IL SONNO DEL MOSTRO: La fantascienza a teatro si può e si deve fare
Benedetta Rustici, Sebastian Jan Marzak e Marianna Arbia in una foto promozionale de "Il sonno del mostro" diretto da Gabriele Paupini.
Benedetta Rustici, Sebastian Jan Marzak e Marianna Arbia in una foto promozionale de "Il sonno del mostro" diretto da Gabriele Paupini.

IL SONNO DEL MOSTRO: Basta una lettura per capire che la fantascienza a teatro si può e si deve fare

Teatro e fantascienza compongono un binomio rischioso. I BiTquartett lo sanno bene, e hanno optato per la prudenza nell’approccio al fumetto di Enki Bilal (“Le sommeil du monstre”, 1998) nell’adattamento originale di Federico Guerri. La decisione di portare al Nuovo Cinema Palazzo un primo studio in chiave di lettura scenica è stata premiata dal pubblico. Questa prima conferma del buon lavoro svolto servirà certamente per far trovare a “Il Sonno del Mostro” una dimensione ideale.

Ambientata in un distopico 2026, in cui l’organizzazione terroristica Obscurantis Order cerca di spazzare via la scienza e il pensiero, la storia narra le vicende di Nike. Il prodigioso bambino dalla memoria sovrumana è nato durante le guerre jugoslave, e ha promesso di proteggere nei suoi primi giorni di vita Amir e Leyla. Ora lotta per ritrovarli.

Questa primordiale incarnazione de “Il Sonno del Mostro” si è rivelata un grande successo.

Luigi Testoni, nei panni del protagonista, riesce a entrare in contatto col pubblico per tutta la durata della mise en éspace, con un’interpretazione alienata e spiazzante, tradita da alcuni momenti di eccessiva accademicità che comunque non invalidano la performance. Flavio Murialdi e Francesca Zerrilli danno il volto ai cattivi che amiamo odiare con carisma e fascino, anche se Optus Warhole convince solo fino a metà spettacolo, diventando una minaccia via via meno spaventosa, che inizia a mostrare debolezze e umanità proprio quando non c’è più tempo per approfondire la sua psicologia.

Il momento più emozionante si regge sulle ottime performance di Benedetta Rustici e di un’improbabile ma davvero convincente Marianna Arbia nei panni, rispettivamente, di Leyla e del suo anziano padre. Sebastian Jan Marzak non brilla particolarmente nei panni di Amir, complice la difficoltà del dover caratterizzare un personaggio che ha davvero poche battute d’impatto, e che viene delineato principalmente in funzione della propria storia d’amore.

Luigi Testoni, nei panni del protagonista, riesce a entrare in contatto col pubblico per tutta la durata della mise en éspace.

Prendendo atto dei limiti del mezzo, superandoli e giocandoci, Gabriele Paupini è riuscito a dirigere magistralmente il cast. Questa primordiale incarnazione de “Il Sonno del Mostro” si è rivelata un grande successo. Con la giusta produzione, e trovando collaboratori che condividano la volontà di uscire fuori dagli schemi di Federico Guerri e dei BiTquartett, la messa in scena si farà. Dimostrando al pubblico che l’unione fra fantascienza e teatro, dopotutto, può riuscire e sorprendere.