LINGUE: "Facciamo tutto per una esigenza interiore e non per piacere a qualcuno"
I Lingue in uno scatto promozionale.
I Lingue in uno scatto promozionale.

LINGUE: “Facciamo tutto per una esigenza interiore e non per piacere a qualcuno”

Lingue, benvenuti su Music.it! Iniziamo subito questa intervista con un vostro ricordo: raccontate ai lettori il più imbarazzante aneddoto successo durante il vostro percorso musicale!

Marco: Salve a tutti voi di Music.it, grazie per lo spazio. Di aneddoti imbarazzanti potremmo raccontarne tanti, forse alcuni troppo da fuorilegge (scherzo). Spesso però capita – no, non dovrebbe capitare spesso – che devi essere sul palco per suonare in un importante festival, ti annuncia addirittura un presentatore… Tu sei in un bar a bere vino, piena estate, sudore, vestiti tenuti per tutto il viaggio, il cambio in macchina e il tuo amico, dimenticato sotto al palco, che ti chiama per dieci minuti aspettando la tua risposta; una corsa a piedi dal bar al palco con luci spente e silenzio imbarazzante, tu che accordi strumenti, attacchi jack, fai scaldare ampli mentre, fondamentalmente, te la fai sotto. Quella sera abbiamo stretto amicizia con Rachid Taha.

La domanda nasce spontanea: quale storia si nasconde dietro la scelta del vostro nome?

Valerio: Prima ancora di essere Lingue in realtà siamo stati Lingue Sciolte, nome che fin dai tempi delle superiori è stato affibbiato a Federico ed è diventato il nome poi della band. Aveva questo sapore di chi non ha freni nel parlare e dice le cose come stanno. Siamo poi diventati Lingue per essere più diretti e incisivi, ma anche per suggerire alla mente di chi si imbatte in noi più interpretazioni e significati in una parola sola.

Chi erano i Lingue al loro primo incontro e chi sono oggi? Cosa vi ha sempre tenuti uniti?

Andrea: Qui potrei parlare per ore ma mi darò una regolata. Agli inizi le Lingue erano 2/5 di adesso, io e Federico con altre persone. Le Lingue erano un gruppetto di amici conosciuti per amicizie in comune, per caso, che suonavano insieme perché innamorati di tutta la musica, perché grandi sognatori. Devo dire che agli inizi lo facevamo molto per gioco, per passare delle giornate o delle serate in compagnia di musica e vino (tanto); ma non ci è mai mancata l’ambizione, forte fin da subito. Ci separammo per circa un anno per poi riunirci con l’attuale formazione e ripartire con ancora più voglia di portare la nostra musica ovunque; portarla in ogni luogo e in ogni cuore, che è ciò che ci ha sempre legati, oltre ad una grandissima amicizia e stima reciproca.

Ed oggi cosa siete diventati?

A: Ad oggi siamo un gruppo che ricerca continuamente un’identità propria, forse senza dimenticare mai la base cantautorale di partenza, ma che non si pone e non si porrà mai dei limiti nella scrittura, poiché facciamo tutto principalmente per una esigenza interiore e non per piacere a qualcuno.

Quali sono le band che più hanno ispirato la vostra musica?

V: Non sappiamo indicare delle band in particolare, ma di sicuro nei nostri ascolti ci sono le influenze più disparate: una base di cantautorato italiano che poi ognuno di noi ha riempito con rock, elettronica e pop contemporaneo. Un sound che nasce spontaneo in sala prove, qualcosa che sentiamo nostro in tutto e per tutto.

«Fare le scale mi distrugge» è il leitmotiv che ritorna nel singolo “Scale”, il terzo estratto dal vostro secondo disco “Umani”, atteso per il prossimo 8 maggio. Quale è il messaggio celato dietro questo brano?

Federico: “Scale” è una canzone vestita per sembrare leggera; in realtà nasconde e porta con se un’immensa quantità di noia verso il quotidiano e di sensi di colpa riguardo uno stile di vita che spesso ti porta a vivere male, a farti pesare anche una rampa di scale. È anche una critica verso una società sempre più distratta e superficiale, che si riempie la testa di problemi futili e scappa davanti agli ostacoli più difficili. D’altro canto “Scale” è però la voglia di primavera che risiede in ognuno di noi, degli odori che risvegliano l’essere umano dopo l’inverno, dopo il freddo, delle gambe nude e delle gonne che se ne vanno via insieme al vento.

Per quanto riguarda l’album, invece, cosa potete anticiparci? Sarà sempre presente il concetto di pesantezza mentale e fisica che si ascolta in “Scale”?

F: Sì, nell’album è presente il tema madre di “Scale”, accompagnato da un senso di forte nostalgia misto ad un romanticismo puro. Insieme a questi temi troveremo anche la voglia di sudare la vita ed ogni suo momento; troveremo tantissimo mare e la giusta dose di eccessi.
Il disco che uscirà sarà la parte più sincera di noi fino ad oggi, e speriamo sia così per sempre, fin quando faremo musica per lo meno.

Come nascono le vostre canzoni? C’è un iter che seguite nella stesura di un brano?

M: Principalmente Federico ha i testi accompagnati da accordi pensati sulla chitarra, dopodiché ci immergiamo in sala o in camera e ci confrontiamo tutti insieme. Pensiamo al mood, ai cambi di accordi, bpm e così via; altre volte lavoriamo su un testo privo di accordi e cerchiamo un giro tutti insieme, o chi ha un giro lo propone al gruppo e si va avanti. Nel momento in cui iniziamo a lavorare su un testo è perché tutti ci rispecchiamo in quelle parole e ci sentiamo di mandare un messaggio unico al termine dell’arrangiamento.

Cosa ne pensate e come vi appare l’attuale panorama musicale italiano?

A: Direi che l’attuale panorama italiano appare piuttosto saturo. Non mi fa impazzire poiché la maggior parte degli artisti si cataloga in un movimento e riproduce esattamente ciò che richiede il filone che sta seguendo; fanno questo anziché lasciarsi andare e scrivere per il puro piacere di farlo, dato che questi filoni nuovi probabilmente passeranno tra qualche anno. Ma è un semplicissimo parere personale. Unica nota positiva in questi ultimi anni è che ho visto l’aumento delle band rispetto ai solisti; questa è una cosa che personalmente mi piace molto dato che possono dare un forte contributo all’evoluzione musicale e dato che in Italia, rispetto ad altri paesi europei ed extra europei, ne abbiamo avuti sempre pochi.

Lingue, siamo giunti al momento dei saluti. Vi ringraziamo per il tempo passato insieme; ora il finale spetta a voi: salutate i lettori con una citazione o una frase tratta dalle vostre canzoni! Ciao e a presto!

Ciao ragazzi e grazie mille. Speriamo di incontrarci nei festival e nei club il prima possibile, perché è lì e soltanto lì che ci sentiamo davvero vivi.«Ti consumi gli occhi a seguire le mode, non ti stanchi mai di seguire le mode, ti spegni col tempo sei una sigaretta, ti riempi le tasche, ti vesti di fretta».