Oggi 80 anni di FABRIZIO DE ANDRÉ: perché vale ancora la pena ascoltarlo
Fabrizio De André, foto dal concerto registrato al Teatro Brancaccio di Roma il 13 e 14 febbraio 1998.
Fabrizio de André, foto dal concerto registrato al Teatro Brancaccio di Roma il 13 e 14 febbraio 1998.

Oggi 80 anni di FABRIZIO DE ANDRÉ: perché vale ancora la pena ascoltarlo

Nasceva 80 anni fa quello che oggi viene ancora annoverato tra i più grandi cantautori italiani, Fabrizio De André. Un’icona di stile, musica, genere, poesia e anche moda se vogliamo. Sì, perché Faber ha insegnato tanto. E ancora oggi continua a farlo.

Nonostante ci abbia lasciato prematuramente, all’età di 59 anni, è stato in grado di scrivere un irripetibile capitolo della storia musicale italiana. Basti pensare ai suoi brani più famosi, quali “Volta la carta”, “Il pescatore”, “Geordie” e “Bocca di Rosa”.

Un cantautore che va rispettato e sempre considerato da ogni artista ancora oggi, perché Fabrizio De André ha dato origine a una rivoluzione musicale. Una rivoluzione che ha permesso alle canzoni di smettere di essere legate agli stessi temi, all’amore, ai sentimenti.

L’inizio della rivincita degli ultimi e degli emarginati

Un cantautorato descrittivo, di denuncia, che aveva l’obbiettivo di raccontare delle storie, di raccontare un trascorso, di abbattere le barriere tra il cantante e l’ascoltatore, colpendolo come un pugno nello stomaco.

I temi trattati da Fabrizio De André sono ancora oggi attuali come non mai. Basti pensare a “La canzone di Marinella”. Il brano parla di una prostituta, una delle figure emarginate protagonista dei testi di Faber come tante altri, assassini, ladri, pescatori. La ragazza viene sedotta, uccisa e abbandonata lungo il corso del fiume.

Non è una storia che ancora oggi, nel 2020 è così lontana dalla realtà, o sbagliamo? Ma lui portava rispetto ad ogni figura. Ogni soggetto meritava di essere raccontato, perché ogni soggetto prova delle emozioni che a sua volta lo muovono. Proprio a proposito di “La Canzone di Marinella” disse:

«Questa canzone non è nata così, per caso, per il gusto di raccontare una storia d’amore. Tutto il contrario. Volevo raccontare la storia di una ragazza sfortunata. Non potendo restituirle la vita, ho voluto cambiarne la morte»

Chi sarebbero i nuovi protagonisti dei testi di Faber nel 2020?

Perché è proprio qui la forza del cantautorato che ha cambiato la storia della musica. La voglia di raccontare storie, per dare un senso a delle vite che altrimenti rimarrebbero sempre e costantemente. Ci verrebbe da dire che sicuramente oggi canterebbe dei migranti, delle guerre.

Oggi canterebbe di uomini ricchi che decidono il destino di uomini poveri, che muoiono in mare. Ma non è certo compito nostro mettere in bocca a Fabrizio De André parole non sue. Si potrebbe dire che oggi parlerebbe ancora di femminicidio, ma non ne abbiamo la certezza. Possiamo solo ipotizzare quello che la mente di questo grande artista avrebbe potuto immaginare se fosse ancora tra noi, di questi tempi.

Per concludere possiamo comunque citare due brani che seguono questa ipotesi e che, seppur non così famosi, fanno parte della storia di Faber. Parliamo di “Prinçesa” e di “Khorakhané”, una la storia di Fernandinho, transessuale brasiliana nata femmina in un corpo di maschio, l’altra ballata dedicata alla libertà del popolo Rom.