Nel bel mezzo di una discografia che riscrive in continuazione il significato e le intenzioni del genere indie, La Collera pubblica il primo EP omonimo. Perfettamente in bilico tra la scuola dell’indie pop contemporaneo e un certo gusto indie internazionale dello scorso decennio, “La Collera” è un lavoro semplice eppure caratteristico. La band milanese formata da Giovanni Casalucci (voce), Giannandrea Forestieri (chitarra); Alessandro Pisu (basso) e Enrico Buttafuoco (batteria) presenta un EP personale e che ancora non strizza l’occhio al pop delle major. Se il rischio è quello di non avere un facile successo, è anche vero che qui si crea un’identità.
Quello che La Collera ha deciso per il proprio esordio è allora un biglietto di presentazione che sia in grado di mostrare tutte le loro capacità. “La Collera” è un disco naturale e sincero che non è comunque mai banale. Merito sicuramente anche della produzione artistica di Manuele Fusaroli e Michele Guberti che optano per degli arrangiamenti minimali ma vincenti. Ma anche i testi de La Collera non sono da meno, rinunciando al nonsense tanto in voga senza cadere però nella retorica e giocando spesso con il contrasto melodico. Insomma capacità che spesso appartengono ad artisti più navigati e che i quattro non si lasciano sfuggire.
Il primo EP omonimo de La Collera è perfettamente in bilico tra la scuola dell’indie pop contemporaneo e un certo gusto indie internazionale dello scorso decennio
Così “Certi Posti Sono Fatti per Sentirsi Soli” funziona proprio per lo stridere con classe delle melodie pop e il testo accigliato. Mentre un sound più vivo si fa avanti in “Una Cosa Di Poco Conto”. Non sono da meno “Una Nuova Bugia” e soprattutto “La Macchina Del Veleno”. Melodie romantiche che richiamano i Baustelle, come spunti più energici della nostra miglior scuola indie. Una malinconia che non è cupa e una rabbia che non grida. La Collera confeziona un EP che finisce davvero troppo presto e speriamo che non sia stato solo una piccola apparizione. In fin dei conti “le cose belle devono essere divorate”.