Ciao Paolo! Benvenuto tra le pagine di Music.it! Cominciamo subito con la nostra domanda di rito: qual è l’aneddoto più assurdo che ti lega alla musica e che non hai mai avuto il coraggio di raccontare a nessuno?
Ciao e grazie a voi! In realtà non ci sono grandi aneddoti, ma forse uno c’è. Ovvero: durante un live ci domandarono di cantare una versione rock di “Tanti auguri a te”. Dopo la nostra risposta negativa le persone che avevano fatto la richiesta hanno cominciato a scrivermi insulti su Instagram in stile TripAdvisor “pessima musica, sfigato” e cose del genere. Purtroppo il giorno dopo hanno cancellato i commenti sul mio profilo. Però ecco, è stato un momento altissimo della mia carriera musicale!
Domanda odiosa, ma esiste una particolare ragione per hai deciso di chiamarti Lamaglietta?
In realtà il nome non ha una particolare ragione. Sai, anni fa quando mi sono iscritto ad Instagram per caricare le mie foto non sapevo che nickname utilizzare, indossavo una maglietta e mi sono chiamato così. Volevo utilizzare Instagram anche per il mio progetto musicale, quindi mi sono detto: ok, visto che le persone che mi seguono e mi conoscono come Lamaglietta sfrutto questo canale per non ricominciare da zero.
Lamaglietta è un progetto nato letteralmente “dal vivo”, suonando con Peppe Levanto sui palchi del Monk e Largo Venue. Mi raccontati come vi siete riconosciuti?
In realtà più che dal vivo, il tutto è nato in studio. Peppe, grazie ad una amica in comune, mi ha permesso di registrare delle pre-produzioni che poi abbiamo inviato a varie etichette. Il progetto e la musica poi ci piaceva un sacco e casualmente il “non-disco” ha cominciato a girare e siamo stati chiamati per vari concerti in ambienti importanti per chi fa musica a Roma. Ora Lamaglietta è una band formata da 5 persone, Paolo Donato, Davide Fabrizio e Raffaele Lombardo.
Quali sono le principali influenze che vi accomunano e quali invece quelle che vi distinguono?
Allora, diciamo che tutti abbiamo ascolti molto simili. Poi il disco è nato nella mia camera, in quel periodo ascoltavo molto Elliott Smith, magari non si sente nelle canzoni, ma per me c’è tantissimo. Gli altri invece hanno costruito tutto il contorno creando atmosfere più “dream”. Mi piace il termine “dream”, calza a pennello. Le influenze che ci distinguono? Non saprei. Ti direi che molti componenti studiano o hanno studiato musica nelle accademie, quindi magari c’è il jazz, la musica pop, classica o altro. Ma se per distinguere intendi ciò che siamo come band in confronto a quello che gira oggi in Italia direi che siamo qualcosa di diverso, qualcosa che vuole piacere alla gente per sincerità. La nostra musica vuole toccare emozioni forti e non solo far dire “carina quella canzone”.
Parliamo di “Violette”, il vostro primo singolo uscito nei digital store e Spotify lo scorso 23 Aprile: come sta andando la ricezione di questa vostra prima creatura?
Allora: paradossalmente sta andando bene. È un progetto neonato, non ci aspettavamo grandi numeri. Però la canzone è piaciuta molto, ho ricevuto messaggi bellissimi. La canzone sembra avanzare piano e non si ferma.
Mi incuriosisce la malinconia della canzone se penso alla freschezza del vostro progetto. Mi viene da chiedere quando sia nata “Violette” e quanto sia rappresentativa de Lamaglietta. Me lo dite?
Sì, la canzone è molto malinconica, diciamo che sono malinconico per natura anche io. Sai, ho vissuto praticamente un anno e mezzo in Francia. Tra Parigi, Bordeaux e Lille (Erasmus) e sono sempre stato affascinato dalla Francia. Finito questo periodo, tornando a casa, ho sentito una spinta, dovevo cantare in francese. “Violette” è nata in cameretta e poi evoluta in studio. Come singolo mi rappresenta molto. Parlo del cielo viola francese, dei treni, del vino, di amori in chiave molto metaforica. Diciamo che tutte le canzoni che scrivo le vedo come fotografie. Sono veramente degli attimi e delle immagini di vita vissuta altrove. Essendo anche un fotografo mi piace dare questa spiegazione delle mie canzoni.
Domanda di rito: qual è il concerto che Paolo Pitorri e il resto della band non possono assolutamente perdere?
Non saprei, c’è tanta bella musica! Sicuramente il nostro!
“Violette” è diventata un videoclip, su YouTube dal 29 Aprile. Ora che anche questa è fatta, quali sono i progetti futuri?
Sì, infatti colgo l’occasione per ringraziare anche Astrid Ardenti che ha lavorato al video in maniera molto francese! Progetti futuri, allora… a metà giugno uscirà il singolo “l’océan” scritto con Oribu, un bellissimo featuring. Poi ci piacerebbe molto suonare questa estate e riproporre un nuovo singolo a Settembre e girare un po’ l’Italia e perché no, anche territori d’oltralpe!
Abbiamo concluso. Mentre ti ringrazio, ti lascio le ultime battute: stupiscici!
Che dire, se avete vissuto in Francia sicuramente vi assalirà la malinconia, se non avete vissuto in Francia, ma la desiderate questa musica vi piacerà. Se non vi piace la Francia e la musica francese, pensate che la trap e la musica techno sono molto francesi. E se tutto questo non vi convince, ascoltatemi e in caso insultatemi come hanno già fatto! (Rido)