Diamo il benvenuto a I Maiali su Music.it. Iniziamo subito con la prima domanda: raccontateci qualcosa di divertente o imbarazzante che vi è capitata su un palco o in studio di registrazione.
Era il periodo delle registrazioni in quel del Monolith Recording Studio, il giorno in cui decidemmo di affidarci al nostro produttore, Marcello, che ci portò a fare un po’ di foto in una delle zone più oscure del beneventano. Eravamo nei pressi del Sabato, fiume che scorre poco fuori la città e che è legato indissolubilmente al lato oscuro della tradizione beneventana, intorno al quale sono nati miti e leggende sui vari riti di streghe che riempiono la zona.
Una perfetta trama horror.
Noi eravamo già un po’ intimoriti. Vuoi per l’altare di un Cristo molto spettrale (che al buio metteva un po’ di ansia), vuoi per i vari edifici circondati di mistero che si stagliavano intorno a noi. Il nostro caro produttore ci ha tartassato di ansie e paure per la nostra incolumità, in quanto pare che la zona fosse battuta da persone poco raccomandabili. Insomma, lo shooting più ansiogeno che si potesse immaginare ma alla fine è passato senza problemi.
Come nasce il sound de I Maiali e come l’idea della band?
La band nasce ormai tre anni fa con l’intento di voler riportare il rumore nella musica, insieme alla provocazione e la rabbia, far nascere pensieri, suscitare qualcosa nello stomaco dell’ascoltare. Il sound è stata una evoluzione continua culminata con la nascita di “Cvlto”, grazie anche alle sapienti mani di Marcello della Overdub Recordings e di Phil Liar del Monolith Recording Studio. Un sound che fosse sporco, distorto, acido come il moniker che portiamo con noi.
Parliamo di “Cvlto”. Come nasce questo lavoro? Dove vuole arrivare?
“Cvlto” nasce grazie alla spinta data da Marcello della Overdub Recordings nel voler scavare in noi stessi e cercare realmente la nostra strada artistica. Una volta centrato il punto siamo andati diretti tutti insieme verso il nostro obiettivo, verso l’immaginario che volevamo per la nostra band e il sound che avevamo la necessità di tirare fuori. Noi vogliamo arrivare alle persone che sentono ancora il bisogno di qualcosa che li smuova, che gli dia quella scossa di rabbia e il modo per sfogarsi. Il nostro “Cvlto” è un luogo dove la preghiera si tramuta in rumore e urla, dove chi vuole può essere accolto per distruggere la mediocrità con noi stessi.
Nel disco emergono dei riferimenti musicali agli anni ’90. Quanto conta per voi il sound di quel periodo?
Gli anni ’90 sono stati fondamentali per la nostra crescita sia artistica che personale. È la musica con cui abbiamo vissuto la nostra adolescenza e che ci ha formati. I grandi movimenti nati in quel decennio sono ancora oggi uno degli ultimi baluardi della musica rock ed estrema e nella composizione dell’album è normale che questi riferimenti siano usciti in maniera naturale, quasi senza che lo volessimo. Sono partiti direttamente dal nostro stomaco e messi in musica.
Come vi trovate nel panorama musicale? Vi sentite underground?
Siamo una band nata da poco con questa nuova identità. Con l’album d’esordio, uscito da pochi mesi, quindi stiamo ancora cercando una nostra vera e propria “casa” nel movimento underground italiano, e non solo. Stiamo sperimentando e suonando in diverse realtà, vivendo esperienze che ci stanno facendo crescere e che ci stanno dando la possibilità di capire dove proseguire nel nostro immediato futuro. Ma sì, siamo una band underground che dal basso si fa sentire più forte possibile.
Di chi o di che cosa avete bisogno in fase compositiva? Che cosa non può mai mancare mentre scrivete musica?
Una direzione, può sembrare banale. Ma in fase compositiva abbiamo bisogno di avere le idee chiare su dove vogliamo andare con un determinato riff o groove. Nel momento in cui scocca la scintilla mentre si suona in sala prove abbiamo bisogno di fermarci e da quella scintilla fare accendere il fuoco che può poi diventare una canzone vera e propria.
Il vostro palco ideale? Quale è il palco migliore per suonare “Cvlto”?
Non esiste un palco migliore, ma pensiamo valga per ogni band. Ogni luogo in cui suoniamo ha una sua dimensione e ciò porta a diverse esperienze e performance. Ci piace pensare di essere una band adatta a qualsiasi tipo di palco. Però dobbiamo ammettere che sarebbe interessante suonare in un luogo dove palchi non dovrebbero esserci, ma che sarebbe perfetto per il nostro rituale: una chiesa sconsacrata.
Quale è il vostro brano al quale siete più legati? Perché?
Ogni brano ci ha dato qualcosa e ha una storia da raccontare. Sicuramente “Danza come Manson” è il brano che ha dato il via a tutto il processo creativo dell’album quindi ha un posto speciale nelle nostre anime.
Chiudiamo con il classico “fatevi una domanda e datevi una riposta”. Che ci dite?
Abbandonatevi al nostro “Cvlto” e lasciatevi trasportare in questo viaggio, non sarà una gita di piacere ma siamo sicuri che alla fine vi sentirete soddisfatti.