Il viaggio dentro la bellezza italiana de LA GOVERNANTE nel loro ITALIAN BEAUTY
La Governante ritratti da Alice Di Mari
La Governante ritratti da Alice Di Mari

Il viaggio dentro la bellezza italiana de LA GOVERNANTE nel loro ITALIAN BEAUTY

Un collage di sensazioni che è come “un’esplosione di coriandoli”. Ecco l’ “Italian Beauty” de La Governante, quartetto di Augusta in vita dal 2012. Al mondo da due giorni, “Italian Beauty” è il secondo lavoro prodotto per loro dall’etichetta indipendente “La Fabbrica”.
Un lavoro che convince al primo ascolto e che dà conferma circa quel “miglior debutto 2015” che è stato siglato con “La Nouvelle Stupèfìante”, il loro primo disco.
Sì, perché ciò che sembra caratterizzare La Governante è la capacità di creare una sintesi sonora e atmosferica tra diverse inclinazioni musicali, la quale dà vita a una creatura a sé, una creatura nuova e che ci somiglia. Come la figura di donna che emerge, delicata e bellissima, nell’artwork della cover a cura dell’artista spagnolo Conrad Roset.

Un collage di sensazioni che è come “un’esplosione di coriandoli”. Ecco l’ “Italian Beauty” de La Governante.

Una donna avvolta da miriadi di petali appena calcati. Tanto familiari e vividi da richiamare la sensualità più autentica. Un volto dai capelli rosso papavero. Caldi e colanti, vivi e leggiadri come la sezione ritmica che dirige un po’ tutti gli undici brani del disco. Ciascuno legato all’altro senza collanti o forzature. Quello de La Governante è per questo un cantautorato moderno che ha però la rara qualità di ricordare l’antico, l’origine della poesia.
Si potrebbe parlare di atmosfere anni ’80 per l’impiego del synth, per la disco latente nelle pelli, ma non si renderebbe giustizia al lavoro di assemblaggio – e certamente d’ascolto – che Salvatore Micalizio (voce e synth), Sergio Longo (batteria e beat), Daniele Ricca (chitarra e synth) e Maurizio Carrabino (basso e synth bass) hanno compiuto per “Italian Beauty”.

È come se La Governante riuscisse naturalmente a far dialogare presente e passato su diverse dimensioni. Il cinema è presente. Campionato come si fa col rap old school, in “Le nostre attese ai semafori spenti”, secondo brano, si ascolta “L’Eclissi” di Michelangelo Antonioni.
Ta voix, tes yeux, tes mains, tes lèvres. Più avanti, in “La belle époque”, il prezioso featuring con The Niro viaggia sulla scia del monologo di Anna Karina che in “Alphaville” di
Jean-Luc Godard recita le parole di Paul Éluard. Meravigliosa scelta per una canzone che riesce ad essere profonda senza affogarsi mai. Così è, l’ “Italian Beauty”. Variopinta, complessa eppure accessibile.
Il disco infatti scorre liscio ed entra lento sottopelle. Racconta di odori, umori, sconfitte, persone. “Perché in fondo tutta la bellezza sei tu”. E, garantisco, La Governante riesce a fare di ogni “tu”, l’artefice di bellezza e sì: ci si sente importanti, almeno per mezz’ora.