LUVESPONE: "La Reggae Connection è la mia famiglia e io sono un figlio fuori sede"
Il cantante reggae LUVESPONE in uno scatto promozionale.
Il cantante reggae LUVESPONE in uno scatto promozionale.

LUVESPONE: “La Reggae Connection è la mia famiglia e io sono un figlio fuori sede”

LUVESPONE benvenuto su Music.it! Iniziamo questa intervista con un aneddoto: racconta ai lettori il più imbarazzante ricordo legato alla tua carriera musicale!

Ciao a tutti, carissime e carissimi lettori di Music.it. Mi piacerebbe ricordare due momenti che considero imbarazzanti ed epici allo stesso momento. Il primo. Quando ho iniziato a fare musica, alcuni amici dicevano: «Ma che devi fare, Guido? Tanto non arriverai mai a suonare nei festival più importanti». Cinque anni dopo, mi sono ritrovato davanti a 20.000 persone ad aprire il concerto di Alborosie, una star mondiale del reggae. Il secondo. Tramite “l’amico di un amico di un amico di mio cugino”, siamo andati a suonare in un festival “leggermente” disorganizzato. Dopo l’esibizione e dopo aver percorso km di spiaggia, non siamo riusciti a capire chi fosse il promoter che doveva pagarci. Abbiamo riso ma abbiamo capito anche che se si vuole fare questo mestiere, bisogna lavorare seriamente e con una buona struttura al proprio fianco. Altrimenti si corre il rischio di trovare gente pronta ad approfittarsi della tua arte.

Chi è LUVESPONE e quale storia si nasconde dietro la scelta di questo nome d’arte?

LUVESPONE è Guido Savatteri, quasi 29 primavere, laureato in Filologia Moderna, appassionato di comunicazione e social media, con il sogno di diventare docente di letteratura italiana dal lunedì al venerdì e di fare il cantante nel weekend. Riguardo al nome d’arte, nel mio paese c’è una forte attitudine ad attribuire delle “ingiurie” a nomi e cognomi. Ho un trauma che mi accompagna dall’infanzia: quando, da piccolo, dicevo il mio nome, Guido, la gente rispondeva: “La Vespa?”.
Non appena ho potuto scegliere un nickname, ho pensato subito a “LUVESPONE”. Immaginate ora la scena:
“Come ti chiami?”
“Guido”
“La Vespa?”
“No, LUVESPONE”.

Meraviglioso.

Parliamo della tua formazione musicale: come nasce la tua passione per il reggae e quali sono gli artisti o i gruppi musicali da cui hai preso e continui a prendere ispirazione?

Ricordo quando, a 13 anni, il mio amico Ludovico mi fece ascoltare i primi dischi reggae: fu subito amore. Sicuramente Bob Marley mi ha cambiato la vita, ma giorno dopo giorno ho cercato di studiare in modo più approfondito questo genere musicale che, senza dubbio, è tra i più influenti del mondo. Passo dopo passo, mi sono fatto strada, arrivando ad aprire molti concerti di artisti che tutt’ora continuano ad ispirarmi, come i Mellow Mood, Shakalab, Sud Sound System, Boomdabash, Brusco, Mama Marjas, Raphael, etc.
Ammetto anche che sono una “spugna” e che seguo scrupolosamente tanti altri artisti e amici come Mikilootzu, Attila, Tupie, Plata, Chisco, Ramajca Boyz, Mistilla, Piero Dread.
Non solo reggae comunque: anche Ghemon, Frah Quintale, Willie Pejote e parte della scena indie mi affascina parecchio e talvolta influenza la mia attività creativa.

Con il nuovo singolo “Time Taking Over” dai inizio alla tua carriera cantautorale da solista dopo l’esperienza con il progetto musicale Reggae Connection. Cosa ti ha spinto a fare questo importante passo?

Faccio una precisazione: Reggae Connection è un progetto musicale a tutto tondo, con cui si organizzano eventi, incontri, mixtapes, djset e anche produzioni musicali dalle sonorità reggae. Quest’ultima attività (quella relativa alle produzioni musicali) è sempre stata condivisa con un altro “fratello”, MobyRick, che però ha deciso di percorrere un’altra strada artistica. Dunque, abbiamo scelto di pubblicare la musica futura con i nostri nomi d’arte ed ecco qui LUVESPONE. Per farvi un esempio: la Reggae Connection è la mia famiglia e io sono semplicemente un figlio fuori sede.

In “Time Taking Over” alterni parti scritte in inglese ad altre in italiano. Come mai questa scelta?

Sapete che conosco meglio il dialetto giamaicano che l’inglese? Scherzi a parte, ho voluto seguire l’istinto e incidere la canzone così come è stata partorita. Avevo paura che la gente non avrebbe compreso il significato del brano ma, a quanto pare, il messaggio è arrivato forte e chiaro. Anzi: è piaciuto parecchio.

Parliamo del video ufficiale di “Time Taking Over” che uscirà martedì 12 maggio: quando è stato girato, di chi è stata l’idea e cosa vuole raccontare?

Il video di “Time Taking Over” è nato durante il periodo di distanziamento sociale ed è a tutti gli effetti un progetto sperimentale. Quando ho ultimato i lavori del brano, ho iniziato a pensare a un video adatto a veicolare il messaggio della canzone. Fortunatamente ho un team di videomaker/amici meraviglioso e sempre pronto a capire le mie intenzioni.
Dato che la canzone invita gli ascoltatori a impiegare il tempo nel miglior modo possibile, quale migliore occasione della quarantena per mettere in pratica il messaggio del brano?

Progetti per il futuro? Stai già lavorando a nuovi brani?

Scrivere, comunicare con i fans e fare tanta musica. Ho già tante nuove idee per il futuro e non vedo l’ora di farle ascoltare!!!

LUVESPONE, la nostra intervista è giunta al termine ed io ti ringrazio per il tempo che ci hai dedicato. Ora il finale spetta a te, puoi salutare i lettori come meglio credi, magari con una frase tratta dalle tue canzoni. Ciao e a presto!

Vi lascio con una frase tratta dall’intro di “Time Taking Over”:

“Oh this Yah Time is a monster
It can create disaster
So strike the hammer
Iron is hot”.

[Questo tempo è un mostro
Può creare un disastro
Dunque batti il martello
(mentre) il ferro è caldo].

Grazie a voi e complimenti per la scelta delle domande.
Grazie, Music.it ♥️