OVERKHAOS: "La metafora è la nostra arma più potente" • MUSIC.IT
Gli Overkhaos in una foto promozionale.
Gli Overkhaos in una foto promozionale.

OVERKHAOS: “La metafora è la nostra arma più potente”

Diamo il benvenuto sulle nostre pagine agli Overkhaos. Voglio rispettare gli standard di galanteria e cominciare con una domanda rivolta alla vostra bassista, Anna. Raccontaci cosa vuol dire essere una ragazza in un gruppo di soli ragazzi. Sei tu che comandi vero?

Anna: Innanzitutto grazie a voi per l’intervista. Come sia essere una ragazza negli Overkhaos, un gruppo di soli ragazzi non lo so, dato che in una band solitamente sono i chitarristi le primedonne! In ogni caso, sono consapevole di quanto sia raro vedere una ragazza in un gruppo musicale, soprattutto nel metal, e ammetto che all’inizio l’essere sola mi intimoriva un po’. Ciononostante non mi sento diversa dagli altri: siamo amici e coltiviamo la stessa passione per la musica. Le decisioni importanti si discutono insieme, ognuno è libero di dire la propria e vengo sempre ascoltata. Con loro mi sento a mio agio, si scherza e ci si diverte un mondo. E poi si sa che sono le donne a comandare.

Avete cambiato diverse volte formazione prima di arrivare a quelli che sono gli attuali Overkhaos. Quando avete capito di essere pronti per il palco?

Andrea: Abbiamo avuto due cambi di line-up prima di arrivare alla attuale formazione. Giuliano, Davide e Anna sono i fondatori del gruppo. Io sono subentrato per primo alla batteria, dopo è subentrato Mimmo alla voce. Abbiamo capito che era il momento di uscire allo scoperto quando chi tra amici, musicisti e non, ci diceva che c’era del potenziale in quello che facevamo. In un certo senso abbiamo sondato gli umori di chi ci ascoltava, ed è stata un’ottima idea, ci ha permesso di credere in noi stessi. Ovviamente non c’era né un album, né una demo, solo qualche registrazione fai da te nella nostra sala prove, ovvero il mio garage, la bat-caverna. Dopo mesi di prove e riarrangiamenti vari, ci siamo sentiti pronti ad uscire allo scoperto. Avendo quasi zero contatti, abbiamo semplicemente cominciato ad inviare richieste di partecipazione a festival ed eventi, sperando di non essere penalizzati troppo dal genere. Che te lo dico a fare? Fummo penalizzati dal genere, eccome!

Un classico.

La scena musicale attuale è abbastanza complessa, ma di questo potremmo parlarne per ore. Fortunatamente dopo vari tentativi sfumati fummo chiamati per il nostro primo evento dal vivo, il Route 35 contest. Lì scoprimmo che tra i componenti dell’organizzazione dell’evento c’era un metallaro in incognito a cui, appena sentì la parola “metal” si illuminarono gli occhi. Ovviamente non bastò a farci vincere. Per farla breve, quello fu l’inizio di tutto. Fu quasi come sbloccarsi, perché da lì poi cominciammo a fare tantissime serate in festival e non, più o meno importanti, e la cosa di cui possiamo dire di andare fieri, è di aver fatto tutto senza spinte o raccomandazioni. Un’ultima cosa: a quel contest partecipammo col primo nome del gruppo che poi cambiammo in Overkhaos, noi ovviamente conserviamo ancora la locandina, voi potreste però cercare il nome sull’album, magari è scritto da qualche parte…

I vostri brani trattano per lo più argomenti di denuncia sociale. La società non vi piace,e ci raccontate dei suoi aspetti peggiori. Ma quale è il peggiore secondo voi? Cosa consigliereste per migliorare la situazione?

Mimmo: L’aspetto peggiore probabilmente è la staticità. Una società statica, che non si muove o si propone per il cambiamento, è una società destinata a non andare avanti. In “Beware of truth” abbiamo cercato, tra le altre cose, di rappresentare il vissuto di una società immaginaria dalla parte di chi desidera partecipare al suo cambiamento, nel bene o nel male. Proprio il cambiamento è qualcosa che si dovrebbe considerare quando, ad esempio, la salute delle persone passa in secondo piano rispetto a un qualsiasi interesse economico. Ci sarebbero tanti altri problemi che potrebbero essere risolti se si pensasse alle persone come a ciò che serve per costruire il futuro e non a numeri, ma in fondo noi facciamo musica e descriviamo una società di fantasia.

Parlateci del vostro ultimo lavoro “Beware of truth”. Qual è per voi, il brano più significativo dell’album?

