KORMORANO: "Mi sono sempre sentito un soldato della musica"
Kormorano presenta "Mamma nen l’è sapè", il suo nuovo singolo uscito il 24 luglio
Kormorano presenta "Mamma nen l’è sapè", il suo nuovo singolo uscito il 24 luglio.

KORMORANO: “Mi sono sempre sentito un soldato della musica”

Diamo il benvenuto su Music.it a Kormorano. Iniziamo con una domanda per rompere il ghiaccio: raccontaci qualcosa di divertente o di imbarazzante che ti è successo in studio o su un palco.

Allora, partiamo dal presupposto che rischio di fare figure di merda ad ogni concerto. Ma diciamo solo “roba” dove potevo farmi veramente male… Con i Mellow Mood rischiai la vita sotto un’americana, e ricordo lo scorso anno con la Chicken Production: concerto in piazza, 3000 persone, si ruppe una macchina del fumo e il liquido oleoso invase la mia posizione, ho pattinato per un ora e mezza… c’è il video su YouTube se volete le prove.

Parliamo subito di “Mamma nen l’è sapè”. Come nasce questo brano? Dove vuole arrivare?

In realtà era un brano che avevo scritto per la Chicken Production, però la produzione era un po’ lontana dalla direzione che ha scelto la band. Cosi piuttosto che farla morire nel dimenticatoio, ho cominciato a farla girare su Whatsapp. Il mio amico Gigi Potenza l’ha portata nel HQ di Garrincha Dischi e da li è partito tutto. Dove voglio arrivare? Per indole non faccio programmi incredibili ma li cambio in corso d’opera adattandomi al paesaggio.

“Mamma nen l’è sapè” è scritto in dialetto di Terracina. Quanto conta la tua terra per la tua produzione musicale?

La mia terra è la mia musa, molti pensano che il dialetto sia un vincolo, credo invece sia un valore incredibile. Il sincronismo del dialetto scatena una tempesta di emozioni assurde dal “ma che cazzo ha detto?!?” alla lacrima facile.

“Mamma nen l’è sapè” viene alla luce in un periodo particolare. Quale pensi che sarà il futuro di questo brano? E della musica in generale?

Se non penso al lato economico la quarantena è stato un periodo felice per me. Ho la fortuna di avere il mio studio a casa e quindi ho lavorato molto. Amo il fai da te e ho sistemato un po’ di cose della casa, fatto giardinaggio e non per ultimo sono arrivato a incredibili livelli su Call of Duty. Poi quando ho realizzato che non sarei salito per molto tempo su di un palco mi è venuta la depressione cosmica. Penso a tutti i miei compagni di viaggio che vivono di questo mestiere… non sarà semplice… spero minimamente di strappare uno stralcio di estate ai colleghi e alle persone che in questo momento non sono serene.

Come descriveresti il tuo sound? Da chi o da cosa prendi ispirazione per scrivere la tua musica?

Non so come descriverlo, e sinceramente non ho mai cercato di etichettarlo, so solo che amo andare a cercare i collegamenti ritmici e melodici tra i posti del mondo. Una ricerca che ho cominciato pian piano viaggiando con i Mellow Mood e ispirata da una chiacchiera con Daniel Plentz dei Selton.

Sul palco con una band o su un palco come Kormorano. Quali sono le differenze? Perché?

Il palco è il palco, è il mio posto preferito. Ovviamente la serenità con cui affronto un concerto dipende dallo strumento con il quale ci salgo su. Ma sono emozionato anche se faccio il fonico, il tour manager per Giancane o sono al banchetto merch di Coez. Pensa che al concerto di Koffee allo Sherwood Festival dello scorso anno ero nella baia dei tecnici fomentato come un bambino nel guardare i Compozers suonare.

Cosa ne pensi della scena musicale italiana? Ti senti integrato?

Siamo il terzo mondo musicale. E tralasciando la questione puramente economica negli ultimi mesi abbiamo potuto vedere come quello del mondo dello spettacolo sia una realtà molto debole ma allo stesso tempo formata da persone forti e determinate, bisognerebbe riuscire a canalizzare le energie in un’unica direzione e non essere campanilisti. Mi sono sempre sentito un soldato della musica, al suo servizio, e nelle prime ore dall’uscita del brano mi sono sentito addosso un calore indescrivibile di molte persone che non mi aspettavo assolutamente. Quindi più che integrato, abitando in provincia, mi sento sempre quello che purtroppo per arrivare “nel giro” deve sempre farsi almeno due ore di viaggio.

Ultima domanda, il classico “fatti una domanda e datti una risposta”. Che ci dici?

Come dite? Il tuo piatto preferito?

La pizza, rigorosamente napoletana… scelgo sempre la bianca con pachino, olive di gaeta, alici e capperi, ma raga, quanto cazzo è buono il Pollo Jerk jamaicano con il platano fritto!