È sempre interessante conoscere membri della famiglia Volcano Records. “Crown of Shyness” è il secondo album dei The Perfect Tree. Ad oggi sembrano aumentare considerevolmente band in cui il cantante imbraccia il basso. È il caso di Emiliano Aimone, ideatore del progetto, accompagnato dalla sei corde di Ivano Guari. Per gli indispensabili groove si è resa necessaria la batteria di Lorenzo Arese. Il progetto nasce a Torino da un’idea tanto semplice quanto efficace. L’albero è per il trio la creatura terrestre che tenta di abbracciare il cielo, l’altro da sé. L’impasto melodico e lirico di “Crown of Shyness” è molto diverso da quello di “Antifragile”. Si radica nel funk, ma riserva tante sorprese e possibilità diverse di arrivare a toccare con le foglie in cima l’alto, il firmamento. Per esempio, in “The war machine” il sottosuolo si fa grunge, per cui i groove si colorano di sfumature nere.
Quattro sfumature di funk in “Crown of Shyness”, EP di esordio dei The Perfect Tree
L’inglese dei testi ha una metrica fantasiosa rispetto alle melodia. Ad ogni modo, l’ermetismo è la loro strada anche dal punto di vista verbale. L’armonia stratificata di mondi lontanissimi fa il paio con liriche profondamente ambivalenti. Enigmi affidati all’ascoltatore. Emiliano Aimone ha un timbro cangiante un’estensione notevole. Riesce a tirare e approfondire la vocalizzazione seguendo spleen sempre diversi. In “Don’t forget to be (the way you are)” e in “Megera” strizzano con maestria l’occhio al rythm and blues, senza ignorare tentazioni caraibiche. D’altronde, è estate per tutti. Resta insopprimibile, sotto la spessa coltre di riff ballabili, l’amore per gli anni ’80 di Peter Gabriel e Sting. In “Resurrection Man” virano bruscamente verso il post-rock, incastrando con successo sfumature noise in un’architettura sonora tanto aliena quanto inospitale. Così “Crown of Shyness” mostra un altro interessante snodo della composizione internazionale dei The Perfect Tree.