In fondo, come è stato detto sui social, non solo ha vissuto da Mandrake, ma se ne è andato da Mandrake Gigi Proietti. 2-11-40/2-11-20, questo è il periodo che verrà ricordato come quello in cui ha vissuto quello che potremmo definire come uno dei moderni Re di Roma. Perché di questo si tratta. Attore, cantante, showman, artista, presentatore e intrattenitore, ma specialmente uno di noi, perché così ci faceva sentire Gigi Proietti.
Non era un attore di Holliwood, non un divo dai mille vizi, e neanche una rockstar squilibrata. Era uno di noi, uno de Roma. Forse l’ultimo grande vero attore della vecchia scuola, che ad oggi ha insegnato a tutti quelli che ora fanno parte del grande cinema italiano. Chi ha avuto il piacere di conoscerlo, di stare al suo fianco o solo di fare un pezzo di strada con lui, lo ricorderà così. Da Enrico Brignano a Renato Zero.
«Te pòssino Madrà, proprio oggi?»
Enrico Montesano
Aveva la capacità di entrare nel cuore di tutti, non solo dal palco, ma anche semplicemente scambiando qualche parola in strada con un fan che gli chiedeva una foto. Magari come dice proprio Brignano, esordendo con “Afaafoto?”. Lavoratore instancabile, in una delle sue ultime interviste aveva proprio detto di avere “troppe cose da fare” e che forse doveva iniziare a deciderne qualcuna perché erano ancora tanti i suoi desideri e tanta la sua voglia di fare spettacolo.
Ovviamente il mondo dello spettacolo e tutta Roma si sono riuniti per commemorarlo. Ieri infatti, alle 18.00 a Roma, fuori dai balconi è scrosciato un enorme applauso dedicato a Gigi Proietti, tra la commozione di tanti, mentre la sua immagine veniva proiettata sul Colosseo, come un novello Re di Roma, come il nostro moderno Rugantino. Tantissimi e commoventi sono stati i posta lasciati sui social da colleghi e amici, che forse potranno aiutarci a conoscere un po’ di più il grandissimo Gigi Proietti.
Sono commoventi le parole di Pierfrancesco Favino, che con questo sonetto ricorda a tutti chi è il vero e solo Cavaliere Nero. Così come il post di Enrico Montesano, che con 5 parole riesce a far scoppiare in lacrime. Immancabile il saluto di Carlo Verdone che con i suoi modi gentili ed eleganti lo ricorda e ce lo fa ricordare così, con termini che solo ad un Re possono abbinarsi.
Gigi Proietti non faceva spettacolo, lui ERA spettacolo
Vasco Rossi, Cesare Cremonini, Roby Facchinetti, Enrico Ruggeri e un’infinità di altri personaggi della musica hanno voluto salutare l’ultimo Re di Roma. Tra questi, Daniele Silvestri ha rivelato di aver scritto una «canzonettaccia romanesca» che avrebbe voluto far cantare proprio a Gigi Proietti.
«Mi limito a ricordare quando in una delle ultime occasioni in cui passai del tempo con lui gli ho finalmente confessato di avere scritto una canzonettaccia romanesca pensando proprio a lui, con la segreta idea di proporgliela, senza poi averne mai il coraggio, per sentirmi rispondere – forse anche per cortesia e educazione – che avevo fatto male e l’avrebbe cantata volentieri. La canzone si chiama ”Testardo” e io da sempre – quando la faccio sul palco – fingo un po’ di essere un suo allievo. Scarso magari. Ma nel suo solco»
Diciamocelo, definire Gigi Proietti attore e basta sarebbe ingiustamente riduttivo. Tutta la sua carriera, partita da musicista a suon di jazz e stornelli, è sempre stata votata all’arte. Un’arte popolare, che abbracciava chiunque. Per quanto aulico fosse la radice dell’argomento trattato, questo poteva venir inteso e capito da chiunque. E, soprattutto, te strappava ‘na risata. Attore, regista, musicista, poeta e sonettaro; e ancora pianista e fisarmonicista, ma anche cantastorie, cantante e doppiatore. Un Genio, che possedeva davvero illimitati poteri cosmici. Lui non faceva spettacolo, lui ERA spettacolo.
Sarebbero tantissimi altri i post da citare, come quello di Enrico Vanzina che dice: «Sullo schermo eri quello che perdeva ai cavalli. Oggi, però, a perderti e a perdere siamo tutti noi». Ma a questo punto, non c’è modo migliore per ricordarsi e rendere immortale l’ultimo Re di Roma, che non fasse du’ risate, perché alla fine a questo ha dedicato la vita Gigi Proietti. A facce fa du’ risate, a prende le cose brutte della vita e falla diventà leggere, senza stacce a pensà troppo, e specialmente a ricordasse che… ar cavajere nero nun je devi cacà er cazzo!