OPHELIA, la passione tempestosa della musicista salentina VALENTINA MARRA
La musicista Valentina Marra in uno scatto promozionale.
La musicista Valentina Marra in uno scatto promozionale.

OPHELIA, la passione tempestosa della musicista salentina VALENTINA MARRA

Smarrirsi nei meandri del dolore, cercarne una via d’uscita, sprofondare nell’oscurità. “Ophelia” è il titolo dell’ EP d’esordio della salentina Valentina Marra. Sette tracce strumentali, un viaggio sonoro immersivo e passionale: è la vita di una donna o meglio di tutte quelle donne mosse da forti e profonde passioni. Sette brani dedicati a chi si strugge per amore fino a morire. La musicista Valentina Marra, attenta nel curare ogni piccolo particolare, è riuscita a ricreare precise e nitide immagini e sensazioni all’orecchio di chi ascolta. Il fruscio delle foglie, l’acqua che scorre, il rumore delle onde e il soffiare del vento; musica ambient in grado di stimolare i sensi e far vibrare l’anima dalla commozione.

“Ophelia” si rivolge, dunque, a tutti coloro che del dolore se ne intendono, perché provato, sofferto e vinto. L’EP racchiude l’essenza ultima dell’umanità e ciò si avverte sin dalla prima traccia “Mankind”; è solo attraversando le tenebre, l’oscurità della propria interiorità che si potrà affrontare la tempesta. Gocce d’acqua che ristagnano nella palude delle nostre emozioni, in questo brano Valentina Marra in compagnia di Alessandro Quarta, sono riusciti a ricreare una situazione sonora introduttiva densa di pathos. Di fondamentale importanza è stato il servirsi del pianoforte per sottolinearne le sfumature. Nella seconda traccia “Oz” le emozioni incominciano a prendere forma, a muoversi e a ballare una danza selvaggia; un vertice di pioggia sembra avvolgere l’ascoltatore e lasciarlo andare alla volontà del vento.

Gocce d’acqua che ristagnano nella palude delle nostre emozioni creando un’atmosfera densa di pathos

Il movimento e il fermento si percepisce sin dalle prime battute di “Oz”, che dopo un’apertura apparentemente più pacata lascia spazio a dissonanze suggestive. Un turbine di emozioni contrastanti nate dall’incontro di un violino con l’elettronica. La calma dopo la tempesta arriva nella terza traccia “In a box”: piccoli e impercettibili sprazzi di luce si intravedono nel buio della notte. Un tempo che scorre lentamente e impercettibile se ne va. Un brano meditativo in cui l’atmosfera è affidata ai colori e alla leggerezza degli archi. Il breve momento di contemplazione viene rotto da un brano niente affatto tranquillo, dalle tonalità tenebrose e inquietanti intitolato “Dead calm”.

È proprio questo il momento in cui si percepisce il culmine del dolore, la profondità della ferita, l’abbandono. A “Dead calm” non poteva che fare seguito la title track “Ophelia”, il momento successivo al dolore, la sua contemplazione, il necessario rigenerarsi della ferita. Un brano breve e dolce che si apre e termina con l’immagine del’acqua che scorre. Questa traccia vede al fianco dei violini di Valentina Marra il pianoforte suonato da Luigi Botrugno e l’arpa celtica di Eleonora Carbone. L’attenzione alla natura e ai suoi effetti sull’animo umano, vengono resi ancora più noti in “Universe”. La disposizione e la delicatezza dei suoni che riecheggiano creano un paesaggio sonoro completo, luminoso e scintillante.

La title track “Ophelia” rappresenta il momento successivo al dolore, la sua contemplazione, il necessario rigenerarsi della ferita

È il momento della rinascita, una ferita che piano, piano non farà più dolore. Un finale melodico, un vento che si alza e il mare che ricomincia ad ondeggiare, è quello che si ascolta nell’ultima traccia “Nemo”: i suoni risvegliano l’anima, una nuova forza, una nuova vita. Il viaggio è compiuto. L’ultima traccia è dedicata infatti a Marielle Franco, l’attivista, consigliera comunale a Rio de Janeiro; l’atmosfera del brano vuole sottolineare la vitalità, il coraggio e la sete di giustizia concentrate in una donna, il cui sogno è celebrato con tutta la sua potenza liberatoria. In questo pezzo è di forte impatto emotivo la tromba di Alessandro Dell’Anna. E come un’onda che travolge tutto e porta via senza lasciare traccia, l’EP si chiude lasciando un profondo senso di riflessione.