I MODERN STARS ci portano nel viaggio lisergico di SILVER NEEDLES
I Modern Stars in una foto promozionale.
I Modern Stars in una foto promozionale.

I MODERN STARS ci portano nel viaggio lisergico di SILVER NEEDLES

Se quest’estate non siete riusciti a fare la vacanza che sognavate, ci pensano i Modern Stars a prendervi il biglietto per un bel viaggio. Un viaggio in bassa stagione perché il loro nuovo album “Silver Needles” esce oggi 25 settembre. Ma tranquilli, sarà certamente molto interessante.

Al primo ascolto sembrano un gruppo uscito da qualche sobborgo di Bombay, o una regione remota di Goa, oppure ancora dalla summer of love made in USA. E invece sono una band del frusinate con tanta voglia di recuperare un groove e delle sonorità che riecheggiano fra il solenne e lo scanzonato.

Lo stile di “Silver Needles” è di forte derivazione, strizza un po’ l’occhio alla psichedelia delle origini imbevuta di lontano Oriente

Non ci si accorge appieno della provenienza e del “modus operandi” dei Modern Stars fino alla traccia “Side By Side” che si apre con un’omelia del parroco di Sora contro i migranti. Proprio quel brano, posto quasi in coda a “Silver Needles”, ci catapulta indietro facendoci sbattere il muso sulla quotidianità dopo cinque canzoni di evasione lisergica. E questo aggettivo non è usato a sproposito, anzi.

Lo stile di “Silver Needles”, infatti, è di forte derivazione, strizza un po’ l’occhio alla psichedelia delle origini imbevuta di lontano Oriente. Il suono dei Modern Stars è caratterizzato dall’uso di strumenti classici della cultura indiana come il sarangi, mescolati con la chitarra elettrica in overdrive, cori gutturali e stralci di telegiornali. Non stiamo parlando di un’attualizzazione di Ravi Shankar, quanto di una base culturale forte su cui i Modern Stars hanno costruito il loro album d’esordio.

“Silver Needles” insomma è un’opera prima piena di riferimenti, richiami e rimandi, palleggia fra la musica orientale, la sua riscoperta in salsa Woodstock e una spruzzata di attualità. Un debutto discografico coraggioso e molto intelligente in cui nessun elemento è lasciato al caso, ma al contrario collabora al messaggio finale. C’è dimostrazione di conoscenza della musica (notevole la cover di “Hey Man”) senza sfociare nell’esibizionismo fine a sé stesso. In definitiva, un ottimo prodotto che non mancherà di stupire.