Sono trascorsi tre anni dalla morte di Dolores O’Riordan, la straordinaria vocalist dei The Cranberries. Nessuna maledizione per lo straordinario talento. Aveva compiuto 46 anni il giorno in cui il suo cadavere venne ritrovato nella vasca da bagno di una stanza dell’Hyatt Park Hilton di Londra. Si trovava nel capoluogo britannico per registrare una cover di “Zombie” con la metal-band Bad Wolves. Intossicazione da alcol, avrebbe detto il coroner una volta seguita l’autopsia. Ma morire a 27 anni è una condizione senza la quale sarebbe impossibile entrare definitivamente nel panteon degli artisti? Dolores O’Riordan è la prova che non è affatto necessario.
Gli ingredienti che sembrano insostituibili nella formazione di un artista, oltre al talento e alla possibilità di farlo maturare, sono le pulsioni indistinte con cui innervano ogni evento e ricordo della loro vita. Per questo le frequenze di “Zombie”, come anche quelle di “Just My Imagination” e di “Linger” entrano nel cervello dell’ascoltatore per deformarlo in tutta la loro potenza. Tuttavia, è “Zombie” ad aver consacrato i The Cranberries nell’Olimpo del rock. Negli MV Awards del 1994, la band superò “You Are Not Alone” di Michael Jackson e “Waterfalls” delle TLC.
Dolores O’Riordan è la prova che non serve far parte del Club27 per diventare immortali
Con “Zombie” un capitolo della Grande Storia si infiltra sotto pelle come l’inchiostro di un tatuaggio. Il conflitto tra la Repubblica d’Irlanda e l’Irlanda del Nord diventa una cicatrice che è pronta a sanguinare ogni volta che quei cinque accordi risuonano nell’aria. La traccia riporta alla memoria quel 20 marzo del 1993, quando l’IRA piazzò due bombe nel centro di Warrington. L’attentato si portò via due vite, un ragazzo di 12 anni e un bambino di 3. I The Cranberries erano in tour per il loro primo album, “Everybody Else Is Doing It, So Why Can’t We?”.
Ecco come Dolore O’Riordan narra la genesi di “Zombie”:
«Ricordo che all’epoca esplodevano molte bombe a Londra e i conflitti erano piuttosto aspri. Ricordo che ero in tour nel Regno Unito quando morì il bambino, fui davvero molto rattristata da tutto ciò. Quelle bombe esplodevano in posti casuali. Poteva accadere a chiunque. È una cosa difficile da cantare, ma quando sei giovane non ci pensi due volte alle cose, lo prendi e lo fai. Invecchiando, hai più paura e diventi più apprensivo, ma quando sei giovane non hai paura»
«Eravamo molto impegnati e lavoravamo tutto il giorno. Quella canzone mi venne in mente quando ero a Limerick, iniziai a scriverla con una chitarra acustica, a tarda notte. Ricordo che ero nel mio appartamento, quando uscì il ritornello, che era molto orecchiabile. Così lo portai alle prove e presi in mano la chitarra elettrica. Poi usai un distorsore per il ritornello e dissi a Ferg: “Forse potresti picchiare più forte sulla batteria”. Anche se venne scritta su un’acustica, diventò più rock. Era la canzone più aggressiva che avessimo mai scritto. “Zombie” era molto diversa da quello che avessimo mai fatto in precedenza»
Quando qualcuno ha provato ad accostare il rock dei The Cranberries al grunge, Dolores O’Riordan ha risposto così:
«Eravamo irlandesi di Limerick e avevamo le nostre idee. Molte band grunge erano molto simili tra loro»
“Zombie” è più di un’icona del rock degli anni ’90. Basti pensare che è stata eseguita alla consegna del premio nobel per la pace agli irlandesi John Hume e David Trimble.