Luca Romagnoli e Marco Di Nardo sono il Management
Luca Romagnoli e Marco Di Nardo sono il Management

MANAGEMENT: “Non volevamo restare legati all’immaginario che avevamo creato”

Oggi abbiamo il piacere di scambiare qualche parola con il Management. Bentrovati ragazzi. Iniziamo subito con il botto, e come da nostra tradizione vi chiedo di raccontarmi l’aneddoto più imbarazzante legato a un vostro concerto!

Grazie a te, è un piacere poter scambiare qualche parola. Riguardo all’aneddoto, sei sicuro di volere proprio il più imbarazzante?

Assolutamente sì! Meno persone lo hanno sentito e meglio è!

Beh, questa non l’abbiamo detta a nessuno perché non è solo imbarazzante, ma fa veramente schifo! Allora, siamo andati in Puglia da un nostro caro amico, e a cena ci ha fatto mangiare del pesce crudo buonissimo. Ora, era tutto squisito ma se non sei abituato a mangiare il pesce crudo, ti fa male sempre, è scontato. Qualcuno di noi si è un po’ salvaguardato, mentre altri, specialmente noi, abbiamo mangiato di tutto! Soprattutto perché veniamo dalla campagna, siamo cafoni e per dimostrare che qualcosa ci piace, mangiamo di tutto (ridono).

Promette davvero male questa storia.

E in realtà sembrava tutto ok, tutto mega buono. Arriva la sera e in hotel ci sentiamo tutti male, ma quale è la cosa miracolosa? Su otto persone dello staff, si sono sentite male quattro persone, che il fato ha voluto che fossero in 4 camere diverse. Quindi durante la notte è stato un enorme concerto (ndr. Risparmio ai lettori le scene più cruente di questa teatrino fuori dal normale) dove nessuno sapeva che anche gli altri stessero male. Poi quando ci siamo ritrovati tutti la mattina al furgone, per andare a fare un concerto, se non ricordiamo male in Campania, ci siamo guardati tutti in faccia e abbiamo deciso di andare in pronto soccorso. È stata l’unica data che abbiamo mai annullato!

Veniamo invece a qualche ricordo piacevole sempre riguardante i live. Ricordate la prima volta che dal palco avete visto qualche fan cantare le vostre canzoni? Magari qualcuno che non conoscevate.

Guarda, così no. Abbiamo fatto tantissimi live, specialmente nel periodo “post operatorio” che era molto alcolico, quindi saremo falsi se ti dicessimo di ricordare vividamente questa scena. Però possiamo dirti che ai primi concerti al circolo degli artisti ricordiamo un’atmosfera strana ma bellissima, che ci teneva incatenati al palco. Infatti lì abbiamo fatto il primo sold out, che non ci saremmo mai aspettati. È stata una vera figata!

E a proposito di pubblico, quale è il vostro rapporto coi i fan? Come vi rapportate sia dal palco sia magari sui social con loro? Insomma, quanto è importante per voi?

Guarda, noi siamo probabilmente il peggior gruppo della storia a livello social. Non c’è barriera tra noi e il pubblico. Insomma, siamo abruzzesi e da sempre dopo i concerti ci si ritrova tutti nei camerini a bere e fare casino. Insomma, gente che portava pezzi di gorgonzola, gente che faceva l’amore per terra, un vero casino (ridono). Poi ovviamente con il tempo anche in base al percorso artistico c’è chi ti continua a seguire, chi ti molla, chi ti dice “non siete più gli stessi”, ma menomale che non siamo più gli stessi.

Beh, anche il discorso di cambiare direzione è a procura dell’artista. È giusto che se voi avete voglia di cambiare, lo fate senza ascoltare altri.

Sacrosanto!

Veniamo all’ultimo album “Sumo”, registrato all’Auditorium 900 di Napoli. Ora avete parlato delle emozioni che avete provato stando lì e tutto il resto, ma quello che vi chiedo…

È se ci hanno rubato la macchina? (ridono)

Spero vivamente di no! Parlando di grandi artisti quindi, quali sono i vostri miti? Quelli che considerato delle colonne portanti della vostra musica?

Luca: Marco essendo un produttore e musicista ha sicuramente un ascolto più accurato ed internazionale. Nel gruppo è quello più aggiornato, che si ascolta tutte le ultime uscite, i nuovi generi et., mentre io sono molto sul classico. Se voglio stare bene una giornata ascolto quello che mi piace, il problema è che ascoltare nuova musica inizio a vederlo un po’ come uno studio. È sempre un piacere perché la musica è la cosa più bella del mondo ma devo essere concentrato. Non ci riesco ad esempio mentre mi sto facendo la doccia. Quando devo godere, si va sul solito: David Bowie e The Beatles, o nel mio background da cantautore e scrittore i grandi italiani che mi fanno impazzire.
Marco: Beh, dai classici The Beatles e The Rolling Stones fino a molta molta musica prog. I miei preferiti forse sono i Van der Graaf Generator, che poi anche loro hanno accorciato il nome come noi (ride).