Giuliano: “Beware of truth” è un concept album di denuncia della società odierna e dei suoi lati peggiori. Le tematiche trattate sono generalizzate poiché trovano riscontro in qualunque contesto si cerchi, anche se il motivo principale che ci ha spinto a scrivere un concept di questa natura è strettamente legato alla situazione ambientale/lavorativa della nostra città natale, Taranto. Ascoltando il disco, l’incipit della storia, ovvero “Silent death”, è un brano strettamente legato alla nostra terra, leggendo il testo si potrà capire meglio il perché. Abbiamo deciso di non utilizzare nomi o luoghi reali, proprio perché come detto le nostre problematiche si possono ritrovare ovunque e sopratutto in quasi ogni contesto. La metafora è la nostra arma più potente. Abbiamo poi arricchito e collegato le canzoni da una trama e da personaggi ben definiti e complessi, e il più era fatto. Brani significativi in assoluto rispetto ad altri, per quel che ci riguarda, non ce ne sono. Ognuno è tanto importante quanto gli altri poiché, oltre a formare una storia, ogni brano preso singolarmente porta in sé una morale o un concetto, per cui non ci sentiamo di indicarne uno in particolare. Sicuramente ognuno di noi ne ha uno preferito, questo sì.

Avete collaborato con con Derek Sherinian per la realizzazione di “Anna’s Song”. Raccontateci questa esperienza. Che segno ha lasciato negli Overkhaos un’icona del genere?

Andrea: La collaborazione è nata quasi per caso. Un bel giorno tra i tanti tweet dei musicisti famosi che seguiamo, ne spunta uno che dice pressapoco così: “sto cercando band da produrre”. Sai com’è, uno ci prova. Sapete già come va a finire, no? Abbiamo comunicato principalmente in forma epistolare. Una persona molto pratica, per quel poco che abbiamo potuto constatare. Dovendo lavorare a distanza (nessuno si aspettava il contrario ovviamente), non abbiamo però potuto apprezzare i momenti creativi, le improvvisazioni o le parti scartate cosi come il suo lato umano. Abbiamo solo potuto apprezzare le idee e la musica di un musicista con M maiuscola che si sposano perfettamente con un nostro brano, ma purtroppo solo come prodotto finito e confezionato. È mancata la componente emotiva dello scrivere un brano o un arrangiamento, quella che si crea in sala per intenderci. Lavorare a contatto diretto con un musicista di quel calibro sarebbe stato qualcosa di estremamente formante sotto tantissimi punti di vista. Non avendo avuto modo di conoscerlo, direi che il segno di cui parlavi è il poter dire di essere stati approvati da lui.

Una domanda tanto scontata quanto curiosa. “Anna’s Song” ha a che fare qualcosa con la vostra Anna?

Davide: La storia è simpatica. Quando il brano era ancora un semplice riff, Davide in sala lo suonava a ripetizione cercando di farsi venire in mente un modo per espanderlo. Questa cosa ad Anna dava estremamente fastidio, e credeteci era veramente insistente! Per spirito di gruppo, Davide insisteva ancora di più, giusto per far esaurire Anna. Come chicca finale, decidemmo che quella sarebbe stata la sua canzone perché “le piaceva da morire”. Quando poi arrivò il momento di scrivere il testo e tutto il resto, il personaggio sarebbe dovuto essere un uomo, ma la cosa non quadrava, per cui decidemmo di trasformarlo in una donna. Ora però ci mancava un nome, e siccome in questo tipo di cose siamo molto pigri, ecco “Anna’s Song”.

Ora vi state godendo il frutto del vostro ultimo lavoro, ma in futuro? Ci sono progetti o collaborazioni che già state preparando?

Andrea: Per ora collaborazioni grosse non ne prevediamo, valuteremo la cosa per il prossimo disco. Di sicuro c’è che per ora stiamo lavorando su materiale nuovo che speriamo di riuscire a farvi ascoltare quanto prima. Come anticipazione possiamo dire che i nuovi brani manterranno fortemente la concezione progressive, nuove sonorità e sperimentazione in generale, probabilmente anche più spinta di quanto abbiamo fatto finora. Un altra cosa certa è l’introduzione di nuove influenze nello stile compositivo. Nel corso degli anni abbiamo iniziato a seguire tantissimi generi e stili diversi, alcuni dei quali ci hanno interessato particolarmente, al punto che li abbiamo presi come punti di partenza. Il fine ultimo è sempre la novità e il diverso. Pertanto l’unico progetto a lungo termine per ora è quello di portare avanti la promozione del disco e di mettercela tutta per farvelo stampare bene in testa. Stiamo a tal proposito cercando di organizzare una piccola serie di date live in italia.

Overkhaos, vi ringraziamo per aver reso possibile questa intervista e vi lasciamo con qualche riga a disposizione per dire tutto ciò che volete.

Ribadiamo i nostri ringraziamenti per questa intervista davvero fuori dagli schemi! Ci ha fatto sorridere ed al tempo stesso ci ha dato modo di raccontarvi un po di noi. Approfittiamo del momento per ricordarvi ovviamente di dare un ascolto a quello che facciamo e se la cosa vi piace, cosa che ci auguriamo sinceramente, potete sostenerci come meglio credete. Se volete un assaggio, online è disponibile “Anna’s Song” pubblicata come singolo, potete partire da li. Restate poi sintonizzati sui nostri canali perché tra qualche giorno ci sarà qualche altra bella sorpresa! Infine ci raccomandiamo con tutti: andate ai concerti! Piccoli o grandi che siano. Se non conoscete chi suona, un motivo in più per andarci. Se li conoscete, due motivi in più per andarci! Il supporto per la musica underground non è mai abbastanza. Un saluto a tutti i lettori! Stay Overkhaos!