“A”. L’inizio. Un nuovo inizio? Lo è per Blindur, e forse lo sarà per ogni ascoltatore che stringerà tra le mani il nuovo album. Iniziare qualcosa non è mai difficile. Non arrendersi e portarlo a termine: questa è la vera sfida! Massimo De Vita, ideatore del progetto, sembra saperlo. O meglio, sembra averlo capito. Ed è deciso a riversare in musica questo resoconto della sua vita.
Prima i Blindur erano Massimo De Vita e Michelangelo Bencivenga. Avevano dato vita all’omonimo disco d’esordio “Blindur” nel 2017. Dopo l’uscita di Michelangelo Bencivenga, Massimo De Vita (voce e polistrumentista) decise di investire nuove energie sul progetto. Nuovi compagni vanno a completare la band: Carla Grimaldi (archi e voce), Julie Ant (batterie e voce) e Luca Stefanelli (bassi e voce). Dopo la fusione dei loro sforzi prende vita “A”, secondo album firmato Blindur che esce oggi, 19 aprile 2019, per La Tempesta Dischi.
I brani di “A” non sono mai aggressivi. Non direttamente, se vogliamo essere precisi. Le melodie spaziano dal classico cantautorato all’alternative, accarezzando il folk, per poi perdersi in atmosfere sognanti post-rock. Il tutto arriva come un proiettile a frammentazione. È lo scoppio postumo a fare i danni. Le liriche sono davvero importanti, perché ogni strofa è un importante spunto di riflessione.
Esce oggi, 19 aprile 2019, “A”, secondo album di Blindur.
C’è “Invisibile agli occhi”, che da il via alle danze. Il riff è pulsante e la voce di Massimo De Vita è convincente. Il ritornello è orecchiabile e d’impatto. Proseguendo le melodie si fanno più incalzanti e movimentate, come “Futuro presente” e “Il punto di rottura”, il tutto condito da un buon synth nelle retrovie e schitarrate dinamiche, tra il limpido e il distorto.
La vena cantautorale che contraddistingue i brani di Blindur non manca certo all’appello. La poetica “Q.B” mette l’ascoltatore di fronte all’eterna ricerca dell’equilibrio, alla difficoltà del saper scegliere se ascoltare testa o cuore. “La forma delle mani” stende un velo di dolcezza mista a malinconia terrificante. Parla di gelato al pistacchio, e la fame cresce. Fame di altre tracce.
Le tracce di “A” di Blindur sono come un proiettile a frammentazione. È lo scoppio postumo a fare danni.
“Una brutta canzone” colpisce allo stomaco. Non con un cazzotto. Due, forse tre e anche di più. «Quando provi a tagliarti con una notte di vetro / Quando sei solo un disegno su un finestrino appannato». A quanti è capitato? A quanti capiterà. «Senti che non hai niente / Solo sillabe storte e una brutta canzone». infine arriva “Come sassi” a chiudere il sipario. La ballata è interessante e l’atmosfera è allegra, ma ci si morde un labbro con rammarico ripensando a «tu resti come un cretino a guardare i tuoi sogni partire».
Le tracce contenute all’interno di “A” sembrerebbero parlare di un nuovo inizio, ma alle volte il passato e la malinconia tornano a bussare alla porta impedendoci di guardare al futuro. C’è però presa di coscienza, derivante da una maturazione interiore. Non è facile vincere le sfide che giornalmente ci si parano contro. A volte si preferisce chiudersi in un bozzolo, vivendo nella paura di essere felici. Non è facile vincere ansie, paure e la terribile incertezza che si vive quotidianamente. Come non è facile credere che luce e bellezza, tuttavia, si nascondono a ogni angolo, in attesa di esser vissute. Basta ricordarsi di guardare nella direzione giusta per essere davvero felici.