I COLLE DER FOMENTO tornano con il loro disco più intimo ADVERSUS (Album)
Una foto promozionale dei Colle der Fomento.

I COLLE DER FOMENTO tornano con il loro disco più intimo ADVERSUS (Album)

“Io penso diverso/in un’altra direzione/vado solo verso il basso/perchè è li che trovo il sole”.

Sono trascorsi appena dieci giorni dall’uscita di “Adversus”, l’ultimo attesissimo lavoro del Colle der Fomento e non posso evitare di notare quanto di “Adversus” le persone avessero bisogno. Dalle macchine per strada, on line, nell’attesa che Giancane aprisse il suo concerto al Cinema Palazzo lo scorso 24 di novembre. Ovunque, il Colle risuona. D’accordo, io vivo a Roma. “Grazie ar cazzo che er Colle se sente”, direbbe qualcuno. Eppure sono convinta che, oltre alla coordinata geografica e alla non sottovalutabile diversa e più immediata modalità di fruizione della musica rispetto a undici anni fa, “Adversus” sia un disco importante. E sono molte le persone che se ne sono accorte.

Il verso in apertura a questo articolo è di Simone Eleuteri, il Danno. Viene da “Penso Diverso” la settima traccia del disco. Quella centrale, essendo in tutto 14. L’ho scelto perché, a mio avviso, può rappresentare il fulcro del viaggio cerebrale ed emozionale che “Adversus” riesce a procurare. Vorrei tentare di condurvi per i sentieri che si attraversano ascoltandolo. Mentre i testi fanno sobbalzare dalla sedia, la musica fomenta gli animi, e tutta l’esperienza commuove ed emoziona. Ascolto dopo ascolto. Perché una cosa è certa: è la scrittura a fare da perno al disco. Il lavoro faticoso di tessitura delle fila che Danno, Masito, un fenomenale Dj Craim e il caro Dj Baro hanno saputo intrecciare per creare qualcosa che andasse più in là di un prodotto riconoscibile come classicamente rap. Anche se non è un classico, “Adversus”, lo diventerà di certo perché ne ha tutti gli attributi.

Dentro “Adversus” c’è tanta musica, ci sono tante atmosfere. È un disco intimo, il più personale del Colle der Fomento.

Dentro “Adversus” c’è tanta musica, ci sono tante atmosfere. È un disco intimo, il più personale del Colle der Fomento. Regala prospettive e zero sentenze. Semina dubbi, come fosse un principio di dialogo con sé e l’altro da sé. Partiamo dalla cover: la maschera da guerra giapponese Mempo che, aperta la custodia, ricompare rotta. Composta, ma frammentata. Un dettaglio che può passare inosservato, fondamentale invece per la ricezione del Colle der Fomento in “Adversus”. Ovvio, bisogna ascoltare il disco per arrivarci, ma un primo segnale è già servito. Qualcosa che d’impatto comunica al cuore una certa predisposizione al “sentire”. L’atmosfera cinematografica apre il sipario e dissipa l’attesa. Un fischio all’Alessandro Alessandroni che è invece de El Rojo e che rende alla grande l’immaginario western di Sergio Leone. D’altro canto, è la “Storia di una lunga guerra” quella narrata nel disco e introdotta in questo primo brano.

Una guerra che è conflitto, anzitutto identitario. Ma la natura di un conflitto non è sempre quella di andare “contro”, non è per forza distruttiva. “C’è un nemico che non spara se non spari tu per primo/ c’è un nemico nel riflesso dello specchio ogni mattino”. La calma apparente di questa canzone prepara la mente ad ascoltare tutta la storia. Instilla una micro tensione, ma nel frattempo fa sì che ci si possa fidare. Perché è evidente che chi parla si è già messo in discussione: “noi siamo uguali, ma è il giudizio a rendermi avversario”. “Eppure sono qui”, infatti. Basso e chitarra dalle suggestioni jazz e anche vagamente dreamy, come fossero boccate di fumo in apertura a questo brano dove il bpm torna subito in boom bap e si incastra perfettamente alle corde elettriche che restano a illuminare lo scavo che è appena iniziato.

Eppure sono qui come se fosse facile perdere […] Ma ancora sono qui come te mentre cerco di essere, perché sono qui, trovo me, l’avversario da stendere”.

Il 16 Novembre, assieme al disco, è uscito anche un doppio videoclip che appunto abbraccia in una narrazione unica queste due prime canzoni. È chiaro che non sia un caso o solamente un regalo agli affamati del Colle. Che non sia facile perdere è l’ammissione che ci vuole coraggio a ritornare ora che evidentemente qualcosa da perdere c’è. “Nulla Virtus”, “Noodles”, “Lettere D’argento” e l’omonima “Adversus” sono ciascuna una dichiarazione d’amore verso una vita dedicata alla musica, al rap, a una ricerca che non si è mai arrestata. Un confronto annoiato verso la mera velleità la prima: “È il film della mia vita ed abbia inizio la sfida. Da mo che so come je sto perciò famola finita”.

