NONNON: " questo progetto è un sogno che viviamo da svegli"
I Nonnon in uno scatto promozionale.
I Nonnon in uno scatto promozionale.

NONNON: “Questo progetto è un sogno che viviamo da svegli”

Diamo il benvenuto su Music.it ai Nonnon. Rompiamo il ghiaccio: raccontateci qualcosa di imbarazzante o di divertente che vi è successa su un palco o in studio.

Ciao a tutti! Beh, propriamente imbarazzante no, però… però circa ad ogni live c’è l’apparizione – più o meno fugace – di questa figura mistica che è il GUBBIOPITTO (che altri non è che una fusione dei volti di Robi e Dario mediante una app). Ecco, questa fusion è la giusta commistione tra arroganza, molestia e sfacciataggine, condite magistralmente da una sofisticata ignoranza alcolica. in pochi minuti di apparizione pontifica su tutto e su tutti senza alcun ritegno facendoci sbellicare dalle risate. Sono momenti goliardici che ci accompagnano anche in sala prove.A volte registri un errore o un improvviso sproloquio è riascoltarlo è sempre esilarante. Uno dei momenti più divertenti in studio credo sia la registrazione a più voci della coda di “Coryphantha” in cui mandiamo “a cagare” qualcuno. Nel brano è abilmente nascosto, ma possiamo giurare che il video del coretto a cappella è uno dei più divertenti del dietro le quinte!

Come descrivereste il progetto Nonnon? Come si è evoluto nel tempo?

Lo descriverei come un sogno che viviamo da svegli. Perché non c’è mai stata alcuna pretesa a riguardo, e ci sono stati periodi che si fermava tutto. Ma poi bastava un momento, una scintilla e/o una possibilità, ed eravamo subito in sala, strumenti apparecchiati, con la stessa voglia. È cominciato tutto per scherzo, è continuato per passione e con la stessa passione (e forse con un po’ più di consapevolezza) siamo arrivati fino a dove siamo ora.

Parliamo de “L’inganno di un mondo ideale”, come nasce questo disco? Quali storie racconta?

L’inganno nasce da “5di4”, l’EP che lo precede. Quell’EP ci ha portato in studio per la prima volta, ci ha fatto conoscere persone fondamentali e ci ha fatto capire che fare questa parte di musica (da studio, da stanza per intenderci) ci piace da impazzire, e ci viene benissimo. Da li è cominciato tutto. Poi, storie da raccontare o pezzi da suonare ne abbiamo in abbondanza. Mettere assieme le tessere è stato abbastanza veloce.

Perché le storie contenute in “L’inganno di un mondo ideale” sono collegate tra loro? Quale è il filo conduttore di questo disco?

Non è nemmeno troppo complicato. Si correla tutto a questa visione malinconica della realtà, che ti strizza sempre l’occhio per poi beffarti appena ti spunta un sorriso. È una specie di processo al destino diviso in due parti; la prima dove, appunto, quasi ci si arrende alla sua beffa, la seconda dove ci si ribella con forza, schernendo, ribadendo con rabbia una continua ricerca di libertà e di giustizia.

La cover de “L’inganno di un mondo ideale” è molto particolare. Cosa rappresenta questa immagine per voi? Perché l’avete scelta?

È nato tutto un po’ per caso. Cercavamo una grafica adeguata a quella che secondo noi è un’ottima parte musicale e abbiamo cominciato a ragionare su “un brano-una illustrazione”. Da li è nato tutto il lavoro per booklet, label e copertina. Abbiamo pensato subito al regno animale e a contesti particolari che descrivessero un momento o una emozione di ogni singolo brano. Non volevamo essere didascalici, ma in ogni illustrazione dell’album ci sono elementi chiave  e diversi “easter egg” che non sveliamo! Per la copertina ci sono state una fusione di idee. Chi si ricorda la leggenda per cui il mondo è piatto e poggia sul guscio di una tartaruga? Noi riprendiamo quel tema, quasi a scherno, oggi il mondo è tondo o è piatto? Inganni, complotti… appunto. Noi la tartaruga la reinventiamo, enorme e pachidermica (un po’ come noi per i tempi di produzione di questo disco), camminiamo su un mondo che a volte ci sta stretto, con un occhio rivolto al cielo, al futuro e al cambiamento. Lasciateci ribadire che – secondo noi – è un CD fichissimo a gran merito anche della grafica che possiamo orgogliosamente definire “nostra” grazie a Luigi!

“L’inganno di un mondo ideale” è un disco autoprodotto. Cosa comporta la scelta di autoprodursi? Quale libertà artistica comporta questa decisione?

È una scelta quasi obbligata; non avendo un produttore ci siamo mossi per conto nostro, affidandoci ad amici del mestiere che credono in noi. La scelta in se non cambia di una virgola l’intenzione del disco. Forse, proprio perché non dettata da alcuno, è una scelta svincolata da ogni logica commerciale e – quindi – non ci obbliga a sottostare a nessun tipo di compromesso. Detto ciò, non penso proprio che saremmo scesi a patti snaturando il nostro progetto per qualche euro in più.

Quale è il vostro brano a cui siete più legati? E quello che vi piace di meno? Perché?

Non c’è un brano che ci piace meno… ci piacciono tutti. Forse, per il groove o la “faccia tosta” che hanno, siamo più legati a “Riflessi” e “Le Buone Maniere”. Ma sinceramente, dipende dall’umore e dal periodo. Riteniamo che tutti i pezzi di questo album possano, in un determinato momento/contesto, risultare “il pezzo appropriato”.

Avete scritto che “l’intento è di porsi come nemesi della gran parte della musica commerciale di oggi, che diventa sempre più sfacciata e senza valore”. A cosa credete sia dovuta questa perdita di valore nella musica? Quale potrebbe essere una soluzione?

Non pensiamo ad una vera e propria perdita di valore della musica, ma che la stessa venga sdoganata e drogata (o viceversa resa inerte) troppo semplicemente quello si. La realtà di adesso racconta chiaramente di filoni-fenomeno, piuttosto che di generi. di slogan, piuttosto che di pezzi. Di sentenze piuttosto che di ricerca. E chi è capace di cavalcare questi fenomeni è in grado di arrivare ad una quantità strabiliante di pubblico, il più delle volte dicendo niente, dicendolo senza cura e senza nemmeno troppo premurarsi che si noti questa mancanza di attenzione.

Ultima domanda. Fatevi una domanda e datevi una risposta. Che potete dirci?

Con “L’inganno di un mondo Ideale” avete vi siete finalmente fatti notare e avete prodotto un disco completo, che ha portato anche un buon riscontro di pubblico. Pensate di proseguire in questa direzione, magari affinando quanto ancora un po’ sommario? Assolutamente no! La comodità e la certezza non fanno per noi. Ci rituffiamo in studio, per un EP anziché per un disco, che conterrà 2 inediti, un brano di qualche anno fa e due brani dell’ultimo disco. Non andrà in stampa ma uscirà solo digitalmente, e il filo conduttore non sarà logico ma sonoro. Se devi stupire non puoi pianificare di farlo… lo devi fare, punto!