Benvenuti ai Save Walter White. Apriamo sempre le interviste con un ricordo particolare, e, dato il vostro nome, raccontateci un vostro ricordo legato ad uno stato alterato di coscienza.
M: Mah, ricordi particolari legati ad una sbronza non ne ho molti. Difficilmente mi sbronzo, ed in caso sia successo, non ne ho ricordi. L’unico che mi viene in mente, dove lo sbronzo non ero io, è di un amico che dopo aver alzato troppo il gomito – entrambi i gomiti a dire il vero – correva per strada imitando un qualche personaggio di Jackass. È finito per saltare più e più volte, volontariamente, addosso a diversi cartelloni pubblicitari, finché l’ultimo non l’ha messo k.o. per qualche minuto.
Avete deciso in corso d’opera di cambiare il vostro nome da Lost N Found, a quello attuale. C’è un motivo specifico per il quale lo avete fatto, o è stata solo una scelta stilistica?
Abbiamo iniziato come Lost N Found suonando cover dei Green Day e di lì a poco abbiamo iniziato con qualche inedito. Diciamo che dopo aver preso la decisione di smettere con le cover, ed insieme al nostro produttore aver trovato un’identità più nostra nel sound e nel comporre, e aver cambiato in corso diversi membri del gruppo, abbiamo deciso di dare una svolta. Così abbiamo cambiato nome, ispirandoci a qualcosa che ci accomunava.
Il vostro nome fa riferimento a una serie celeberrima, “Breaking Bad”. Quali sono i motivi che vi hanno spinto a sceglierlo?
Save Walter White rappresenta semplicemente quello che ci piace. Potremmo analizzare un qualche personaggio della serie, cercare un significato particolare e trovare una cosa cool da associare. Molte band cercano per giorni e giorni di trovare un nome che abbia un significato o che racchiuda un’idea. Per noi è diverso. Mettiamo nei brani le nostre idee e i nostri modi di vedere le cose. Alla fine dei conti ci piaceva la serie e ci siamo chiamati così.
Ascoltando i vostri brani non ho fatto a meno di notare le similitudini, specialmente nelle sonorità, con gruppi come i Green Day, sbaglio? Quali altri gruppi vi hanno influenzato maggiormente, e perché?
Sì, sicuramente il nostro modo di suonare e comporre deriva principalmente da loro, ma abbiamo influenze di diverso tipo. Ognuno di noi è cresciuto iniziando a suonare cover, ma racchiudere le influenze di tutti in qualche nome di band, sarebbe un po’ riduttivo. Lo sarebbe persino racchiuderle in un solo genere. Si passa dai Green Day ai Pink Floyd, dagli Alkaline Trio a sonorità pop. Siamo passati tutti nella nostra giovinezza – sì, siamo vecchietti! – in mezzo al britpop degli Oasis, così come prendendo in mano la chitarra per le prime volte si suonava il rock dei Deep Purple passando per gli Iron Maiden e Metallica, avvicinandosi poi al punk dei Sum 41 e affini. Ma come già detto, è difficile racchiudere tutto. Suoniamo questo genere perché ci diverte e fa divertire. Ci piace e piace a chi ci ascolta. Ma se domani dovesse uscire un nostro singolo metal, non sarebbe così strano per noi.
Parliamo del vostro singolo, “Welcome to my generation”. Possiamo considerarlo come un tributo ai The Who? Volete trasmettere un idea di cambiamento tra quella che era la loro generazione, e quella che è la nostra?
Non lo definirei un tributo ai The Who. Diciamo che è un tributo ai nostri tempi. Abbiamo parlato di tutto quello che è vivere nella nostra generazione – che di cose che non vanno ne ha da raccontare – e lo abbiamo fatto con un piccolo tono di sarcasmo. Noi siamo quelli del walkman, con la bic a riavvolgere la cassetta. Quelli del lettore CD che ti spaccava le tasche di dietro dei jeans. Ma ci piace pensare che “Welcome to my generation” non sia solo il nostro modo di vedere le cose. Ci piace pensare che sia un brano che possa essere di tutti. Alla fine, e purtroppo, le generazioni passano, ma i problemi sembrano essere sempre gli stessi. Cambiano faccia a volte, ma sono sempre lì.
A breve, uscirà il vostro primo EP. Possiamo già ascoltare tre pezzi online, cosa altro possiamo e dobbiamo aspettarci?
Il nostro EP intitolato appunto “Welcome to my Generation,” conterrà sei brani. I temi trattati, a parte il singolo che abbiamo già analizzato, racconteranno un po’ di noi ed un po’ di quello che vediamo intorno a noi. Si parlerà di quello che noi chiamiamo l’eroe moderno, “Modern Hero”, un po’ un leone da tastiera per intenderci; un brano racconterà di solitudine e di come sia difficile crescere e trovare il proprio io e la propria strada ed altro ancora. Non ti diciamo di più o lo spoiler diventa enorme.
Quale è il vostro rapporto con la musica? In che percentuale fa parte della vostra vita quotidiana?
Credo di poter dire che la musica accompagna la nostra vita ogni giorno. A lavoro, in auto, al centro commerciale. Che sia in cuffie per scelta o in giro per caso. Ti circonda sempre anche quando non ci fai caso. È lì di sfondo, e poi quando hai un pensiero in mente o un mood particolare, ecco che la noti ed è tutto diverso. Siamo fortunati ad averla intorno, e ancora più fortunati a poterla suonare ed interpretare nel nostro modo.
Ora proviamo a fare un gioco. Siete stati scelti per partecipare ad un talent, come reagite?
Talent? Beh dipende dal tipo. Italian beer talent, oppure Italian beef talent si può fare! Scherzi a parte, non fanno per noi. Diciamo che non rispecchiano proprio la nostra idea di come fare musica. Dicendo questo non voglio sminuire assolutamente i tanti talenti ed i bravissimi artisti o promesse che partecipano e che hanno la possibilità di uscire dal coro. Il mercato discografico italiano è difficile, e sta stretto a tanti artisti. Emergere non è facile, e tenere botta lo è ancor meno. Qualcuno ci è riuscito e sono talenti ai quali non ci accostiamo nemmeno con il nostro livello. Ma alla fine, come si dice a Roma: “lassa perde, c’avemo pure ‘na certa età!”.
Pensieri liberi per voi, stupiteci.
“Con i 5 cereali di Kinder colazione più! Con quel gusto di cacao, che ti tira un po’ su! Puoi partire alla grande anche tuuuuuuuu!”.