Si è spenta a 85 anni Montserrat Caballé, nella sua amata Barcellona, nell’ospedale Sant Pau dove era ricoverata da metà settembre. Il soprano catalano è stata una delle voci più apprezzate del secolo. La sua tecnica impeccabile, il suo timbro cristallino e la sua precisione chirurgica le valsero l’affetto del mondo dell’opera, che pure ne criticava le doti drammatiche. È lunga la lista di ruoli interpretati nei maggiori teatri italiani e scritti dai più grandi compositori. Il suo repertorio spaziava da Verdi, Donizetti e Rossini a Wagner, Strauss e Puccini. Fra i suoi ruoli più celebri ricordiamo Cio Cio-San (“Madama Butterfly”), Turandot, Norma, Medea, Lucia di Lammermoor, Nedda (“Pagliacci”), Fiordiligi (“Così fan tutte”), Tosca.
Si è spenta a 85 anni Montserrat Caballé, nella sua amata Barcellona, nell’ospedale Sant Pau dove era ricoverata da metà settembre.
Montserrat Caballé aveva debuttato professionalmente nel 1957 come Mimì ne “La bohème” pucciniana all’Opera di Basilea. Ritiratasi dalle scene nel 2013, non ha disdegnato nella sua lunga carriera incursioni nel mondo del pop. La sua più celebre collaborazione rimane quella con Freddie Mercury, indimenticabile icona della musica. I due diedero vita all’opera rock “Barcelona”. L’album richiese un tempo di lavorazione piuttosto lungo: oltre un anno e mezzo. In quel periodo, infatti, il leader del Queen scoprì essere sieropositivo. Nel 1987 sapere di avere l’HIV significava vivere con una condanna a morte. Nonostante il duro colpo iniziale, il baffuto re del rock decise di buttarsi a capofitto nella musica.
Montserrat Caballé aveva debuttato professionalmente nel 1957 come Mimì ne “La bohème” pucciniana all’Opera di Basilea.
Il singolo “Barcelona” uscì nell’ottobre del 1987, e il suo immediato successo convinse i produttori a lasciare carta bianca all’insolito duo, che l’anno dopo pubblicò l’omonimo album. La canzone divenne anche l’inno ufficiale dei Giochi Olimpici di Barcellona del 1992. Per quell’occasione Montserrat Caballé duettò con i colleghi Plácido Domingo e José Carreras nel lavoro “Barcelona Games”. Considerata da molti l’erede di Maria Callas per la sua capacità di ammaliare il pubblico, in un’intervista del 2014 dichiarò: «Non mi considero una leggenda dell’opera, né l’ultima diva, come a volte i giornalisti scrivono. Ogni epoca ha le sue stelle, e nel mio caso l’unico merito è di aver fatto bene il mio lavoro, nel miglior modo possibile, al più alto livello».
(FONTE: ANSA / Il Corriere Della Sera).