Diamo il benvenuto a MevsMyself, alias di Giorgio Pinardi, su Music.it. Direi di iniziare in maniera particolare! Racconta ai lettori l’aneddoto più imbarazzante in cui sei stato protagonista durante la tua carriera musicale!
Intanto un saluto ai lettori di Music.it e grazie dello spazio concesso. Potrei raccontarne diverse, sicuramente una che mi viene in mente di getto è relativa due vite fa quando (per un breve periodo) suonavo il basso in una band. Durante una serata in un locale un tizio mai visto prima, evidentemente ubriaco come pochi, saliva sul palco e interagiva con la band come fossimo tra amici, completamente incurante del contesto e di essere in mezzo ad un Live. La sua disinvoltura e inconsapevolezza mi imbarazzarono e divertirono allo stesso tempo, ammetto. Insistetti io dopo il concerto per fare una foto insieme, che ancora conservo.
MevsMyself è un nome che suggerisce battaglia interiore. Come mai questo nome? È più scontro o confronto?
La scelta coincide con l’idea di scontrarsi con i propri limiti senza competizione ma voglia di spingersi oltre, mettendosi in discussione profondamente. Il confronto non è tanto con altri ma proprio il quotidiano cercare di capirsi e relazionarsi al Suono, attraverso la comprensione di strumenti che ognuno di noi ha, ma sviluppati verso un fine espressivo che ci pone inevitabilmente in una costruttiva “lotta” interiore.
La tua sperimentazione è interessante e curiosa. Ti va di spiegare ai lettori cosa s’intende con “improvvisazione vocale”?
Parlare di improvvisazione vocale è impossibile in poche righe. Diciamo in sintesi estrema che improvvisare con la Voce, il primo Strumento di cui ognuno dispone, significa prima di tutto ascoltarsi profondamente e poi lavorare per sviluppare un potenziale che è in ognuno di noi. La Voce ha questa capacità straordinaria di poter diventare strumento duttile e fine allo stesso tempo, in grado di riprodurre sonorità varie e, con molto impegno, anche inedite. In definitiva improvvisare con la Voce è scavare dentro un magma emotivo-espressivo che ognuno di noi può dire di avere ma non tutti hanno i mezzi e la voglia di esplorare, cercando di tradurre in Suono emozioni, note, messaggi, musica.
“Mictlàn” è il nome della tua nuova opera. Cosa è cambiato dal 2015, quando usciva “Yggdrasil”, a oggi? Questi due lavori sono collegati tra loro?
Questi due lavori sono assolutamente collegati tra loro e, a mio modo di vedere, complementari. Il viaggio iniziato con “Yggdrasill” nel 2015 ha guadagnato negli anni (grazie a diverse esibizioni dal vivo all’interno di molti Festival importanti a livello nazionale) una personalità molto più definita e soggettiva, riuscendo a traghettarmi naturalmente verso una rielaborazione più consapevole di sonorità da tutto il Mondo, fuse con stili di musica anche occidentali. Un viaggio che si dipana nei due dischi, senza ripetersi ma al contrario arricchendosi.
Le tracce che formano “Mictlàn” sembrano voler prendere l’anima dell’ascoltatore per mano e trasportarla in un viaggio ai confini del mondo. Come nasce un tuo brano? Cosa non può mancare al suo interno?
Tutta la musica all’interno del progetto nasce da metodi di composizione istantanea tra i più vari. Il vincolo è quello di non scrivere musica ma di lasciarsi guidare da ispirazioni, urgenza espressiva, sperimentazione e linguaggi cercando di portare questo a creare una commistione di generi, stili e tecniche che portino al brano. In questo processo, creato traccia dopo traccia dal silenzio, è di fondamentale aiuto la presenza in studio come produttore di Paolo Novelli (Panidea Studios, Alessandria).
Ti ha aiutato molto?
Paolo, oltre a occuparsi di registrare il materiale, editarlo e mixarlo seguendomi fino al master del disco finito, mi stimola molto a mettere in discussione ogni suono, ogni fraseggio, ogni armonia creata, attingendo alla sua vasta cultura musicale e alle sue nozioni in campo strumentale, oltre che vocale. Posso dire in conclusione che il processo compositivo rappresenta una vera e propria fusione di istinto e raziocinio, cercando le soluzioni migliori senza snaturare l’anima improvvisativa del progetto.
