La cantautrice capitolina Minaper in uno scatto promozionale.
La cantautrice capitolina Minaper in uno scatto promozionale.

MINAPER: “Essere una cantautrice indipendente ed emergente significa quasi essere invisibile”

Diamo il benvenuto alla cantautrice Minaper su Music.it! Rompiamo subito il ghiaccio con un ricordo legato alla tua carriera musicale: racconta ai lettori un aneddoto imbarazzante che non dimenticherai mai!

Spesso mi sento in imbarazzo e forse questo mi fa sembrare strana da fuori ma per fortuna non ho ancora aneddoti imbarazzanti, almeno per quanto riguarda la carriera musicale! Forse uno dei primissimi open mic che ho fatto, mi è venuta un’ansia tremenda con conseguente disagio palese al pubblico e credo di aver dimenticato le parole di una canzone, però l’ho catalogato come evento di reazione umana e me lo sono perdonato!

Parlaci di te e delle tue prime influenze musicali. Ricordi la prima volta che ti sei avvicinata al mondo della musica?

Io non ricordo di essere stata mai senza, ma come tutti immagino. Però ricordo bene un grande classico: in macchina con i miei genitori, solite cassette di cantautori italiani, Lucio Battisti credo nello specifico, e io seduta dietro con la testa tra le casse che valutavo come catalogare la sensazione piacevole e di pelle d’oca che mi veniva quando ascoltavo la musica. Avrò avuto 4 o 5 anni. Poi ho sempre subito il fascino degli strumenti musicali, mi sembrano robe magiche, li osservavo, li odoravo, li toccavo piano piano… poi ho imparato a suonicchiare la chitarra ed eccoci qua!

Cosa vuol dire essere una cantautrice oggi in Italia?

Se parliamo di cantautorato più “classico”, ovvero la tipica ragazza con la chitarra, in ambito indipendente ed emergente significa quasi essere invisibile, mi sembra. Anche se ci sono diversi appassionati “del genere” se così si può dire. La “concorrenza” (anche se non la chiamerei così) è spietata! Ci sono davvero tante cantautrici con talento! In generale il panorama femminile è molto molto vivo e molto molto interessante!

C’è un’immagine di te, in particolare, che ti piace dare al pubblico?

Vorrei dare un’immagine fedele a come sono, durante i live quando riesco a vedere le facce delle persone mi piace parlare, prendermi in giro, fare ironia. È un modo per scaricare l’ansia e creare una connessione. Se la situazione non lo permette e mi ritrovo a suonare e basta probabilmente rischio di dare un’impressione sbagliata, o incompleta, non parlo e mi chiudo un po’. Penso che quando conosci la fonte, le canzoni le ascolti anche con un punto di vista più ampio.

Ora parlaci del tuo nuovo singolo “Agosto”, una canzone che parla di paura e resistenze interne, dalle sonorità leggere e significato intenso.

“Agosto” è l’anello di congiunzione tra il mio EP e quello che verrà dopo, o comunque un tassello in più. Il precedente lavoro l’ho fatto un po’ nell’inconsapevolezza, era davvero la prima volta che portavo le mie canzoni in studio e nell’entusiasmo ho perso un po’ di lucidità. Di questo pezzo posso dire che è stata una canzone scritta per necessità e non per diletto (cosa che non condanno assolutamente), di solito può succedere che sia un misto delle due cose.

A livello musicale, quanto è stato importante l’apporto del produttore Francesco Megha e il mastering di Vincenzo Maria Cristi? Che tipo di rapporto avete instaurato e sei soddisfatta del risultato?

Francesco Megha e Vincenzo Maria Cristi sono stati fondamentali! Francesco in particolare ha capito perfettamente dove portare il pezzo nonostante i miei suggerimenti forse frammentari, è stato bravo a leggermi e sono stata ancora una volta fortunata. In studio si impara moltissimo, si aprono prospettive a cui non avresti pensato mai e lui ha saputo mettermi completamente a mio agio, cosa non scontata in generale nella vita. Vincenzo con il mastering ha messo la ciliegina sulla torta. Sono molto soddisfatta di questo mini viaggio.

Dopo questo singolo, quali saranno i tuoi prossimi passi?

Nella mia testa c’è questa idea di fare un piccolo EP molto Lo-Fi, acustico, forse meno facilmente fruibile a meno che tu non sia un feticista delle versioni demo come me! E poi vorrei tornare a suonare!

Non appena sarà possibile, con chi ti piacerebbe condividere il palco, o meglio, con chi lo condividerai?

Quando suonavo le prime volte non conoscevo praticamente nessuno, col passare del tempo ho conosciuto diversi artisti emergenti con cui ho stretto un bel rapporto e devo dire che le serate condivise con loro sono quelle che ricordo con più piacere. Mi viene in mente per esempio Charlie Fuzz

Minaper, ti ringrazio per essere stata con noi. La nostra intervista è giunta al termine, ma l’ultima parola va a te per aggiungere ciò che vuoi: spazio alla fantasia! Ciao e a presto!

Grazie per lo spazio che mi avete dato! E spero che “Agosto” (detta anche “Ninetto Paura”) faccia buon viaggio! A presto!

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