Era il 31 maggio quando iniziava a girare sulle piattaforme digitali “Buona (cattiva) sorte”. Un singolo molto estivo. E poi il 20 settembre “Accetto miracoli” ha invaso tutte le radio, facendo risuonare quel pianoforte che accompagna l’inconfondibile timbro di Tiziano Ferro fin dal debutto. Sillaba le parole chiave della canzone tra accordi energici, con quel tono di voce caldo. Imprescindibile questa contraddizione prima di passare all’analisi, traccia per traccia, del settimo album in studio del cantautore di Latina, a tre anni di distanza da “Il mestiere della vita”.
Ambient costruito elettronicamente quello di vai “Vai ad amarti”, che grazie a beat sensuali sfocia nel fusion. L’autore canta-rappando una vera e propria lettera di congedo. Ci sono i migliori auguri, senza aggressività né rancore. Non è un manifesto artistico, piuttosto un pezzo di coscienza dell’autore. Non è l’artista che si rattrista, bensì l’uomo, che ha imparato ad allontanare le indecisioni di presenze che orbitano attorno alla sua. Si traduce con ‘demiurgo’, che nella coppia crea il mondo di emozioni, alchimia e feticismi. La competizione per detenere il controllo del gioco della seduzione sfuma in un ritorno nei propri confini monadici.
Con “Accetto Miracoli”, Tiziano Ferro esplora i limiti della sua espressione artistica
Migliore la seconda versione di “Accetto miracoli” disponibile sulle piattaforme digitali. Tiziano Ferro ha fatto la stessa scelta per “In mezzo a questo inverno”. La Reyes Cut della titletrack costituisce un raccordo tra “Vai ad amarti” e la versione di “Accetto Miracoli” andata in rotazione nei mesi passati, decisamente meno elettronica della prima. Forse l’incisione della Reyes Cut risulta più comunicativa: una produzione che restituisce più feel essendo più essenziale nell’accompagnamento delle strofe. Insomma, i ‘violini’ sanremesi possiamo abolirli definitivamente.
Finalmente arriva una riflessione sulla persona che c’è dietro l’artista. Con “Un uomo pop” sembra che Tiziano Ferro voglia lanciare un messaggio di preoccupazione sull’odio riversato su chi, nella sua discrezione, cerca di mettere in salvo qualcosa della propria intimità dall’invadenza delle telecamere.
«Solo bianco solo nero, io per te che cosa sono? / Ma per te io sono solo / Un uomo pop / che ti ha ingannato / che va ferito, seguito, risalvato / […] / che ti ha deluso / […] / ma un uomo e basta / con discrezione / contro la troppa altrui preoccupazione / e canto perché / il futuro fa paura pure a me».
Una risposta sottile quella di Tiziano Ferro, di un uomo maturo che si prende la responsabilità e il peso della popolarità, scaricando quello di ogni delusione per la persona che c’è dietro il riflesso dell’immagine dell’artista proiettata su ogni dispositivo elettronico.
Tiziano Ferro canta gli amanti senza connotazioni e stereotipi di genere
Intro costituito da schiocchi di dita, che creano insieme all’organo hammond un impasto decisamente oscuro. Vagamente soul il piglio con cui Tiziano Ferro si sbottona e racconta la sua storia d’amore con il suo sposo. Questa la chiave di “Le 3 parole sono 2”: ‘I love you’ è identico a ‘ti amo’. Una ballata introspettiva ben riuscita. E poi c’è “In mezzo a questo inverno”, un pezzo che anche Tiziano Ferro l’ha considerato di difficile scrittura ed esecuzione. In particolare nella Reyes Cut, in cui la parte elettronica si fa ingombrante, gli spleen malinconici risuonano in un pezzo struggente, dedicato alla defunta nonna.
“Il Destino Di Chi Visse Per Amore” svela l’identità maschile dell’altro polo della relazione. Tiziano Ferro non lo fa sempre. Anzi, è solito spogliare di ogni connotazione di genere gli amanti. Come riesca ad erotizzare senza sessualizzare è una magia che solo Tiziano Ferro riesce a compiere. In “Seconda pelle” l’autore dialoga con qualcuno che sta lontano dagli occhi, non nel cuore, ma sulla pelle. Di quelle persone tossiche che non se ne andranno mai. “Casa a Natale” sa di Michael Bublé, per non smettere di far odiare il Natale a chi già soffre di nostalgia di ciò che non ha mai avuto.
“Accetto Miracoli” settimo album in studio per Tiziano Ferro, esce tre anni dopo “Il mestiere della vita”
Impossibile non chiedersi chi sia il soggetto scrivente di “Come farebbe un uomo”. In questo brano si richiede necessariamente elasticità nel perdonare le contraddizioni dell’ermafroditismo dell’essere umano, a livello biologico-ormonale, che si riflette nel carattere. In fondo, la personalità della nonna era stata definita al maschile nella traccia a lei dedicata.
«L’hai fatto anche tu / Come farebbe un uomo / Con purezza e candore / E due braccia forti / Per riparare le vele ed il cuore / […] Come farebbe solo un uomo io / io ti tratterò / Come farebbe un uomo / Con rispetto e pazienza / Dedicarti ogni cosa / Mentre sorridi nel tuo abito da Sposa».
“Amici per errore” è una delle poche tracce di Tiziano Ferro in cui a essere protagonista a livello sonoro è la chitarra, strano. Tuttavia, come impasto musicale non sembra reggere un granché. Anche il featuring con Jovanotti, “Balla per me” non ha la stessa potenza di altri brani di quest’album. Fa lo stesso effetto “Buona (cattiva) sorte”. È più una canzone di Jovanotti che di Tiziano Ferro. Probabile che al 7° album in cui il cantautore ha fatto scuola non siamo pronti a vederlo sperimentare sonorità diverse.
Non tutte le tracce di “Accetto Miracoli” convincono fino in fondo
C’è davvero un abisso a dividere la dance che tende all’hip hop di “Xdono” e la vena di disco che pervade “Buona (cattiva) sorte”. Tuttavia la mancanza di tradizionalismo non è l’unica pecca dell’album. Lungi dall’essere semplicemente intimista, quest’album è tanto autobiografico da tagliare fuori l’identità dell’ascoltatore. Tiziano Ferro si racconta senza veli, si confessa. Ma non sembra curarsi se le canzoni siano arrivate davvero dall’altra parte, al pubblico. Una fase artistica?
Forse perché per tanto tempo, forse troppo, non aveva rivelato niente di sé attraverso il suo strumento. “Vai Ad Amarti”, “Accetto Miracoli”, “Come Farebbe Un Uomo” e “Un Uomo Pop” riescono ancora a coinvolgere l’ascoltatore in una dialettica. L’album, rispetto ad altri, non riesce sempre a interpellare in prima persona il destinatario in quanto protagonista reale della lirica. Che si stia avviando una nuova fase per il cantautore di Latina? Che stia sperimentando quali sono i limiti espressivi della sua composizione?