Grandi confessioni per Elton John su Radio BBC2. Probabilmente i giornalisti hanno gettato un incantesimo su quei microfoni che sembrano indurre in sincere confessioni gli amici di John Lennon. Paul McCartney la scorsa settimana ha ammesso di sentirsi sollevato per la ritrovata pace con il suo amico poco prima che venisse assassinato. Ieri è stata la volta di Elton John, ospite insieme a Sean Lennon, figlio della voce di “Imagine” e di Yoko Ono. Ecco come il piano-rocker descrive John Lennon alla nascita del figlio:
«Quando sei nato tu, si è ammorbidito, raddolcito… Poter passare tanto tempo con te, in una situazione di vita di famiglia, lo ha compensato per non aver potuto fare lo stesso con Julian, il suo primo figlio»
Ricordiamo che fu Paul McCartney a scrivere l’intramontabile “Hey Jude”, in realtà dedicata a Jules Lennon, figlio del primo matrimonio di John. L’autore di “Tiny Dancer” fu l’ultimo a condividere il palco con John Lennon prima che venisse ucciso. Era il 28 novembre del 1974, al Madison Square Garden di New York.
E pensare che quel concerto fu frutto di una scommessa amichevole tra artisti. Elton John aveva collaborato alla produzione e all’incisione di “Walls and Bridges” di John Lennon. Il primo era pronto a scommettere su una prima posizione per il singolo “Whatever Gets You Thru The Night”. La profezia di Elton John si avverò, quindi John Lennon tenne fede alla promessa. L’ultima volta che era salito su un palco era il 13 settembre del 1969.
“Whatever Gets You Thru The Night” – John Lennon (feat. Elton John)
«Era terrorizzato, ti dico. Stava proprio male, prima dello spettacolo, stava male fisicamente. Quando arrivò in scena fu salutato da un’ovazione così rumorosa come non l’avevo mai sentita prima, roba da pelle d’oca. Eravamo tutti commossi»
Il salto dalle dichiarazioni malinconiche a quelle solenni è davvero breve per Elton John:
«Tuo padre era una persona capace di unire le persone, ed era convintissimo delle sue opinioni. Tutti i problemi che le sue idee gli hanno causato, la persecuzione dell’FBI, non l’hanno tacitato. Era un uomo amante della pace, brillante, spiritoso, determinato – avremmo bisogno di persone così, oggi. E se fosse ancora con noi, forse gli avrebbero già dato un Nobel per la pace»
Sicuramente “Imagine” incarna maggiormente uno spirito pacifista che non quello dell’America di Donald Trump. Ricordate che qualcuno aveva proposto di fare del successo di John Lennon l’inno degli Stati Uniti? Piuttosto, forse dovrebbe essere l’umanità tutta a volerlo come inno per un mondo migliore.