Nella tua musica passi da un paese all’altro; dalla Mongolia fino in Bulgaria, Bulgaria, passando per l’India senza però trascurare i paesi medio-orientali. Hai visitato tutti questi luoghi o hai intenzione di farlo?
Non ho purtroppo visitato i luoghi che cito nella mia Musica, anche se ne ho studiato (e tuttora studio) le tradizioni. Sento la grande urgenza di compiere viaggi mirati a respirare l’atmosfera e interagire direttamente con l’ambiente e la cultura locali, per arricchire ulteriormente le suggestioni alla base del mio modo di concepire certe sonorità. Mi nutro profondamente di stereotipi provenienti da questi luoghi ma cercando anche di andare oltre per catturare un’essenza, indubbiamente filtrata dalla mia soggettiva visione musicale.
Dove vuole arrivare la tua sperimentazione unita alle diverse e varie culture che affronti? Quanto è importante salvaguardare queste storie?
Qui tocchi un punto per me molto sensibile e importante, ti ringrazio della domanda. In tempi sempre più estremi dove si parla di salvaguardia dell’ambiente e distruzione progressiva di risorse ed eco-sistemi, vedo medesimo pericolo e rischio per quanto riguarda culture preziose e tradizioni millenarie, sempre più in via di estinzione. La mia sperimentazione mira a citare e integrare determinate culture, linguaggi, suoni e stili proprio per non far dimenticare che esistono: la più grande soddisfazione che un qualsiasi curioso possa darmi, ascoltando la mia musica, è la voglia approfondire certe influenze, andandosi a cercare musica dei Paesi che cito.
Sei anche insegnante di canto, allora voglio chiedere una lezione gratis per tutti i lettor. Cosa consiglieresti a chi vuole conoscere e approfondire questo mondo e muovere i primi passi al suo interno?
Il più grande consiglio che posso dare su due piedi è quello di partire con la voglia di mettersi in gioco ma con il sorriso. Giocare sapendo che dal gioco si può iniziare un percorso anche serio e rigoroso, per nulla superficiale, senza mai dimenticare l’obiettivo primo, ovvero trovare in modo efficace una propria chiave espressiva. Forse la più grande difficoltà della didattica al momento è questa: creare un modo valido per trasmettere nozioni importanti, capendo come farle recepire dalla soggettività di ognuno, il più direttamente possibile.
Se smetti di giocare, e quindi di divertirti, diventa tutto più pesante.
In tal senso l’improvvisazione si rivela un preziosissimo alleato per l’insegnante di turno. Nei miei corsi cerco sempre di far capire quanto importante sia giocare con il Suono. Lasciarsi andare e (ri)scoprirsi attraverso la Voce e le sue potenzialità. Improvvisare non è mai copiare, al massimo citare, e si nota subito quando la musica è sterile ripetizione di schemi o frutto di una ricerca espressiva concreta, solitamente proprio per questo dotata di grande personalità.
Chi sono i pilastri musicali che ti hanno formato? Quali sono i tuoi idoli?
Parlare di idoli per me è difficile perché sono contro un modello di identificazione di “mostri sacri” inviolabili e intoccabili, quasi da venerare. Penso ci sia da imparare veramente da tutto e tutti, anche quando i modelli sono negativi (semplicemente per capire in che direzione non andare). Posso dire che nella mia formazione hanno avuto un ruolo decisivo artisti molto diversi tra loro quali Jimi Hendrix, Demetrio Stratos, Marco “Morgan” Castoldi. Tre nomi che tra loro in apparenza non c’entrano nulla ma che mi hanno dato moltissimo, in epoche e modalità diverse.
MevsMyself, siamo arrivati ai saluti. Ti ringrazio per avermi fatto esplorare dentro di te e alle tue opere. Ti lascio la chiusura dell’intervista, puoi dire e aggiungere ciò che vuoi! A presto!
Nel ringraziarti e ringraziarvi nuovamente per lo scambio piacevole, colgo l’occasione per ricordare al pubblico la possibilità di scoprire e ascoltare la mia musica su Spotify, iTunes, Deezer, Amazon, YouTube e altri 340 stores digitali online. Oppure di persona a qualche mio Live. Vi aspetto per conoscerci di persona e scambiare due chiacchiere musicali e non!