NICO SAMBO: "Il filo conduttore è l’equivoco, l’incertezza di capire bene che cosa si vede"
Il cantautore Nico Sambo in uno scatto promozionale.
Il cantautore Nico Sambo in uno scatto promozionale.

NICO SAMBO: “Il filo conduttore è l’equivoco, l’incertezza di capire bene che cosa si vede”

Ciao Nico Sambo, benvenuto su Music.it! Iniziamo con la nostra domanda di rito: ricordi un aneddoto imbarazzante di cui sei stato protagonista, magari avvenuto durante un tuo live.

Imbarazzante non lo so, però una volta facemmo da cavallo di Troia a un tizio che riuscì a scroccare una cena dove suonavamo. Era un posto vicino a Ferrara, questo tizio stava sulla porta del locale, ci venne incontro e ci aiutò a scaricare gli strumenti, noi eravamo convinti che lavorasse lì. Stava dentro mentre facevamo i suoni e diceva anche la sua, poi si è messo a tavola con noi e con quelli che lavoravano lì e ha mangiato. Dopo l’amaro non c’era più e quelli del locale ci dissero: “Ma il tizio coi baffi era con voi?”, “no, non è del locale?”. Per dirla alla “Amici miei”, il tizio fece il “rigatino”.

Quando ti sei avvicinato alla musica e quali sono stati i tuoi gruppi o musicisti di riferimento?

Ho iniziato a suonare la chitarra alle elementari, ascoltavo Lucio Battisti, Lucio Dalla e The Beatles.

Hai un rito in particolare prima di salire sul palco?

No. Parlo molto poco prima di salire sul palco.

L’11 ottobre è uscito il tuo album “Cose lette e non lette”. Qual è il filo conduttore che lega i dieci brani e quale messaggio vuoi far arrivare a chi ascolta?

Il filo conduttore è l’equivoco, l’incertezza di capire bene che cosa si vede e come ci si rapporta con gli altri.

In “Cose lette e non lette” fondi l’elettronica alle chitarre acide e testi allucinati. Come nasce questa idea? A cosa ti sei ispirato?

La chitarra è il mio strumento e suoni acidi li ho sempre usati. Invece l’elettronica viene principalmente dal mio primo album “Sofà elettrico” che era un disco di elettronica strumentale. “Cose lette e non lette” è basato principalmente sulla chitarra ma ho ripreso l’uso dell’elettronica. I testi sono ispirati a fatti vissuti o che ho letto.

Dopo oltre due mesi dall’uscita dell’album, qual è stata la risposta del pubblico?

Io sono contento, le persone che lo ascoltano lo apprezzano, l’album sta vivendo ancora, diverse persone mi scrivono e anche le recensioni che sono uscite ne parlano bene.

Quali rituali di scrittura hai durante la stesura di un pezzo? Cosa ti fa capire che un pezzo è veramente maturo?

I pezzi sono nati tutti alla chitarra e poi sono cresciuti in studio in fase di pre-produzione registrando altre parti, sovra incidendo, aggiungendo l’elettronica. A volte mi chiedo: “Riascolterei questo pezzo se non fosse mio ma di qualcun altro?”. Se mi rispondo di sì, allora credo che si possa pubblicare.

A proposito di pubblico, nel breve termine hai in mente un tour, imminenti live dove possiamo venirti a sentire? Oppure ti metterai a lavorare a nuovi progetti?

Il prossimo live sarà a Roma, il primo febbraio, a Le Mura.

Nico Sambo, grazie per essere stato con noi. La nostra intervista è giunta al termine, ma le ultime righe sono per te: puoi salutare i lettori come meglio preferisci, magari con una citazione! Ciao e a presto!

Ciao Giulia, grazie mille per l’intervista. Ho appena guardato “Il deserto rosso” e a un certo punto Monica Vitti dice: “Io non riesco a guardare a lungo il mare, sennò tutto quello che succede a terra non mi interessa più”.