Hänsel e Gretel. Tutti ricordiamo la storia dei fratelli Grimm. Qui però la coppia appare invertita: “Gretel e Hänsel”. Ci sediamo col dubbio martellante circa l’inversione nel titolo, che infastidisce l’abitudine a pronunciare una formula tradizionale. Suona meglio, con quella prima lettera muta. Come sembra gutturale, invece, “Gretel e Hänsel”. Eppure un campanello della memoria comincia a suonare più forte. Si attiva un meccanismo imprecisato. Risaliamo fino alla nostra infanzia, accompagnati da Emanuela Dall’Aglio, performer eccezionale. Un’attrice, scenografa e costumista, capace di condensare, con l’aiuto di Mirto Baliani, tutto l’apparato teatrale in un costume-protesi. Un vestito in forma di crinolina che appare avvolto nel velluto nero, un sipario sotto e sopra il quale si aprono tutti gli scenari della fiaba. “Gretel e Hänsel” prosegue la ricerca del duo Mirto Baliani e Emanuela Dall’Aglio nel teatro di figura, cominciata con “Rosso Cappuccetto” e prodotta dal Teatro delle Briciole di Parma.
Emanuela Dall’Aglio riesce a riscrivere nel racconto il significato quotidiano dei segni.
L’idea del teatrino, del piccolo teatro-nel-teatro, è parte di una tradizione popolare e aulica. Si tratta di un dispositivo apertamente meta-teatrale, che doppia la funzione simbolica del teatro-luogo, creando uno spazio sovraccarico di significati. Anzitutto quello della finzione. Se ciò che viene incorniciato è la rappresentazione, ciò che si muove al di fuori, ma pur dentro al teatro dove siamo seduti, è dichiarato (nel) reale. Come è reale la paura di perdersi nel bosco, di essere abbandonati da chi ci ama. Di fronte a tale raffinatezza registico-interpretativa, può essere fuorviante la definizione di teatro per ragazzi. “Gretel e Hänsel”, toccandoci in paure ancestrali, restituisce il senso corretto di quell’etichetta. Non intesa a limitare il format a una certa fascia anagrafica, ma a sottolineare che il teatro ci tocca tutti e sempre nel bisogno di magia. Nella domanda necessariamente intrinseca all’esperienza umana di sospendere l’incredulità.
“Gretel e Hänsel” fa leva dunque su una dimensione pre-culturale, che in un certo senso ci riporta ragazzi. Emanuela Dall’Aglio riesce a riscrivere nel racconto il significato quotidiano dei segni. In tal senso è eloquente la prima scena. La performer si presenta furtivamente in sala dipingendo un’introduzione scientifica. Inviata del RRFO, Recupero Reperti Fiabe Originali, mostra gli oggetti cardine della fiaba. I sassolini bianchi, la scarpa della strega, il biscotto-mattone della casa della strega, l’ossicino ingannatore. Si tratta appunto di oggetti scarni, naturali, quotidiani. Che in forza della visione che li permea nel pathos della fiaba, diventano veicoli di alterità, secondo un meccanismo che produce un doppio possibile effetto. Di straniamento su un pubblico adulto, portato a ridefinire il valore delle parole e delle cose. Di totale immersività, immediata e pura, nel pubblico bambino.
“Gretel e Hänsel” produce prodigi. L’inversione dei nomi dischiude una lettura precisa e convincente.
Lo spettatore bambino in tal senso non è un soggetto regressivo, è anzi il punto più alto dell’ascolto, l’obiettivo interiore che tutti siamo chiamati a raggiungere. E giunti in quella condizione aperta di ascolto, l’intreccio di “Gretel e Hänsel” produce prodigi. La stessa inversione già menzionata dischiude una lettura precisa e convincente. Gretel precede Hänsel nella comprensione del piano della strega, operando l’atto omicida di liberazione. È lei che consegna ad Hänsel l’ossicino con cui la condanna a morte è procrastinata, dando possibilità alla trama di svolgersi. Il contenuto tradizionale è segnato da una sottile quanto consistente interpretazione della voce narrante. Si getta così un seme, anzi un sassolino bianco, autenticamente politico. Chissà come crescerà nelle coscienze dei bambini che hanno visto lo spettacolo.
Interessante l’uso della scala dimensionale variabile dei pupazzi dei personaggi. Questi si relazionano sempre alla scala del paesaggio che il meccanismo-teatrino disegna di volta in volta: la montagna, il bosco, la casa della strega, la terrificante fornace. Il complesso scenografico condensa così valori d’impatto immediato, ma che nascondono un’abilità e una ricerca iconografica altissime. L’apparire di Emanuela Dall’Aglio con la sua macchina-teatrino ricorda per geometria e significato le immagini di Maria Theotókos, la Vergine che sotto il mantello accoglie e protegge l’umanità. Allo stesso modo l’abbondante crinolina e la voce della performer scavano un nido accogliente in cui ci disponiamo all’ascolto. Una cornice positiva entro cui adulti e bambini possono ricevere la fiaba con tutta la sua carica perturbante, senza cadere mai nella fornace della strega.
Trailer #REf18 – Teatro delle Briciole – GRETEL E HANSEL
REf KIDS + FAMILY presents GRETEL & HÄNSEL November 17th – 18th 2018 Mattatoio Gretel e Hänsel is the second chapter of the Storie sulle spalle (Stories on the Shoulders) trilogy, created by Emanuela Dall’Aglio together with Mirto Baliani for the Teatro delle Briciole in Parma.