Allora, parliamo proprio del taglio del nome. Non siete più “del dolore post operatorio”. Ora cosa siete?

Qui abbiamo fatto una dichiarazione molto forte, tutto qui. Non volevamo restare legati all’immaginario che avevamo creato. Tutti si aspettavano qualcosa da noi e questa cosa non ci piaceva. Cominciava ad essere fastidioso il fatto che se stavi suonando e non stavi “fatto come una pera marcia”, anche se suonavi perfettamente il pubblico magari reagiva dicendo: “Oggi non avete dato il massimo” solo perché non spaccavamo tutto! Quindi ci siamo sentiti in dovere di prendere una direzione artistica che ci rispecchiasse per la nostra musica e non per quello che facciamo sul palco. Vogliamo dimostrare che noi siamo altro oltre al casino sul palco. Il “dolore post operatorio” c’è sempre, nelle canzoni, nel nostro intimo, ma non è più nel nome, ecco.

D’altronde anche di Kurt Cobain oggi sono rimaste le canzoni e non solo i video di quando sfasciava tutto sul palco! Parlando di “Sumo”, a me personalmente sono piaciute 3 canzoni in particolar modo, ma voglio sapere da voi, a quale siete più legati.

Luca: Io non lo posso dire, perché tutte si legano ad alcune storie della mia vita. Tante si mischiano e quindi tutto il disco è come una lunga storia, tra dolore e felicità. Quindi non lo faccio perché farei del torto ad alcune canzoni, forse Marco invece musicalmente può scegliere.
Marco: sì, musicalmente ce ne sono alcune che mi rendono più fiero, magari fiero è un parolone, ma insomma che hanno più spessore delle altre. Canzoni come “Avorio” o “I tuoi occhi tristi”. Ci sono sonorità e arrangiamenti meno canonici, anche se in un primo ascolto potrebbero sembrare ammiccamenti un po’ pop o mainstream.

E mi dai un gancio per una domanda che vi hanno fatto spesso: l’Indie. Oggi L’indie è il mainstream. Etimologicamente indie non è mainstream. Oggi, a voi piace ancora definirvi indie oppure non volete più autodefinirvi?

In generale darsi delle etichette è un po’ stupido. Oggi come oggi è proprio il mondo di internet che ha bisogno della categoria, ma per un discorso di vendita che serve a tutti, da chi ascolta a chi vende. Chi ascolta specialmente ha bisogno che, mentre ascolta da The Giornalisti ai Pinguini Tattici Nucleari come magari anche Gazebo Penguins, arrivi a noi o viceversa. Quindi anche se non è bello categorizzare ad un certo punto è importante e necessario.

Tra l’altro oggi dire a un artista di essere Indie o Pop sembra quasi un insulto, quando non lo è affatto.

Noi diciamo sempre che non vogliamo essere definiti, ma magari “pop” non sarebbe male. Semplicemente perché per noi il pop sono David Bowie e i The Beatles, quindi magari essere pop come loro. Per trovare poi gruppi come noi necessariamente vai nelle classifiche indie. Altrimenti finiamo in classifiche che non ci riguardano.

Veniamo alle ultime due domande, quelle brutte e cattive che non vorreste sentire. Potete rispondermi di comune accordo o ognuno per sé. Inizio chiedendovi la canzone che avreste assolutamente voluto scrivere voi.

Marco: Io ne ho due! La prima è “The Rip” dei Portishead e la seconda “Where is my mind” dei Pixies.
Luca: Io parlo sempre di testi, così ci dividiamo testi e musica, quindi diciamo “Gli uccelli” di Franco Battiato.

Ora il contrario, cosa non avreste mai scritto?

Su questo siamo d’accordo sul non voler scrivere tutta la discografia degli Ac/Dc.

Perfetto, con le domande abbiamo finito, adesso siete liberi di dire qualunque cosa volete al di fuori delle domande.

Una cosa la vogliamo dire: che siamo contenti! Dopo tanti cambiamenti che ci hanno fatto impazzire, secondo noi abbiamo fatto davvero un bel disco, con i suoi difetti sicuramente, ma un disco del quale siamo totalmente soddisfatti!

Exit mobile version