I Water Tower sono una band storica della scena punk brianzola. Attivi dal lontano 1989, non si sono mai fermati, pur tra cambi di formazione e ricerca sonora, per ben tre decadi, costruendo la loro reputazione grazie a un’intensa attività live, punteggiata, negli anni, da pochi ma buoni lavori in studio. Oggi si presentano ai loro fan con un album intitolato alla loro carriera, che si chiama come loro, “Water Tower”.
Il risultato di questa ultima fatica è un’opera solida, in cui le influenze punk e rock danno grinta una solare base ska. Si parte con la gioiosa bordata ska di “Ti sei Accorto”, pezzo evidentemente nato e pensato per i concerti, a un brano più atipico, come “Quello che Ho”. Qui il sound della band è venato di un ruvido rock n’roll blueseggiante che ci ricorda da lontano i Motorhead. Il ritornello, decisamente punk, vira la canzone verso un tono decisamente personale.
Un Album solido, in cui influenze punk e rock danno grinta a una solare base ska
“Occhio Malocchio” è un’altro scatenato giro di chitarra ska, dal riff ossessivo e cantilenante (tanto da finire in un “occhio malocchio, prezzemolo e finocchio!” cantato a squarciagola da tutta la band). “Immaginazione” rallenta il ritmo ed è un errore: ne esce fuori un brano poco convincente, che non controbilancia l’entusiasmo precedente con spunti altrettanto interessanti.
“La Notte Passerà” invece calca la mano sull’ossessività di “Occhio Malocchio”, creando una cavalcata punk nevrotica e martellante. Il sound si rasserena su “Gira Gira”, un inno all’ottimismo puramente ska. “Controvento” fa assumere al trombone un sound più notturno e riflessivo, parlando di qualcosa che sembrava bandito dal linguaggio dei Water Tower: la stanchezza. Un pezzo inusuale, che mostra la capacità della band nel modulare i toni.
Un’opera che trasuda la passione di una band dalla storia decennale
“Umano Disumano” chiude l’album. Un peccato, perché si tratta del brano decisamente meno riuscito di “Water Tower”, con un testo didascalico, poco incisivo e fastidioso. Se il lavoro si fosse concluso sulla malinconia di “Controvento”, non si sarebbe avvertito alcun problema. Uno scivolone che non pregiudica la qualità di un album vario, vitale e ben fatto, che trasuda la passione di una band che dopo trent’anni sul palco, ha ancora parecchio da dire.