Massimo Zamboni presenza “La Macchia Mongolica”, il nuovo disco dell’ex musicista dei CCCP- fedeli alla linea e CSI. Tredici brani strumentali che tracciano un viaggio sonoro e spirituale nell’anima della Mongolia, un paese ricco di significati e atmosfere immortali. Tra mito e ricerca sonora si snoda questa “Macchia Mongolica”, attraversando universi lontani e mondi ultraterreni con solennità e austero rispetto.
Partendo dal fu “Tabula Rasa Elettrificata”, Massimo Zamboni racconta la sua Mongolia. Il suo viaggio metafisico tra mitologia e realtà, tra poesia sonora e esperienze di vita che, va a intrecciarsi a musica e ricordi. Questo disco è una sorta di diario di vita. Racconta ciò che un posto apparentemente lontano come la Mongolia può rappresentare per chi se ne innamora al punto da lasciarsi influenzare pienamente.
“La Macchia Mongolica” di Massimo Zamboni è un viaggio sonoro e spirituale
“La Macchia Mongolica” è un disco complesso. Un disco che miscela sfumature sonore e ricordi per dare vita a un viaggio, ora reale e ora metafisico, in questa terra meravigliosa. All’ascotatore che decide di perdersi tra i ricordi e le storie di Massimo Zamboni si apre un mondo sconfinato. Il tutto, costruito su sonorità eleganti e paesaggi sonori velati e intriganti.
In questi tredici brani viene mostrato un punto di vista intimo e privato. Una realtà ritagliata su misura sulle percezioni di Massimo Zamboni che trasporta l’ascoltatore in questo altrove così perfetto a livello sonoro da sembrare reale e tangibile. Massimo Zamboni riesce a dar vita ai suoi ricordi e alle sue percezioni con eleganza e rispetto, portandone alla luce una rappresentazione solenne e aggraziata.
“La Macchia Mongolica”, un universo di quiete e bellezza
“La Macchia Mongolica” è un disco di contemplazione. Un lavoro che calma gli animi e placa le menti. Un disco che regolarizza il respiro e trascina l’ascoltatore in un universo di quiete e bellezza. Uno dei punti più affascinanti de “La Macchia Mongolica” è il tentativo di riportare in notazione musicale tutte quelle suggestioni legate a un paese e alle sue tradizioni. Ogni singolo suono portato in scena da Massimo Zamboni riprende sfumature e suoni della Mongolia, plasmati in una chiave più “terrena” e più “tangibile”.
Questo non è solo un disco, è un viaggio spirituale in posti nuovi e vecchi ricordi, amalgamati in una forma raffinata e suggestiva. Massimo Zamboni ha dato nuova forma a ricordi e significati e li ha sapientemente ricostruiti per renderli fruibili a tutti, a chiunque voglia portarsi dentro un pezzo di Mongolia. Per chi è in cerca di un disco nel quale perdersi. Per chi vuole esplorare territori sonori incantevoli e sconfinati, allora “La Macchia Mongolica” è quello che fa per voi. L’ascolto è vivamente consigliato.