone che hanno fatto la storia della musica in Italia, quindi è un po’ particolare come situazione, specialmente nella prima parte. Allora ti rendi conto che alla fine è come se fosse un pubblico. Io l’ho vista così, come se fosse un’esibizione in un locale.

Mostri sacri, come J-Ax e non solo. Ma dietro le quinte, persone come appunto J-Ax, sono sempre quel tranquillissimo «bella zio» come noi vediamo da casa, o cambia qualcosa?

Non ho potuto avere contatti con le persone del muro durante il programma, però penso che lui bene o male sia fatto così. Quello che vedi, lui è. Forse leggermente più serio di quel che sembra. L’impressione che ho sempre avuto è quella di una persona molto professionale, più di quel che può sembrare. Ho avuto l’opportunità di incrociarmi con lui durante il concerto del Primo Maggio con Noemi, dove J-Ax era il presentatore della seconda parte dello show. Mi ricordo che fosse una persona molto professionale: tutti uscivamo a bere mentre lui dormiva. Questa cosa non me la dimenticherò mai.

Non me lo sarei mai aspettato, giuro.

No nemmeno io. Lui era quello che doveva riposarsi perché la sera si doveva suonare, un vero professionista.

E Michelle Hunziker invece? È sempre una furia?

Beh, Michelle Hunziker penso sia stata la punta di diamante di questo programma, oltre a noi musicisti, fenomenale. Con noi concorrenti ha dimostrato una empatia assurda, capiva i nostri momenti e bisogni alla perfezione, anche perché una registrazione alla fine dura molto di più di quel che vedete in TV. Secondo me è quella che ha fatto la differenza. Si è cimentata nel canto, nel rap, nel ballo. Ha fatto di tutto! Tra l’altro penso sia bellissima, una bellezza assurda! Ha tutte le caratteristiche.

È ancora più bella dal vivo?

Sì. Sì sì. È assurda (ride). Non mi far esprimere su questo.

Sì, meglio. Basta. Cambiamo! Nonostante fosse una gara, come è stato il rapportarti con gli altri concorrenti? Sono nate amicizie, diverbi…

Ho festeggiato la vittoria pochi giorni fa, e addirittura Luca Di Stefano, il ragazzo che ha cantato Barry White, è venuto dalla Sicilia. Sono venuti anche da Roma, si sono presentate tante persone. Diciamo che si è creato un rapporto, almeno con molti di loro, fraterno, si è creata una bella squadra. Specialmente con i finalisti, che sono le persone con le quali abbiamo vissuto più tempo, ancora adesso ci sentiamo, c’è anche possibilità di fare serate insieme e di vederci. All Together Now è stata una macchina perfetta, dalla produzione ai concorrenti.

Duettare con Nek, invece, come è stato? Avresti preferito un Al Bano, o un Ron?

Io non sapevo con chi avrei duettato, dipendeva un po’ da come capitavamo in finale. Quando ho saputo che dovevo duettare con Nek, ero un po’ nervoso. Parliamo di un cantante che ha una voce assurda, e lo ha dimostrato. Alla fine quella è stata l’esibizione di cui sono più felice, perché mi sono confrontato con un professionista che è ormai storico nella musica italiana. C’è stata un’intesa automatica, senza capire né come né quando, e senza mai provare il brano! È stato assurdo, come se cantassimo insieme da una vita. Bellissimo!

Ora che si è aggiunto All Together Now, cosa vedi nel futuro della TV italiana e cosa potrebbe più intrattenere? Programmi come X Factor e The Voice, o All Together Now potrebbe andare per la maggiore?

Spero che All Together Now dia spazio a tanti altri ragazzi come me, e che facciano tantissime altre edizioni. X Factor e The Voice sono ormai i format più famosi nel mondo, però penso che bisogna un attimo cambiare. La differenza sta che il nostro è stato definito come game show musicale, quindi con la possibilità di vincere dei soldi e poi gestirti la carriera nel modo in cui credi più giusto. Programmi come All Together Now danno molta più libertà, e penso sia molto meglio procedere su questa via.

Ora che hai vinto il premio da 50mila Euro, cosa farai? Che progetti porterai alla luce?

Sicuramente una parte la metto in un cassetto, che non si può mai sapere! Una parte invece la investirò sicuramente nella realizzazione di qualcosa a livello musicale, progetti e cose varie. E poi ovviamente un regalo me lo faccio, magari un viaggio. Almeno 10 giorni di vacanza me li devo fare (ride).

Te li sei meritati, e certo ti serviranno. Immagino che in questi giorni ti stiano bombardando.

Sì, ma meglio così. Meglio essere bombardati che non essere pensati per niente.

Nell’attuale scena musicale italiana cosa consiglieresti a chi, come te, vuole combattere per vivere di musica?

Io sono uno che comunque deve ancora affermarsi, siamo ancora agli inizi. Quel che mi sento di consigliare è di lavorare per farsi trovare sempre pronti. A volte quel che manca è proprio il trovarsi preparati nel gestire determinate situazioni. Se uno vuole lavorare ad alti livelli deve essere sempre pronto, almeno artisticamente e tecnicamente, per affrontare qualsiasi cosa. Da una tournée a una trasmissione televisiva, la preparazione preliminare.

Bene, Greg Rega ti ringrazio per essere stato con me. Come sempre facciamo chiudere l’intervista con qualsiasi cosa tu voglia dire, le ultime righe sono tutte tue.

Spero di non finire nel dimenticatoio come già successo a molti altri (ride). Continuare, fare un bel disco e farlo comprare un po’ da tutti, dai! Grazie mille, e ci sentiamo presto! Ciao!

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