Non stavate aspettando anche voi con trepidazione l’uscita di “Go go diva”, il nuovo album de La rappresentante di lista? È stato fantasticamente anticipato dall’uscita del coinvolgente singolo “Questo corpo”. Personalmente mi ha solo stuzzicato l’appetito. Con “Questo corpo” La rappresentante di lista sfoggia un abito sonoro già sperimentato e apprezzato in “Mina vagante” e “Cosa farò”. Sono sicura che in questo modo riuscirà a raggiungere anche le donne sulle porte dell’adolescenza, poco avvezze alle tonalità cantautorali di “(Per la) via di casa” e “Bu Bu Sad”. E può essere solo un bene. Perché l’occhio di Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina sull’universo femminile è scevro da stereotipi senza risultare inutilmente pedante. Ricordano molto la poesia impegnata di Fabrizio De André, per il sarcasmo e la simbologia allusiva adottata. I soggetti dei loro testi sono un’occasione imperdibile per approfondire il discorso sull’Uomo.
In “Questo corpo” si dedica uno spazio importante di “Go Go Diva”, edito dalla Woodwarm Label, al passepartout nei confronti del mondo. Consiglio spassionatamente di non dividere la melodia dal videoclip. La vagina è finalmente rappresentata come centro nevralgico del corpo femminile. Con fotogrammi provocatoriamente sensuali e mai volgari si cerca di tematizzare, in modo intimo e universale, pulsioni troppo spesso ignorate. Il corpo non è mai un freno per le capacità della mente. La gabbia del mentalismo è spezzata dal corpo, difendendo la persona dalle posture ipertrofiche della ragione. Si deve imparare a voler bene al proprio corpo.
Neanche con un genere melenso come la ballata La rappresentante di lista riesce a essere scontata.
In “Ti amo (Nana Nana)” ritorna la voce priva di autotune, insieme al felice connubio di blues e pop che hanno contraddistinto la band dagli esordi. “Go go diva” si spiega nelle orecchie in un’esplosione caleidoscopica di contaminazioni e sperimentazioni. Neanche con un genere melenso come la ballata La rappresentante di lista riesce a essere scontata. Stavolta canta una richiesta di conferma. Ognuno sa come ama, ma desiderare di specchiarsi nell’altro e trovare lo stesso amore non è semplice. In fondo è nell’alterità che si compone un uno ricco e prolifico. Nell’uguaglianza dei poli ci sarebbe solo bieco narcisismo, in tutta la sua sterilità.
Poi esplode l’indie-pop in salsa dance godibilissimo. Tra cassa e basso, viene steso un tappeto di elettronica che mette in risalto la voce di Veronica Lucchesi, stavolta accompagnata da Dario Mangiaracina. È di nuovo la coppia il soggetto della lirica. Giunti al fulcro del vortice delle passioni si trova la paura degli effetti. La “Maledetta tenerezza” è, quindi, un arguto pretesto per riabilitare i limiti. Bisogna ricordarsi di quella tenerezza che spinge verso l’altro se si decidesse di non restare in superficie.
L’inizio di “Alibi” è come una secchiata d’acqua fredda. Perché ora affermi di voler rincorrere? No, sarebbe banale per La rappresentante di lista. Non è in cerca di giustificazioni. Semplicemente, si richiede di non temere di ammettere di avere paura. La dose di elettronica su cui si appoggia gran parte del testo ben descrive il fuoco della determinazione. C’è un ipnotico giro di basso ad accompagnare l’impasto wave anni ’90. Le scelte sonore riservate al ritornello riportano a una dimensione di coralità più familiare alla prima produzione del gruppo.
La rappresentante di lista avvolge oniricamente uno dei temi più brucianti della questione dell’autodeterminazione femminile.
“Giovane femmina” inizia come le canzoni che hanno fatto grande il cantautorato italiano. Gli effetti sono ridotti al minimo. È autentica perché porta in luce le difficoltà reali. Si ama come adolescenti e si deve vivere da adulti. Le canta per scuotere le coscienze. Dipinge la figura di una donna premurosa che non sta in silenzio, ma neanche si lamenta, solo cerca e pretende trasparenza. “Guarda come sono diventata” ha il piglio di una bambina che vuole l’attenzione dei più grandi. Perché, va bene essere consapevoli dei propri traguardi, ma la costruzione del sé passa sempre attraverso il giudizio dell’altro. Il ritmo accelera, e insieme i toni malinconici di questa traccia ambient, stridendo con l’andamento della linea vocale che sembra non curarsi del beat incalzante. E allora si capisce che il discorso motivazionale è tutto interiore, non trova nessuno ad ascoltarlo.
“The bomba” si apre con lo spelling del titolo della traccia. È il timbro scelto per la pronuncia a differenziare il motivante tifo delle cheerleader dall’enunciazione inquietante delle lettere. Quante richieste d’aiuto cadono nell’indifferenza? L’evoluzione elettronica de La rappresentante di lista avvolge oniricamente uno dei temi più brucianti della questione dell’autodeterminazione femminile. Con una traccia volutamente scandalizzante, coinvolge senza smettere di violentare l’intimità di chi ascolta. Con “Panico” c’è solo da riflettere. Per questa canzone si sceglie una cornice in cui è impossibile distrarsi dal testo. Affronta il tema del panico e della diffusione per contagio con metafore leggere. Con violini e chitarre spiega la natura invasiva del panico, in grado di sciogliere l’identità personale nella folla. Ne sottolinea la natura anfibia, a metà tra eccitazione e delirio paranoide, proprio come la risata che intervalla le strofe.
“Go Go Diva” è un album che dovrebbe essere ascoltato con attenzione da giovani donne.
Torna l’elettronica con “Poveri noi”, con un ritmo frenetico e sensuale a sostegno di una lirica dialogica e schizofrenica. Stavolta a essere valorizzata è la comunicazione verbale. Al di là di ogni alchimia fisica, le relazioni si frantumano contro il silenzio o un discorso improprio. Lì si è solo poveri, perché l’altro è lontano. Non è un bisogno dettato da una Sindrome di Stoccolma, bensì matura consapevolezza che l’identità si costruisce nella relazione, e la parola è una via per comprendere se la direzione intrapresa sia la medesima. Con “Gloria” si riprendono le fila di un discorso che serpeggia in tutto “Go Go Diva”. La semplice lezione che La rappresentante di lista vuole impartire è che difficilmente si sta davvero insieme quando si è sulla cresta dell’onda. Riuscirai a non avere paura di stare in apnea, dove il mare è più profondo?
“Woow” è una traccia che non andrebbe mai separata da “Ti amo (Nana Nana)”. Potrebbe essere la sua naturale evoluzione, oppure la premessa. Il titolo è un’espressione che suggerisce la meraviglia per l’empatia. Quella de La rappresentante di lista è una proposta fatta con un benevolo sorriso: impariamo a vestire i panni dell’altro, ascoltarlo e tremare con lui. È un inno al coraggio. Non aver paura di amare: questa è la massima che chiude “Go Go Diva”, un album che dovrebbe essere ascoltato con attenzione da giovani donne. Ha il metro giusto per poter incontrare i gusti musicali delle teenager, che spesso sbadigliano solo a sentire un arpeggio di chitarra acustica. La comprensione dei difficili contenuti arriverà con il tempo. Ma non solo loro dovrebbero farne tesoro. Chissà che la musica non riesca ad arrivare dove l’educazione politica e comunitaria ha finora fallito.
[one_half]
LA RAPPRESENTANTE DI LISTA
GO GO DIVA
14 dicembre 2018
Woodworm Label
[/one_half]
[one_half_last]
[/one_half_last]