Con un grido di speranza, per la Giornata Mondiale del Rifugiato, è stata aperta la serata del 20 giugno a Villa Ada. L’Orchestra dei braccianti, che vede musicisti, contadini e lavoratori di varie nazionalità uniti dal legame con l’agricoltura, ha invaso il palcoscenico con i molti strumenti e le variegate voci, ha attirato l’attenzione del pubblico; è riuscita a sciogliere l’imbarazzo e a spezzare il silenzio in una serata che nessuno si sarebbe mai aspettato. Non è stata, quindi, troppo lunga l’attesa della cantautrice: il pubblico ormai in modalità concerto e alquanto curioso, era pronto per affrontare l’entrata di Nada.
Un solo raggio di luce irrompe nell’oscurità del palco, il solo che illumina l’entrata della cantautrice. Tutto profondamente nero, come una sorta di rito d’iniziazione, Nada lascia tutti senza parole. Dopo il primo brano, una voce off ha informato il pubblico su come fruire il concerto, istruzioni d’uso per indagare la propria interiorità. Un inizio dal tono quasi ironico, bizzarro, sicuramente inusuale. Eppure Nada non aveva affatto intenzione di giocare. Nelle vesti di un angelo nero, la cantautrice ha deciso di svelarsi e, senza più filtri liberare il suo inquieto Es. Come una menade si è lasciata andare ad una danza selvaggia, senza una precisa logica, ma a un puro e libero istinto.
Nada e l’oscura profondità di “È un momento difficile, tesoro”, catturano l’attenzione del pubblico di Villa Ada.
La risposta del pubblico non ha tardato ad arrivare: straniato da ciò che stava vedendo, concentrato nell’afferrare ciò che stava accadendo.
Nada ha portato su quel palco tutta la sua storia e le sue debolezze racchiusi nel suo ultimo album “È un momento difficile, tesoro”. Grida e pianti si sono uniti a questa rivoluzione interiore, a questo canto di liberazione. Il nero ha lasciato il posto al blu, alla tristezza, alla consapevolezza del tempo che consuma, ai rimpianti e al desiderio di ricominciare. Ritornare nel grembo materno per non fare più errori, cancellare tutti qui ricordi che troppo spesso affiorano dall’oscurità e rinascere con una nuova luce.
Nada è riuscita a toccare le corde più profonde del proprio essere e far rinascere, almeno in parte, quei colori che l’hanno sempre caratterizzata. Alle prime note di “Senza un perché”, il pubblico attento e partecipe all’emozioni della cantautrice, sembra distendersi e riconoscere la Nada che ricordavano. Ma la vera rinascita arriva solo alla fine, quando un arcobaleno di colori invade la scena e Nada torna sul palco per il bis e il pubblico inizia a ballare sulle note di “Ma che freddo fa”. La donna angelo sembra aver compiuto il suo cammino di purificazione, il pubblico stordito rimane sorpreso dall’essersi trovato totalmente immerso in questo personale trapasso.
https://youtu.be/uyoDVn2hcog