L'esordio dei MIELE con HAVEN, un rifugio che suona la nostalgia
I Miele in una foto promozionale.
I Miele in una foto promozionale.

L’esordio dei MIELE con HAVEN, un rifugio che suona la nostalgia

«Per tutto l’anno Marcovaldo aveva sognato di poter usare le strade come strade, cioè camminandoci nel mezzo: ora poteva farlo, e poteva anche passare i semafori col rosso, e attraversare in diagonale, e fermarsi nel centro delle piazze. Ma capì che il piacere non era tanto il fare queste cose insolite, quanto il vedere tutto in un altro modo: le vie come fondovalli, o letti di fiumi in secca, le case come blocchi di montagne scoscese, o pareti di scogliera».

L’antagonismo tra città e campagna divide in due gli animi di chi le attraversa. A partire dal protagonista del racconto di Italo Calvino arriviamo anche a “Haven”, lavoro d’esordio della band cremonese Miele. “Haven” ovvero rifugio, luogo reale o immaginario, è racchiuso nella mente di chi cerca una fortezza in cui scappare. La vita bucolica, anche vita dei campi, è immensa e sconfinata per chi la sceglie, ma lenta e claustrofobica per chi vi è immerso. “Haven” diventa la via di fuga alla noia e prende la forma e il suono di una sala prove.

Come antidoto alla depressione, questo spazio senza tempo produce atmosfere dream pop, a tratti nostalgiche, che si fondono con un alternative rock d’oltreoceano. Miele è un progetto composto da Simone Rosani alla chitarra e alla voce, Angelo Anselmi alla batteria, Giulio Cipelletti al basso. Una formazione nata nel 2017 e riunita in occasione di una performance solista di Simone con il progetto smnspz. Infine, nel 2019 con l’arrivo di Alice Russo ai cori, synth e percussioni, Miele fa un respiro più profondo.

Il disegno è una frustrazione che tesserà le fil rouge di “Haven”. È aprile, cuore centrico della quarantena, Miele decide di raccontare le sei tracce

“Everyone but me” è il singolo che anticipa il disco e affonda le liriche dentro un tempo che scorre, cambia tutto mentre l’io rimane lo stesso. Il disegno è una frustrazione che tesserà le fil rouge di “Haven”. È aprile, cuore centrico della quarantena, Miele decide di raccontare le sei tracce attraverso una mailing list. Per ogni brano c’è un testo composto ad hoc, un modo per sviscerare i significati e soprattutto farsi compagnia in tempi difficili.

Sei racconti che cercano di rompere la routine quotidiana e collegano ascoltatori, diventati lettori, per una manciata di minuti. La lentezza che, a volte condanniamo e a volte desideriamo, ci ha connessi a un tempo che passa ma sembra fermo. Dopo averla interiorizzata, come superstiti di un periodo storico assurdo, possiamo trovare nel suo fondo gli strumenti per comprendere il senso viscerale di “Haven”.