Diamo il benvenuto a Davide, il frontman della band genovese Safari. Sciogliamo il ghiaccio come solo noi di Music.it facciamo: raccontateci l’evento più imbarazzante della vostra carriera!
Ciao a tutti! L’evento più imbarazzante? Diciamo che le cose più imbarazzanti succedono giù dal palco, specialmente in sala prove… sul palco succede spesso che tiro giù l’asta del microfono o i piatti della batteria… ormai non sono eventi molto imbarazzanti, stanno diventando la routine.
Vi abbiamo conosciuti con il singolo “La gente non sta bene”, tratto dall’omonimo EP. Avete dipinto con ironia un quadro inquietante della nostra società. Siamo messi così male? Com’è nato il pezzo?
Siamo messi molto peggio! La gente non sta bene. Basta vedere la situazione politica italiana, siamo ancora in ostaggio di un vecchio di 80 anni, e ogni riferimento a Silvio è puramente casuale, e a personaggi del calibro di Matteo “Ruspini“. Sì, la gente non sta bene e non capisce un cazzo. La canzone è nata di getto. Come ogni idea poi è stata sviluppata in sala prove e affinata in studio di registrazione. Un grosso aiuto ci è stato dato da Manu Fusaroli che ha collaborato attivamente all’incisione del pezzo anche a livello artistico.
Le altre canzoni che compongono il vostro lavoro di debutto hanno sonorità e atmosfere decisamente meno scanzonate, ma la tematica ricorrente è l’insofferenza nei confronti di ciò che vi circonda. Parafrasando un vostro testo: “solo la musica ci salverà”?
Più che insofferenza ci piacerebbe cambiare alcuni aspetti della vita che ci circondano, dalla scomparsa delle chitarre nella musica main-stream o che ci propinano, al caporalato del lavoro chiamato stage formativo. In “Solo l’amore ci salverà” il lavoro è la tematica principale della canzone. Non so se ci salverà la musica, ma è il mezzo migliore che conosciamo per comunicare cosa abbiamo dentro. Suonare e fare casino è la nostra attitudine.
Come vedete il panorama indipendente italiano? Chi vale la pena seguire oggi? Chi sono i grandi che vi hanno ispirato a prendere gli strumenti in mano?
È un periodo ottimo per la musica rock italiana. Ci sono un sacco di ottimi gruppi: Fast Animals and Slow Kids, Voina, Management del Dolore Post-Operatorio, Il Teatro degli Orrori, La Notte, Ministri. La lista è lunga, questi sono i primi nomi che mi vengono in mente. Anche la nostra città Genova ha gruppi degni di nota. Il tempo dirà se si affermeranno o spariranno. Per quanto riguarda le mie influenze direi Rino Gaetano e il cantautorato italiano ormai sparito. Credo che i testi siano un buon 70% della canzone.
State affrontando un fortunato tour per la promozione di “La gente non sta bene”. Quali ricordi vi rimarranno di questa – immagino bella – esperienza? C’è una buona risposta da parte del pubblico?
Anzitutto dobbiamo ringraziare il nostro promoter, tour manager, organizzatore, e chi più ne ha più ne metta Sergio, il nostro bassista. Il riscontro del pubblico finora è stato ottimo: notiamo che alcuni pezzi hanno molta presa su chi ci ascolta. Dovremmo bere un po’ meno in modo da non offuscare i ricordi…
Dopo tutti questi live cosa succederà? Cosa bolle in pentola?
Dopo tutti questi live verranno altri live. In pentola e negli amplificatori bollono diversi pezzi nuovi. Al momento abbiamo una scaletta per i live collaudata e non stiamo forzando troppo il processo creativo. Vogliamo che i pezzi vengano fuori in maniera naturale.
Come saranno i Safari fra dieci anni, oltre a portare i segni delle botte che gli han dato i sentimenti? Qual è il grande sogno nel cassetto da coronare?
Far parte di un gruppo è una cosa bellissima e difficilissima allo stesso tempo, ci vuole equilibrio, non buttarsi giù nei periodi no e neanche esaltarsi troppo. Più che sogno parlerei di obiettivo. Mi piacerebbe che i Safari trovassero il loro spazio in questa giungla musicale.
Vi saluto e vi ringrazio per essere stati con noi oggi. Volete aggiungere qualcosa?
Grazie a voi. Ascoltatevi il disco: è in streaming su Spotify, se proprio proprio non riuscite a comprarlo ai nostri live.