Ciao Lodovica Lazzerini! Benvenuta su Music.it. Raccontaci un aneddoto particolare, meglio se imbarazzante, su di te e sulla tua musica.
Ciao! Ce ne sarebbero veramente tantissimi da raccontare, è talmente abituale il fatto che io mi trovi in situazioni imbarazzanti che vi giuro che in questo momento non mi viene in mente nulla. Tutto ciò che si può fare di tale, io potrei averlo fatto come: scordarsi le parole di una canzone durante un concerto e sostituirle con un “nanana, cantare da brilla…che ha portato a discorsi senza senso prima e durante le canzoni, le facce che faccio mentre canto… insomma, sono costituita da un buon 60% di episodi così.
Sei giovanissima. Quando è nata la passione per la musica e soprattutto quando hai capito di voler vivere di essa?
La passione per la musica è nata quando ero molto piccola, all’età di circa sei o sette anni in cui ho iniziato a strimpellare la chitarra… Ho ufficialmente capito che questa sarebbe stata indispensabile per me all’età di 14/15 anni in cui mi ha letteralmente salvata, fatta aprire e esternare emozioni e lati che non sapevo di avere; è una grande alleata su cui posso sempre contare.
Raccontaci da quali generi musicali e artisti ti lasci influenzare per scrivere i tuoi testi?
Sicuramente della cosiddetta “vecchia scuola” di cantautori italiani ci sono il grande Faber, Lucio Dalla, Lucio Battisti mentre nel panorama odierno ci sono artisti che ammiro molto come Gazzelle, Calcutta o Caparezza perchè hanno tutti delle particolarità che cerco di captare e rielaborare per utilizzare a mia volta.
Hai avuto la fortuna di trascorrere del tempo con Mogol. Il consiglio più importante che ti ha dato?
Il grande Mogol mi ha dato delle vere e proprie “pillole di vita” tra cui ovviamente quelle cercare di essere me stessa e non la copia di nessun altro, di continuare a seguire questa passione perché bene o male arricchisce e provoca emozioni che sono piccoli atti di sincerità e quella di non mollare mai; la musica la facciamo per noi e per gli altri indipendentemente dal successo.
Il tuo nuovo brano si intitola “La Fine di Guernica”. Spiegaci come nasce e perchè ti sei ispirata a Picasso?
“La fine di Guernica” è un brano a cui tengo molto, nato da un sogno, nel quale ho cercato di trattare di una situazione di violenza domestica in maniera originale, sensibile, delicata ma allo stesso tempo forte e d’impatto, utilizzando molte immagini come fossero fotogrammi dell’evento e riferimenti letterari per dare ancora più intensità al tutto, e nessun evento più di quello accaduto a Guernica ha incarnato meglio la situazione. Dolore, grigio, sofferenza, lacrime, violazione. Il tutto apparentemente senza lieto fine ma dal quale però forse compare uno spiraglio di luce, esattamente come la candela nel quadro.
L’uscita del brano preannuncia la realizzazione di un EP e degli eventi live?
Io e il mio produttore stiamo lavorando per portare cose nuove, non posso spoilerare troppo ma annuncio che il 31 di gennaio succederà qualcosa. Per quanto riguarda i live, sicuramente suonerò a Milano in primavera.
Hai mai preso in considerazione la partecipazione ad un talent oppure preferisci la gavetta alla vecchia maniera?
Devo ammettere che a me piace guardare i talent ma non so se proverei mai l’esperienza sulla mia pelle. Ho paura che si perda il bisogno intrinseco, la chiave e quella forza che spinge a fare musica per necessità che diventi solo e unicamente un prodotto sterile e privo di emozione. Quindi no, faccio parte di coloro che procedono a piccoli passi.
Lodovica Lazzarini, purtroppo dobbiamo salutarci. Le ultime righe sono per te. Saluta i lettor come preferiscii!
Grazie per l’intervista e grazie a coloro che in questo momento si ritrovano a leggere le mie parole combinate alle 2:13 del mattino… dormite la notte, non fate come me. Alla prossima!