In “Noodles” torna il cinema e l’aria si fa calda, d’un calore che vorrebbe un camino ed un bicchiere alla mano mentre si ascolta “che cosa hai fatto per tutto questo tempo?”. E il Colle der Fomento lo racconta. Ci fa sedere e ci parla della sua lotta contro il tempo. Il tempo che, per dirla con Luca Carboni “se ne frega e se ne va. Pensa solo a cambiarci l’età”. Le chitarre si accordano al testo. Sono blues, tristi, libere come le gocce alla tastiera che sembrano sbattere da una finestra. Sono “Lettere d’Argento”. Un invito a non aver paura di soffrire, a coltivare i propri dubbi, a dare dignità alla scrittura che è passione ed è pazienza. Il loop è ipnotico e conduce a quel non-luogo che può essere una pagina bianca dove si cerca la verità. “Puoi rischiare di trovarla e quello che vedrai non ti piacerà”.

Con “Adversus” il Colle der Fomento ci fa sedere e ci parla della sua lotta contro il tempo.

“Chiaro, e il conto da pagare questa volta è caro”: siamo ad “Adversus”, dove il senso del conflitto abbraccia una prospettiva impossibile da ignorare. Il mondo ha preso un verso in cui la mediocrità non dà spazio alla complessità. Al sentimento si risponde col denaro e ogni pensiero avverso si tenta di tacerlo. Il Colle no, qui è chiaro e tondo: in barba alle macchine da produzione, Il Colle der Fomento non insiste per loro. “Né per l’oro, lo faccio solamente perché sinnò me moro”. Eccolo il percorso ostinato e contrario. Quello del cuore, che va in basso alla ricerca della luce. “Penso Diverso” è un manifesto. Un altro invito ad osservare, quantomeno, questo percorso dal tragitto diverso. Brano più apertamente sociale, politico e culturale, viaggia come un’onda che s’infrange e si ritrae, in un moto infinito e che qui gira al contrario. Anche la base segue la stessa lunghezza.

Da qui in poi “Adversus” si sbottona. Ritorna “Sergio Leone”, edita nel 2013. Torna l’hardcore che lo spinge. Stavolta, col contributo di Kaos che termina il pezzo strappandoci un sorriso e facendoci sentire a casa. La fotta sale. È “Cuore più Cervello”, è la forza del Colle der Fomento. Rime, incastri, chiusure magistrali. Base aliena, minima, perfetta. Qui c’è tutto senza ammiccamenti: “Faccio solo hip pop. E anche se stamo come stamo, sta roba è roba nostra. […] Funk romano”. Dopo questo volo, arriva spiazzante quella che pare una confessione di resistenza al male. Una preghiera. “Nostargia”, che al ritornello cita quella perla preziosa che fu Gabriella Ferri e che in “Adversus” abbiamo già incontrato. Ma non solo lei. Ci sono Francesco De Gregori, Paolo Conte, Lucio Dalla. Sicuramente altri che non ho ancora scovato. C’è la poesia, il Robert Frost di “Stopping By Woods on a Snowy Evening”.

La fotta sale. È “Cuore più Cervello”, è la forza del Colle der Fomento. Rime, incastri, chiusure magistrali.

Le “Miglia e Promesse” con un Kaos, di nuovo, a chiudere il pezzo dove un’incalzante chitarra acustica accompagna la promessa che non ci si vuol fermare. Ché nonostante “essere me stesso mi consuma, […] siamo vento che non smette di soffiare”. E allora vai col tango! Anzi con “Milonga, rumba che mi bacia nell’ombra”. “Musica e Fumo”, qui riedita e rinnovata dalla precedente con “Loop Therapy” del 2014, è una danza, è stupenda. C’è l’autenticità dell’ispirazione più sincera. Atmosfera leggera come polvere che, se qui è condita verde e viaggia “tra correnti ascensionali”, in “Polvere” si posa perché si resti a contemplarla. “Polvere” fa i conti con la morte. Cita “Tanti Saluti” di Primo Brown e Squarta. È una canzone che fa male, ma “certe volte anche chi parte rimane”. La tromba di Roy Paci e la base di Dj Craim rendono solenne la cecità della vita celebrata qui dentro.

Durante tutto questo tempo, ci si domanda quanto Danno e Masito abbiano dovuto lottare, fino a che punto abbiano dovuto scavare. Rovistare dentro loro stessi, dentro i loro alias, dentro la musica che li ha nutriti. C’è il navigare dentro il personale universo che è la vita dell’essere umano. Da ciascuno costruita sul collage della contraddizione. Sono trascorsi undici anni. “Mempo” chiude in bellezza e a colpi di katana questa enorme raccolta. La maschera di Danno e Masito si è aperta. Dietro, non ci sono che loro, Massimiliano e Simone. E dentro di loro, “tutto quello che brucia dentro”, che è prezioso e va difeso. Una riflessione enorme sulla contemporaneità, “Adversus” è un’opera d’amore. Dentro c’è tutto. Sviscera l’identità e la sua illusoria protezione. Qui, forma e contenuto si appartengono. E quando questo accade, lo scrisse Samuel Beckett, la parola danza e il suo senso permane.

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COLLE DER FOMENTO

ADVERSUS

16 novembre 2018

TAK production | Tuff Kong Records

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