Ciao ragazzi! Benvenuti sulle pagine di Music.it! Cominciamo come di consueto su questo portale: raccontateci l’aneddoto che vi lega alla musica e che raccontereste ai nipotini, o a una conquista per farla innamorare!
Sicuramente i nostri esordi da musicisti. Quando le sale prove erano composte da cartone per le uova, sughero e tende pesanti. E quando per suonare scavalcavamo nelle proprietà private che, per una sera, diventavano i nostri studi di registrazione privati!
Che meraviglia! Toglietemi una curiosità: la scelta del nome della band, Stato di calma apparente, è un omaggio/richiamo a Paola Turci? Oppure cos’è, per voi, lo stato di calma apparente?
Il nome della band non ha alcun riferimento a Paola Turci pur sapendo, quando scegliemmo il nome, che avrebbe potuto richiamare il suo famoso pezzo degli anni ’90. In verità, per noi lo Stato di Calma Apparente è nello stesso tempo un modo di essere e uno stile musicale.
Ciò che si trova in uno Stato di Calma Apparente è tendenzialmente qualcosa che si presenta come tranquillo e inoffensivo ma che, quando meno te lo aspetti, può rivelarsi esplosivo. Qualcosa che è stato dormiente solo per rivelarti, a sorpresa, il suo vero potenziale.
Questi aspetti si rispecchiano nel modo in cui componiamo la nostra musica. Da una formazione acustica composta da due chitarre e una voce ci si aspettano melodie delicate, tranquille, quasi inoffensive. Poi l’acqua cheta si fa maremoto, e si scopre quanto il peso delle parole accompagnate alle corde di un’acustica graffiante possano stordire più di mille distorsioni.
Siete nati il 25 Giugno del 2008, una data precisa. Raccontateci la gestazione ed il travaglio che vi ha dati alla luce.
L’idea nasce dalla voglia di Jonathan e Davide di provare ad imbastire un progetto acustico, dopo anni di militanza nella musica metal e punk in elettrico.
I primi approcci erano caserecci. Ci trovavamo a suonare nei parchi pubblici, sulle panchine o in situazioni che definiremmo di dubbia legalità. A noi non interessava. L’importante era scrivere e suonare. Poi finalmente costruimmo una sala prove tutta nostra. Dopo qualche anno arrivò Andrea. Trovammo subito la sintonia giusta, sia nella musica che negli ideali. Da qui il progetto ha preso la forma che oggi conoscete.
La vostra è una formazione che fa cantautorato italiano in chiave acustica. Quali sono le vostre principali influenze musicali?
Sicuramente i grandi cantautori italiani come Fabrizio De André, Francesco Guccini e Francesco De Gregori. Oltre a questi, la corrente rap italiana della Golden Age anni ’90 e artisti della nuova era come Caparezza, Il Teatro degli Orrori e Le luci della centrale elettrica. Inoltre ci ispiriamo anche a molti artisti stranieri come Damien Rice, City and Colour, John Mayer e Chuck Ragan.
Molto hanno fatto le nostre esperienze pregresse. Abbiamo un passato tutt’ora presente nelle nostre vite di metal, punk, e rock che non ci ha mai abbandonato. Quando nasci a suon di Metallica, Rage Against the Machine, Cream, Dire Straits, KoRn e Ramones non puoi pensare che questi e altri mostri sacri non influiscano in modo decisivo sulla tua produzione artistica.
Passiamo a “Ciak”, il singolo che anticipa l’album “Gente perbene”. Dal testo ed il video che lo accompagna emerge l’ambiente in cui vi siete formati, ossia la provincia. Quanto conta, per voi e la vostra musica, essere nati e cresciuti nel bergamasco?
È fondamentale. Siamo cresciuti in un’epoca in cui sembrava essere più importante apparire delle rockstar americane piuttosto che essere se stessi e scrivere canzoni con dei contenuti in cui riconoscersi. Per noi la provincia è ciò che siamo. Un motivo d’orgoglio. Qualcosa che traspare nei nostri pezzi ed in special modo in un singolo come “Ciak”, dove la nostra riflessione parte proprio dall’ambiente in cui siamo nati e cresciuti.
«La loro verità funziona meglio di un bavaglio, la si prende come vera senza il dubbio dello sbaglio».
Questo verso mi fa chiedere: chi è la gente perbene ne “La gente perbene”?
Con questa domanda hai centrato il bersaglio. Il titolo del disco si basa proprio sull’ambivalenza di questa definizione.
La gente perbene siamo tutti noi.
C’è chi lo è perché aiuta il prossimo e cerca nel proprio piccolo di ridare umanità a un mondo che la sta perdendo. Poi c’è chi lo è perché è pervasa da questo bisogno di essere perbene. Di essere incasellata e classificata dalla società come una brava persona che frequenta le compagnie giuste, che si veste nel modo giusto e che dice e pensa le cose giuste. Nelle nostre canzoni spesso parliamo degli ultimi, degli emarginati e dell’intima umanità della loro condizione. Ebbene, anche in loro ravvisiamo lo status di gente perbene.
All’ascoltatore resta l’arduo compito di capire i diversi tipi di “La gente perbene” presenti nei protagonisti delle storie che raccontiamo nelle nostre canzoni.
Qual è il nutrimento del vostro fare cantautorato? Quali le influenze esterne alla musica?
Di sicuro l’attualità. Diciamo spesso che per avere ispirazione basta accendere il televisore o parlare con il proprio vicino di casa. Possibilmente con una penna in mano e il cervello acceso. Poi ovviamente c’è la voglia di mettersi in gioco, esplorare nuove sonorità, ampliare i propri orizzonti grazie alla collaborazione reciproca fino a che le idee non si fondono. Un approccio che cerchiamo di seguire non solo nella musica.
Il concerto che lo Stato di Calma Apparente non può perdere assolutamente?
Domanda difficilissima! Per ora Jonathan deve andare a vedere The Smashing Pumpkins e i Tool, Davide i Metallica e Andrea i Muse, Dave Matthews e il mitico Mark Knopfler. Ma dovessimo sceglierne uno… Forse Damien Rice! Poi ti elencheremo gli altri mille!
Tempo di saluti. Lascio a voi le ultime battute. Fate con calma, anche apparente, ma che sia la vostra.
Vi lasciamo con le nostre più intime speranze. Speriamo infatti che il pubblico carpisca l’impegno, la dedizione e la fatica che sono stati il collante di questo album e speriamo che i messaggi che abbiamo voluto comunicare con la nostra musica passino e vengano recepiti dal pubblico. Crediamo anacronisticamente che un altro mondo sia possibile. E che la musica sia una delle chiavi per attivare questo meccanismo di cambiamento! Buon ascolto a tutti!
